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Per chi non crede in Dio

Ultimo Aggiornamento: 10/07/2011 11:01
04/02/2007 00:43
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La favola della transizione dall'acqua alla terra
Gli evoluzionisti presumono che gli invertebrati marini apparsi nello strato Cambriano si siano in qualche modo evoluti in pesci nel corso di dieci milioni di anni. Tuttavia, così come gli invertebrati cambriani non hanno antenati, non vi sono vincoli di transizione tali da rivelare un simile processo evolutivo. Si noti che gli invertebrati e i pesci presentano enormi differenze strutturali. Mentre i primi hanno i loro tessuti duri all'esterno dei loro corpi, i pesci, che sono vertebrati, li hanno all'interno. Siffatta enorme "evoluzione" avrebbe richiesto miliardi di passi per essere portata a compimento e dovrebbe essere testimoniata da altrettante forme di transizione.
Gli evoluzionisti hanno scavato gli strati fossili per circa 140 anni alla ricerca di queste ipotetiche forme. Hanno scoperto milioni di fossili di invertebrati e di pesci, ma nessuno ha mai rinvenuto neppure una testimonianza di tale forma intermedia.

Un paleontologo evoluzionista, Gerald T. Todd ammette questo fatto in un articolo dal titolo "L'evoluzione del polmone e l'origine dei pesci dotati di ossa":

Tutte e tre le suddivisioni dei pesci dotati di ossa appaiono per la prima volta tra le testimonianze fossili approssimativamente nello stesso periodo. Essi si presentano già ampiamente divergenti morfologicamente e pesantemente corazzati. Come ebbero origine? Che cosa permise loro una così ampia differenziazione? Come poterono giungere ad avere una corazza pesante? Perché non vi è traccia di precedenti forme intermedie?30

Lo scenario evolutivo avanza di un passo e sostiene che i pesci, evolutisi dagli invertebrati, si siano quindi trasformati in anfibi. Anche in questo caso, tuttavia, mancano le prove. Non vi è neppure un singolo fossile in grado di dimostrare l'esistenza di una creatura per metà pesce e per metà anfibio. Questo fatto è confermato, sebbene con qualche riluttanza, dall'autorità di un evoluzionista molto noto, Robert L. Carroll, autore di Vertebrate Paleontology and Evolution: "Non abbiamo alcun fossile intermedio tra il pesce ripidistiano e i primi anfibi."31 Due paleontologi evoluzionisti, Colbert e Morales, scrivono a proposito delle tre classi fondamentali di anfibi, rane, salamandre e cecilie:

Non vi è prova di un anfibio Paleozoico che combini le caratteristiche la cui presenza ci si attenderebbe in un singolo comune antenato. Le più antiche rane, salamandre e cecilie conosciute sono molto simili ai loro discendenti viventi.32

Ancora cinquant'anni orsono, gli evoluzionisti pensavano che tale creatura fosse esistita davvero. Questo pesce, detto Celacanto, che si credeva fosse esistito 410 milioni di anni fa, venne esibito come una forma transizionale dotata di un polmone primitivo, un cervello sviluppato, un sistema digestivo e circolatorio pronto a funzionare sulla terra e addirittura un primitivo meccanismo motorio. Queste interpretazioni anatomiche furono accettate come una verità indiscutibile dai circoli scientifici fino alla fine degli anni Trenta. Il Celacanto fu presentato come una genuina forma transizionale in grado di provare la transizione evolutiva dall'acqua alla terra.

Il 22 dicembre 1938, tuttavia, nell'Oceano Indiano venne alla luce un'interessante scoperta. Un membro vivente della famiglia dei Celacanti, in precedenza considerato una forma transizionale estintasi settanta milioni di anni prima, venne catturato! La scoperta di tale prototipo "vivente" provocò indubitabilmente un terribile shock tra gli evoluzionisti. Il paleontologo J.L.B. Smith disse che non sarebbe stato più sorpreso se avesse incontrato un dinosauro vivente.33 Negli anni successivi, vennero catturati duecento Celacanti in diverse parti del mondo.
I Celacanti viventi rivelarono quanto lontano la fantasia degli evoluzionisti potesse giungere nella creazione di scenari immaginari. Contrariamente a quanto affermato, i Celacanti sono privi sia di un polmone primitivo che di un ampio cervello. L'organo che i ricercatori evoluzionisti proposero come polmone primitivo si rivelò nient'altro che una borsa di lipidi.34 Il Celacanto, inoltre, presentato come "un candidato rettile in preparazione al passaggio dal mare alla terra", era in realtà un pesce che viveva nelle profondità degli oceani e che non risaliva mai oltre 180 metri dalla superficie del mare.35

04/02/2007 00:46
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CONFESSIONI DI EVOLUZIONISTI
Non vi è crisi maggiore in cui la teoria dell'evoluzione possa incorrere di quella che insorge nel tentativo di spiegare l'emergere della vita. La ragione è che le molecole organiche sono talmente complesse che non è possibile spiegare la loro formazione per mezzo della coincidenza, come è manifestamente impossibile che una cellula organica sia frutto del caso.

Alexander Oparin: "L'origine della cellula rimane un mistero".
Gli evoluzionisti si occuparono dell'origine della vita nel secondo quarto del XX secolo. Una delle principali autorità nell'ambito dell'evoluzione molecolare, l'evoluzionista russo Alexander I. Oparin, ha scritto nel libro L'origine della vita, pubblicato nel 1936:
Sfortunatamente, l'origine della cellula rimane il punto più oscuro dell'intera teoria evoluzionista.1

A partire da Oparin, gli evoluzionisti hanno condotto innumerevoli esperimenti e ricerche per provare la possibilità della casuale formazione di una cellula. Nondimeno, ogni singolo tentativo ha messo sempre più in luce la complessa struttura della cellula, confutando per l'ennesima volta le ipotesi degli evoluzionisti. Il prof. Klaus Dose, presidente dell'Istituto di Biochimica presso l'Università Johannes Gutenberg, afferma: Jeffrey Bada: "L'origine della vita sulla terra rappresenta il più grande problema irrisolto".

Più di 30 anni di sperimentazioni sull'origine della vita nei campi della chimica e dell'evoluzione molecolare hanno consentito una miglior percezione dell'immensità di tale problema senza pervenire tuttavia ad una soluzione. Tutte le attuali discussioni sulle principali teorie e gli esperimenti pervengono a un punto morto o a un'ammissione di ignoranza.2

Quanto ha scritto il geochimico Jeffrey Bada, docente presso il San Diego Scripps Institute, rivela l'incapacità degli evoluzionisti di fronte a questo punto morto:

Oggi, al termine del XX secolo, ci troviamo ancora di fronte al più grande problema irrisolto, lo stesso che ci attendeva al principio di questo secolo: Qual'è l'origine della vita sulla terra?3


04/02/2007 00:48
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Re: rispettiamo la fede, ma l'ingnoranza no.

Scritto da: freemingus 03/02/2007 23.51
e nemmeno il pregiudizio.


1. l'esempio del braccio fa tenerezza. darwin ha combattuto simili sciocchezze (che erano proposte dall'evoluzoinista Lamarck) attraverso la categoria dialettica della selezione naturale, cioè della milgiore probabilità di accoppiamento e genesi degli elementi - in una specie - che sono meglio adattati al contesto biologico di quella fase.
IL COLLO NON SI è ALLUNGATO ALLE GIRAFFE TENDENDOLO VERSO L'ALTO PER MANGIARE GLI ALBERI NELLA SAVANA, MA FACEDNO SOPRAVVIVERE QUELLI CHE LO AVEVANO PIU ALTO DELLA MEDIA. e A OGNI GIRO RIPRODUTTIVO IL COLLO progrediva SELEZIONdone i portatori.

UE', IO NON SONO UN BIOLOGO: HO BUONA MEMORIA DELLE COSE STUDIATE ALLE SCUOLE MEDIE INFERIORI.fORSE PERCHè MI INTERESSAVANO LE RICORDO E LE STUDIAVO, MENTRE NON ANDAVO ALLE PROCESSIONI DEI SANTI DEL PAESE.

2. SE PER AVERE FEDE SI SENTE IL BISOGNO DI ATTACCARE DARWIN, STIAMO A POSTO. DARWIN AVEVA ALTRO DA FARE, CHE DEMOLIRE LA FEDE.
SE CREDI IN DIO, NESSUN EVOLUZIONISTA TI DISTRUBERà. NESSUNO.
LA CONCEZIONE DEL MONDO APPARTIENE AD UN LIVELLO TEOLOGICO CHE SI SOTTRAE ALL'EVOLUZIONISMO, CHE è UNA LEGGE SCIENTIFICA DENTRO LA VITA DEL PIANETA. non ti spiega, e ne è consapevole, chi la ha generata. Il mio migliore amico è catechista e evoluzionista e come lui, grazie a Dio, molti. Credere in Dio, non significa bruciare i libri di scienza e negarne le leggi.


3. Fa tristezza un livello cosi basso di analisi.


[SM=g27825]



Quindi io avrei ignoranza e pregiudizio . Ti prego di moderare i termini , visto che non mi sembra di essre stato offensivo .

[Modificato da TheAcquarius 04/02/2007 1.05]

04/02/2007 01:18
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Secondo la teoria dell'evoluzione, ogni specie vivente è derivata da una precedente. Una specie preesistente si è trasformata, col tempo, in un'altra differente, dando così origine alla varietà. Questa trasformazione sarebbe proseguita gradualmente per milioni di anni.
Se così fosse, allora le numerose specie intermedie sarebbero dovuto esistere e vivere durante questo lungo periodo di trasformazione.

Ad esempio, nel passato sarebbero dovuti esistere dei mezzi-pesci / mezzi-rettili, i quali avrebbero dovuto acquisire dei caratteri da rettile in aggiunta a quelli da pesce da essi già posseduti. Oppure sarebbero dovuti esistere alcuni rettili-uccelli, originati secondo lo stesso processo. Gli evoluzionisti chiamano queste creature immaginarie, che essi credono siano vissute nel passato, "forme di transizione".

Se tali animali fossero realmente esistiti, avrebbero dovuto essere milioni o miliardi per numero e varietà. Ma, ciò che più conta, i resti di siffatte creature dovrebbero trovare testimonianza nei reperti fossili. Il numero di queste forme di transizione avrebbe dovuto essere addirittura superiore a quello delle attuali specie animali e sarebbe oggi possibile reperirne in ogni parte del globo. Ne L'origine della specie, Darwin spiega:

Se la mia teoria è fondata sono certamente esistite innumerevoli varietà intermedie, che collegavano insieme tutte le specie dello stesso gruppo... Di conseguenza, la prova della loro esistenza può essere trovata solo tra i resti fossili.19

Anche lo stesso Darwin era consapevole dell'assenza di tali forme di transizione; sperava, quindi, che sarebbero state scoperte nel futuro. A dispetto della sua speranza, egli capì che il maggiore ostacolo alla sua teoria era costituito dalla loro mancanza. Perciò, ne L'origine della specie, al capitolo "Difficoltà della teoria", ha scritto:

...Perché se le specie derivano da altre specie attraverso impercettibili graduazioni, non vediamo ovunque innumerevoli forme di transizione?Perché nella natura non v'è confusione, e esistono, invece, come ci è dato osservare, specie ben definite?... Ma, dal momento che queste forme di transizione devono essere esistite, perché non le troviamo sepolte in numero infinito nella crosta terrestre?... Ma nella regione intermedia, con condizioni intermedie di vita, perché non troviamo le varietà intermedie che si collegano strettamente? Queste difficoltà mi hanno confuso per molto tempo.20

L'unica giustificazione che Darwin potè addurre per confutare questa obiezione fu che le testimonianze fossili allora reperite erano inadeguate. Asserì, quindi, che qualora i reperti fossili fossero stati studiati dettagliatamente, sarebbero stati trovati gli anelli mancanti.

Confidando nella profezia di Darwin, gli evoluzionisti, fino dalla metà del XIX secolo, si sono dedicati in tutto il mondo alla ricerca dei fossili e dell'anello mancante. Nonostante i loro sforzi, nessuna forma transizionale è stata ancora scoperta. Tutti i fossili portati alla luce negli scavi mostrano che, contrariamente a quanto creduto dagli evoluzionisti, la vita apparve sulla terra improvvisamente e già pienamente formata. Nel tentativo di provare la loro teoria, gli evoluzionisti hanno involontariamente provocato la sua rovina.
Un famoso paleontologo britannico, Derek V. Ager, ammette questo fatto sebbene egli stesso sia un evoluzionista:

Emerge l'idea che se esaminiamo le testimonianze fossili in dettaglio, a qualsiasi livello di ordine o specie, ci imbattiamo –ad ogni pié sospinto– non in una evoluzione graduale, ma in un'improvvisa esplosione di un gruppo a spese di un altro.21

Un altro paleontologo evoluzionista, Mark Czarnecky, commenta:

Un importante problema incontrato nel tentativo di provare la teoria è stato quello delle testimonianze fossili, le impronte di specie scomparse preservate nelle formazioni geologiche della terra. Questa testimonianza non ha mai rivelato tracce delle ipotetiche varianti intermedie di Darwin – al contrario le specie appaiono e scompaiono improvvisamente. Tale anomalia ha alimentato la ragione addotta dai creazionisti che ogni specie sia stata creata da Dio.22
Essi dovettero inoltre "aspettare" inutilmente la futura apparizione delle forme di transizione, come illustrato da un professore dell'Università di Glasgow, T. Neville George:
Non c'è bisogno di scusarsi ancora per la povertà delle testimonianze fossili. Esse si sono arricchite in vari modi in maniera quasi ingestibile, a tal punto che la scoperta sta sopravanzando l'integrazione... Le testimonianze fossili continuano nondimeno ad essere perlopiù composte di lacune.23


La vita emerse improvvisamente sulla terra in forme complesse
Dall'esame degli strati terrestri e delle testimonianze fossili, risulta evidente che tutti gli organismi viventi apparvero simultaneamente. Il più antico strato della terra nel quale siano stati reperiti fossili di creature viventi è il Cambriano, la cui età viene stimata in 500-550 milioni di anni.
Le creature viventi trovate negli strati risalenti al periodo Cambriano sono emerse tutte all'improvviso nelle testimonianze fossili –non vi si trovano antenati preesistenti. Tali fossili sono composti da lumache, trilobiti, spugne, vermi, meduse, ricci di mare e altri invertebrati di struttura complessa. Questo ampio mosaico di organismi viventi costituito da un gran numero di creature complesse emerse così all'improvviso che a tale evento miracoloso venne dato il nome di "esplosione cambriana" nella letteratura geologica.

La maggior parte delle forme di vita trovate in questi strati presenta sistemi complessi come occhi, branchie, sistema circolatorio e altre strutture fisiologiche avanzate non dissimili da quelle moderne. Ad esempio, la struttura bucherellata a doppio cristallino dell'occhio dei trilobiti è una meraviglia della progettistica. David Raup, professore di geologia presso le Università di Harvard, Rochester e Chicago, ha detto: "i trilobiti si avvalevano di organi ottimamente progettati, che, per poter essere sviluppati oggi, richiederebbero un ingegnere ottico ben preparato e ricco d'ingegno".24

Questi invertebrati complessi emersero impovvisamente e in modo completo senza alcun legame o forma transizionale con gli organismi unicellulari, le uniche forme di vita presenti sulla terra prima della loro apparizione.

Richard Monastersky, editore di Earth Sciences, una delle più popolari pubblicazioni della letteratura evoluzionista, afferma, a proposito della "esplosione cambriana", apparsa del tutto inaspettatamente:
Mezzo miliardo di anni fa apparvero improvvisamente le ragguardevoli forme di animali complessi che oggi vediamo. Questo momento, al principio del periodo Cambriano, all'incirca 550 milioni di anni fa, segna l'esplosione evolutiva che riempì i mari delle prime creature complesse. Gli ampi phyla animali odierni erano già presenti nei primi anni del Cambriano ed erano distinti tra loro quanto lo sono oggi.. .25

Come la terra sia stata all'improvviso inondata da simili tipi distinti di specie e come questi, privi di un antenato comune, possano essere emersi, è una domanda destinata a non ricevere risposta da parte degli evoluzionisti. Lo zoologo oxoniense Richard Dawkins, uno dei principali propugnatori del pensiero evoluzionista nel mondo, ha detto, commentando questa realtà che inficia definitivamente i capisaldi delle tesi da lui sostenute.

Per esempio, gli strati geologici del Cambriano, databili a circa 600 milioni di anni fa, sono i più vecchi in cui possiamo trovare la maggior parte dei principali gruppi di invertebrati. E ne troviamo molti già in uno stato di evoluzione avanzato la primissima volta che compaiono tra i fossili. È un po' come se fossero apparsi d'improvviso, senza alcuna storia evoluzionistica. Non occorre dire che questo fatto ha esaltato i creazionisti.26
Come Dawkins è costretto a riconoscere, l'evoluzione cambriana è una prova rilevante a favore della creazione, in quanto rappresenta l'unica possibilità di spiegare l'apparizione della vita sulla terra in forme complete. Douglas Futuyma, un eminente biologo evoluzionista, ammette tale realtà e dice: "Gli organismi poterono apparire sulla terra soltanto già completamente formati. In caso contrario, essi devono essersi sviluppati da specie preesistenti per mezzo di un processo di modificazione. Se apparvero in uno stato di completo sviluppo, devono essere stati creati da una intelligenza onnipotente".27 Darwin stesso ne riconobbe la possibilità quando scrisse: "Se molte specie, appartenenti agli stessi generi o famiglie, fossero realmente apparse improvvisamente, questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell'evoluzione per selezione naturale."28 Il periodo Cambriano rappresenta, all'incirca, il "colpo fatale" di Darwin. Questa è la ragione per cui il paleoantropologo evoluzionista svizzero Stefan Bengston confessa la mancanza di vincoli di transizione allorquando descrive tale periodo; commenta quindi: "Frustrante (e imbarazzante) per Darwin, questo evento ancora ci abbaglia".29

Come si può constatare, le testimonianze fossili rivelano che gli esseri viventi non si sono evoluti da forme primitive verso forme avanzate, ma sono apparsi tutti all'improvviso integralmente. In breve, gli esseri viventi non pervennero all'esistenza attraverso l'evoluzione, ma furono creati.





04/02/2007 02:06
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Freemingus ti prego di pesare le parole, non c'è nessuna motivazione per dare dell'ignorante a qualcuno.
Comunque non sono stato a rileggere tutto quello che ha postato Acquarius perchè leggevo a tempo debito qualche anno fa.
Ci tengo a precisare che non si scredita la teoria evoluzionista per fede, ma per motivazioni che portano alla logica e al superamento degli indottrinamenti.
La prima che mi posi fu: come è stato possibile il passaggio dai organismi monocellulari a quelli pluricellulari? Poche spiegazioni, per tuttto e tanti tanti tanti tanti buchi e solo un tassello di questi buchi farebbe crollare il castello, già perchè in una teoria basta un minimo tassello fuori posto che non vale più nulla..e credere in Dio in tutto questo non c'entra nulla...
04/02/2007 02:08
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Poi ci tenevo a precisare che non stiamo discutendo di una legge scientifica ma di una teoria scientifica. Non stiamo parlando del fatto se esiste o meno la legge di gravità.
05/02/2007 19:20
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TheAcquarius

Prima di Charles Darwin, che diceva che gli individui appartenenti alla stessa specie sono tutti diversi che c'è una selezione naturale e in piu gli Sports(Mutazioni),voglio precisare che c'era Jean Baptiste Lamarck che invece diceva che gli individui appartenenti alla stessa specie sono tutti uguali e che sotto l'azione di una spinta endogena l'individuo cerca di adattarsi nell'ambiente in cui vive usando di piu alcuni organi (ipertofia) e non usando alcuni organi (atrofia).
Per non parlare poi ancora prima del francese Cuvier con la teoria delle catastrofi sucessive
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05/02/2007 19:26
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Per me le prove sulla teoria dell'evoluzione sono abbastanza per non credere a quella della creazione cioe:
1. I reperti fossili
2. I reperti paleontologici
3. Organi vestigiali (residui di organi che hanno mutato fino all'otrfizazzione)
4. Sviluppo embrionale
5. Metamorfosi della rana

Ma abbiamo libera libarta di pensiero [SM=g27827]:
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05/02/2007 19:30
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TheAcquarius posso chiamarti Illuminista Deista [SM=g27828]
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05/02/2007 22:44
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Re:

Scritto da: Iscazzia 05/02/2007 19.26
Per me le prove sulla teoria dell'evoluzione sono abbastanza per non credere a quella della creazione cioe:
1. I reperti fossili
2. I reperti paleontologici
3. Organi vestigiali (residui di organi che hanno mutato fino all'otrfizazzione)
4. Sviluppo embrionale
5. Metamorfosi della rana

Ma abbiamo libera libarta di pensiero [SM=g27827]:



Dai lascio perdere altrimenti faccio come DonChisciotte mi sembra di combattere con i mulini al vento , almeno c'ho provato . La libertà di pensiero è fondamentale e uscire dai dogmi inculcati dai media libri ecc. che è difficile , ciao .

[Modificato da TheAcquarius 05/02/2007 22.45]

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Re:

Scritto da: Iscazzia 05/02/2007 19.30
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Esagerato :)

Cmq faccio un ultimo tentativo premettendo che le prove da te asserite dimostrano il contrario cmq :

CONFESSIONI DI EVOLUZIONISTI
Il calcolo delle probabilità dimostra che molecole complesse come le proteine e gli acidi nucleici (RNA e DNA) non potrebbero mai essersi formate casualmente e in modo indipendente le une dalle altre. Gli evoluzionisti, tuttavia, devono far fronte a un problema ancora più grande, quello della necessaria coesistenza simultanea di tutte queste molecole complesse per permettere alla vita di esistere. La teoria evoluzionista è totalmente confusa da questa esigenza. Questo fatto ha costretto alcuni eminenti evoluzionisti ad una confessione. Per esempio, un collega di Stanley Miller e Francis Crick presso l'Università di San Diego California, lo stimato evoluzionista dr. Leslie Orgel, ha detto:
È estremamente improbabile che le proteine e gli acidi nucleici, entrambi strutturalmente complessi, siano sorti spontaneamente nello stesso posto e nello stesso tempo. Sembra anche impossibile avere l'uno senza l'altro. Così, alla prima occhiata, si deve concludere che la vita non ha mai potuto essere stata originata da mezzi chimici.1a

Lo stesso fatto è ammesso anche da altri scienziati:

Il DNA non può svolgere la sua funzione, inclusa la formazione di altro DNA, senza l'aiuto di proteine catalitiche, o enzimi. In breve, le proteine non possono formarsi senza il DNA, né quest'ultimo può formarsi senza le proteine.2a

In che modo ha avuto origine il Codice genetico insieme con i meccanismi della sua traduzione (ribosomi e molecole di tRNA)? Per il momento dobbiamo contentarci di un senso di mistero e di stupore anziché di una risposta.3a

LA MATERIA INANIMATA NON PUÒ GENERARE LA VITA
Numerosi esperimenti evoluzionisti, come quelli di Miller e di Fox, sono stati concepiti al fine di provare che la materia inanimata è in grado di auto-organizzarsi e di generare esseri viventi complessi. Tale convinzione è radicalmente anti-scientifica: ogni osservazione ed esperimento ha incontrovertibilmente provato che la materia non possiede tale capacità. Il noto astronomo e matematico inglese sir Fred Hoyle nota che la materia non può generare la vita da se stessa senza una deliberata interferenza:
Se ci fosse un principio basilare della materia che in qualche modo conducesse i sistemi organici alla vita, la sua esistenza sarebbe facilmente dimostrabile in laboratorio. Uno potrebbe prendere, per esempio, una piscina per rappresentare il brodo ancestrale. Riempirla ad arbitrio di prodotti chimici di natura non biologica. Pomparvi qualsivoglia gas, sopra o all'interno, e colpirla con ogni tipo di radiazione. Lasciare procedere l'esperimento per un anno e vedere quanti dei 2000 enzimi (proteine prodotte dalle cellule viventi) saranno apparsi nella piscina. Rivelerò io stesso il risultato, per evitare inutili perdite di tempo, problemi e spese: non si troverà nulla, se non forse una fanghiglia catramosa composta di amminoacidi ed altre semplici sostanze chimiche organiche.1

Il biologo evoluzionista Andrew Scott ammette lo stesso fatto:

Si prenda un po' di materia, la si scaldi mentre si mescola e si aspetti. Questa è la versione moderna della Genesi. Le "fondamentali" forze di gravità, l'elettromagnetismo e le intense e deboli forze nucleari si presume che abbiano fatto il resto... Ma quanto di questo bel racconto è fermamente stabilito e quanto speranzosa speculazione? In realtà, ogni maggior passo, dai precursori chimici alle prime cellule riconoscibili, è responsabile o di una controversia o di un'assoluta perplessità.2

LE ULTIME FONTI EVOLUZIONISTE DISCUTONO L'ESPERIMENTO DI MILLER
Oggi l'esperimento di Miller non è tenuto in alcuna considerazione neppure dagli stessi scienziati evoluzionisti. Nel numero del febbraio 1998, la rivista scientifica evoluzionista Earth ha pubblicato un articolo intitolato "Life's Crucible" (Il crogiolo della vita), in cui erano espresse le seguenti considerazioni:
I geologi credono ora che l'atmosfera primordiale consista soprattutto di biossido di carbonio e di azoto, gas meno reattivi di quelli utilizzati nell'esperimento del 1953. Anche se l'atmosfera di Miller fosse esistita, come sarebbe stato possibile che molecole semplici come gli amminoacidi subissero le trasformazioni chimiche necessarie a convertirle in composti assai più complicati, o polimeri, come le proteine? Miller stesso a questo punto si è arreso. "È un problema," ha sospirato con dolore "Com'è possibile ottenere polimeri? Non è facile." 1

Come si è visto, anche Miller ha oggi ammesso che il suo esperimento non ha apportato alcun elemento utile alla risoluzione del problema sull'origine della vita. Il fatto che i nostri scienziati evoluzionisti accettino indiscriminatamente questo esperimento rivela soltanto la miseria della teoria da essi sostenuta e la loro disperazione.

Nell'edizione del marzo 1998 di National Geographic è apparso un articolo, dal titolo "The Emergence of Life on Earth" (L'apparizione della vita sulla terra), che tratta di questo argomento:

Molti scienziati sospettano ora che l'atmosfera primordiale fosse differente da quanto supposto dapprincipio da Miller. Si pensa che consistesse di biossido di carbonio e azoto piuttosto che di idrogeno, metano e ammoniaca. Questa è una brutta notizia per i chimici. Quando tentano di stimolare il biossido di carbonio e l'azoto, essi ottengono una misera quantità di molecole organiche – equivalente alla dissoluzione di una goccia di colorante nell'acqua di una piscina. Gli scienziati trovano difficile immaginare che la vita sia emersa da una tale zuppa diluita. 2

In breve, né l'esperimento di Miller, né alcun altro tentativo evoluzionista possono rispondere alla domanda sull'apparizione della vita sulla terra. Tutte le ricerche condotte negano la possibilità che la vita sia emersa per caso, confermando così la realtà della creazione.



LA PROBABILITÀ CHE UNA PROTEINA SI FORMI PER CASO È PARI A ZERO
Vi sono tre condizioni fondamentali alla formazione di una proteina utile:
Prima condizione: che tutti gli amminoacidi nella catena proteica siano del tipo giusto e nella sequenza corretta.

Seconda condizione: che tutti gli amminoacidi nella catena siano levogiri.

Terza condizione: che tutti questi amminoacidi siano uniti tra loro per formare un legame chimico detto "peptidico".

Affinché una proteina si possa formare casualmente, tutte le tre condizioni devono essere simultaneamente presenti. La probabilità della formazione casuale di una proteina è pari alla moltiplicazione delle probabilità di realizzazione di ciascuna di queste condizioni.

Per esempio, nel caso di una molecola media comprendente 500 amminoacidi:

1. La probabilità che gli amminoacidi siano nella sequenza corretta:

Esistono 20 tipi di amminoacidi utilizzati nella composizione di proteine. Tenuto conto di questo:
-la probabilità che ogni amminoacido venga scelto correttamente tra questi 20 tipi = 1/20
-la probabilità che tutti questi 500 amminoacidi siano scelti correttamente = 1/20500= 1/10650
= 1 possibilità su 10650


2. La probabilità che gli amminoacidi siano levogiri:


- La probabilità che un solo amminoacido sia levogiro = 1/2
- La probabilità che tutt questi 500 amminoacidi siano levogiri
contemporaneamente = 1/2500 = 1/10150
= 1 possibilità su 10150

3. La probabilità che gli amminoacidi si combinino con un "legame peptidico".

Gli amminoacidi possono combinarsi tra loro per mezzo di differenti legami chimici. Perché si formi una proteina utile, tutti gli amminoacidi nella catena devono combinarsi con uno speciale legame chimico detto "peptidico". Si è calcolato che la probabilità che gli amminoacidi si combinino tra loro con un legame chimico diverso da quello peptidico è pari al 50%. Tenuto conto di questo:



-La probabilità che due amminoacidi si combinino con un
"legame peptidico" = 1/2
--La probabilità che due amminoacidi si combinino con un
"legame peptidico" = 1/2499 = 1/10150
= 1 possibilità su 10150



--------------------------------------------------------------------------------

TOTALE PROBABILITÀ = 1/10650 X 1/10150 X 1/10150 = 10950
= 1 possibilità su 10950


La probabilità che una molecola proteica media costituita da 500 amminoacidi sia ordinata secondo la corretta quantità e sequenza oltre alla probabilità che tutti gli amminoacidi contenuti siano solo levogiri e combinati soltanto con legami peptidici è 1 su 10950. È possibile scrivere questo numero aggiungendo 950 zeri dopo l'1:
10950 =

100.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.
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05/02/2007 22:54
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Re: Re:

Scritto da: TheAcquarius 05/02/2007 22.44


Dai lascio perdere altrimenti faccio come DonChisciotte mi sembra di combattere con i mulini al vento , almeno c'ho provato . La libertà di pensiero è fondamentale e uscire dai dogmi inculcati dai media libri ecc. che è difficile , ciao .

[Modificato da TheAcquarius 05/02/2007 22.45]





Qui non si parla di "dogmi inculcati dai media libri ecc." studio genetica e ho studiato anche le due teorie della creazione/evoluzione.....queste sono prove e non basta usare citazioni intellettuali per girare l'argomento

p.s non lasci molta libertà di pensiero
file:///home/federico/Desktop/calendariocompresso.jpg




Da noi am fost la bodega
Si am baut jin!




05/02/2007 23:05
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Studi genetica??
Allora puoi sicuramente togliermi qualche dubbio che anche a me è venuto sull'evoluzione..
Volevo sapere quanto è la possibilità reale che un organismo nasca con un difetto genetico, (tipo un dito in piu sulla mano) e che questo difetto naturalmente sia un difetto genetico favorevole, ( tipo se al posto di averne sei di dita nasco con due è sfavorevole. ( io penso sia molto meno probabile che sia favorevole ma magari sbaglio) Comunque una volta che questo individuo nasce e ha un difetto genetico favorevole quanto è la possibilità che questo difetto non sia perso dal figlio, (senza contare la possibilità che questi arrivi a fare un figlio) e che da questo figlio nascano dei figli che li mantegano e cosi via fino ad arrivare all'evoluzione di un organismo con maggiori capacità di sopravvivenza, ovvero tutti con sei dita...

Comunque io non è che non ci creda all'evoluzione di alcuni animali, o meglio so per certo che non è successo nell'uomo ma posso accettarlo in alcuni animali, io non faccio genetica ma ho fatto statistica e cosi ad occhio e croce se le basi sono queste le probabilità insomma...
06/02/2007 00:51
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Re: Re: Re:

Scritto da: Iscazzia 05/02/2007 22.54



Qui non si parla di "dogmi inculcati dai media libri ecc." studio genetica e ho studiato anche le due teorie della creazione/evoluzione.....queste sono prove e non basta usare citazioni intellettuali per girare l'argomento

p.s non lasci molta libertà di pensiero



Come no , puoi pensarla come vuoi , cmq se vuoi giusto per toglierci il dubbio sulle prove . Ti ricordo che è definita tutt'ora " Teoria " . Per quanto riguarda i fossili citami il fossile preciso vediamo se riesco a smentirti . Anche per i reperti paleontologi vorrei nomi e date . Per il resto ....

L'impasse genetica e embriologica dell'omologia
Affinché la teoria evoluzionista sull'omologia possa essere presa sul serio, gli organi simili (omologhi) nelle differenti creature dovrebbero presentare un simile (omologo) codice del DNA. Tuttavia, non è così. In molti casi la codificazione genetica è molto differente. Inoltre, codici genetici simili nel DNA di creature differenti sono spesso associati a organi completamente differenti.
Michael Denton, un professore australiano di biochimica, descrive nel suo libro Evolution: A Theory in Crisis il vicolo cieco che incontra l'interpretazione evoluzionista dell'omologia: "Le strutture omologhe sono spesso contraddistinte da sistemi genetici non omologhi e il concetto di omologia può essere raramente esteso all'embriologia."147

Per poter sostenere la validità della teoria dell'omologia, lo sviluppo embriologico (gli stadi di sviluppo nell'uovo o nell'utero materno) delle specie con organi omologhi dovrebbe presentare un parallelismo reciproco. In realtà, lo sviluppo embriologico di tali organi è completamente differente per ogni specie vivente.

Per concludere, si può affermare che la ricerca genetica e embriologica ha definitivamente confutato la definizione di Darwin che il concetto di omologia sia una "prova dell'evoluzione degli esseri viventi da un comune antenato." A questo riguardo, la scienza ha provato per l'ennesima volta la falsità della tesi darvinista.


Invalidità dell'omologia molecolare
La pretesa degli evoluzionisti che l'omologia costituisca una prova dell'evoluzione è invalidata non solo al livello degli organi, ma anche a quello molecolare. Essi affermano infatti che i codici del DNA o le strutture proteiche di differenti specie viventi siamo simili e che tale carattere sia una prova della loro evoluzione da un comune progenitore. Per esempio, è regolarmente affermato nella stampa evoluzionista che "c'è una grande somiglianza tra il DNA di un umano e il DNA di una scimmia" per dimostrare l'esistenza di una relazione evolutiva tra l'uomo e la scimmia.
Il più vistoso esempio di tale sorta di argomento riguarda la presenza di 46 cromosomi negli esseri umani e di 48 in alcune scimmie tra cui gli scimpanzé. Gli evoluzionisti considerano la prossimità nel numero di cromosomi tra le due differenti specie una testimonianza della relazione evolutiva. Nondimeno, se questo argomento fosse vero, l'uomo avrebbe un parente ancora più stretto: la patata. Il numero dei cromosomi presenti nella patata è molto più vicino a quello degli umani che nel caso dei gorilla o degli scimpanzé: è pari a 46! In altre parole, gli esseri umani e le patate hanno lo stesso numero di cromosomi! Questo è un singolare, seppur comico esempio che mostra come le similitudini nel DNA non possano essere considerate una prova della relazione evolutiva.

Per l'altro verso, esistono enormi differenze molecolari tra quelle creature che sembrano molto simili e imparentate. Ad esempio, la struttura del citocroma-C, una delle proteine vitali per la respirazione, risulta incredibilmente diversa tra esseri viventi appartenenti alla stessa classe. Sulla base delle ricerche condotte in questo campo, la differenza tra due specie di rettili è maggiore di quella tra un uccello e un pesce o un pesce e un mammifero. Un altro studio ha mostrato che la differenza molecolare tra alcuni uccelli è superiore a quella tra alcuni uccelli e i mammiferi. È stato inoltre scoperto che la differenza molecolare tra batteri che appaiono molto simili è maggiore di quella tra tra mammiferi e anfibi o insetti.148 Simili confronti sono stati condotti nei casi di emoglobina, mioglobina, ormoni e geni con analoghi risultati.149

A proposito di queste e di altre scoperte correlate, Michael Denton ha commentato:

A livello molecolare ogni classe è unica, isolata e disgiunta da passaggi intermedi. Così, le molecole, come i fossili, non hanno fornito gli elusivi passaggi intermedi tanto a lungo cercati dalla biologia evolutiva... A livello molecolare, nessun organismo è "ancestrale" o "primitivo" comparato ai suoi parenti... Non c'è dubbio che se questa prova molecolare fosse stata disponibile un secolo fa... l'idea di evoluzione organica non sarebbe mai stata accettata.150


Il mito della ricapitolazione embriologica
Ciò che una volta era chiamato "teoria della ricapitolazione" è stato da lungo tempo rimosso dalla letteratura scientifica, sebbene venga ancora presentato come una realtà da alcune pubblicazioni evoluzioniste. Il termine "ricapitolazione" è un condensato del detto "l'ontogenesi ricapitola la filogenesi" proposto dal biologo evoluzionista Ernst Haeckel alla fine del XIX secolo.
La teoria avanzata da Haeckel postula che gli embrioni viventi ripercorrano il processo evolutivo dei loro progenitori. Egli teorizzò che nel corso del suo sviluppo nell'utero materno, l'embrione umano dapprima mostri le caratteristiche di un pesce, poi di un rettile ed infine quelle umane. Da allora è stato provato che questa teoria non è altro che una fantasia. È ormai noto che le "branchie" che ipoteticamente appaiono nei primi stadi dell'embrione umano sono in realtà le fasi iniziali del condotto uditivo medio, della paratiroide e del timo. La parte embrionale che venne paragonata al "sacco vitellino" si è rivelata una sacca che produce sangue per l'infante. La parte che è stata identificata come una "coda" da Haeckel e dai suoi successori è in realtà la spina dorsale, la quale rassomiglia ad una coda solo perché prende forma prima delle gambe.

Questi fatti sono universalmente noti nel mondo scientifico e sono accettati anche dagli stessi evoluzionisti. George Gaylord Simpson, uno dei fondatori del neo-darvinismo, scrive:
Haeckel travisò il principio evolutivo coinvolto. È ora fermamente stabilito che l'ontogenesi non ripete la filogenesi.151

In un articolo pubblicato su American Scientist si legge:

La legge biogenetica è sicuramente morta stecchita. È stata infine esorcizzata dai manuali di biologia nel corso degli anni Cinquanta. Come oggetto di serie indagini si estinse durante gli anni Venti...152

Haeckel era un evoluzionista sotto molti rispetti perfino più ardente di Darwin. Per questa ragione, egli non esitò a distorcere i dati scientifici e a produrre varie falsificazioni.
Un altro interessante aspetto della "ricapitolazione" fu Ernst Haeckel stesso, un ciarlatano che falsificò i suoi disegni al fine di promuovere la dottrina da lui avanzata. Le falsificazioni di Haeckel pretesero di mostrare che gli embrioni dei pesci e dell'uomo erano simili. Quando venne scoperto, si difese accusando anche altri evoluzionisti di aver commesso simili colpe:

Dopo questa compromettente confessione di "falsificazione" io dovrei considerarmi condannato e annichilito, se non avessi la consolazione di vedere accanto a me sul banco degli imputati centinaia di colleghi colpevoli, tra cui molti dei più fidati osservatori e dei più stimati biologi. La grande maggioranza di tutti i diagrammi presenti nei migliori testi di biologia, nei trattati e nei giornali presenta lo stesso grado di "falsificazione", in quanto sono tutti inesatti e più o meno manipolati, schematizzati e costruiti.153

Vi sono quindi "centinaia di colleghi colpevoli, tra cui molti dei più fidati osservatori e dei più stimati biologi" i cui testi sono pieni di pregiudizi, distorsioni e anche falsificazioni. Ciò è dovuto al fatto che tutti costoro si sono auto-condizionati al fine di sostenere la causa della teoria evolutiva, sebbene non esista neppure un briciolo di prova scientifica in grado di avallarla.

06/02/2007 15:43
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Quella probabilità è effettivamente molto bassa... Ma NON è uguale a 0 mi pare?
C'è un'abissale differenza fra 0 e pochissimo...
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Guarda oltre
06/02/2007 18:12
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Non è poi cosi grossa se pensi che quella probabilità la devi rapportare a tutte le specie sulla terra e che comunque sull'uomo non puo' essere applicata.
E' come se tu pescassi da un urna con 600milamiliardi di palline bianche e una rossa e peschi quella rossa, poi lo devi rifare e devi ripescare quella rossa, le possibilità percentuali vanno quasi infinitesimamente verso lo zero...
E' come se vincessi all'enalotto 100mila volte di fila...
Non ti puoi aggrappare a questo scusa...
E poi ripeto potrebbe anche essere successa per una specie, ma non per tutte.. questo è da escludere e sopratutto non puo' essere accaduta per l'uomo...
07/02/2007 08:59
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La probabilità che ha calcolato prima mi sembrava fosse relativa al fatto che una proteina si formi casualmente... Non si stava parlando che da un "brodo primordiale" sia nata la vita?
In fondo dovrebbe essere successo una volta sola, non per tutte le specie...
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Guarda oltre
07/02/2007 11:57
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L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola
L'evoluzione di fronte al vicolo cieco della molecola

Nei capitoli precedenti abbiamo visto come i fossili inficino la teoria dell'evoluzione. In realtà non avremmo avuto bisogno di tale dimostrazione, in quanto tale teoria crolla ben prima di giungere alla pretesa "evoluzione della specie" e alle testimonianze fossili. L'argomento che ne rivela l'insensatezza sin dal pricipio è la questione di come la vita sia apparsa sulla terra.

Di fronte a tale domanda, la teoria evoluzionista afferma che la vita ha avuto inizio da una cellula formatasi per casualità. Secondo tale prospettiva, quattro miliardi di anni fa vari composti chimici inorganici subirono una reazione nell'atmosfera primordiale della terra per effetto dei fulmini e della pressione seguitane, la quale avrebbe provocato la formazione della prima cellula vivente.

È necessario dapprima affermare la mancanza di scientificità della pretesa che i materiali inorganici possano congiungersi per formare la vita, in quanto nessun esperimento o osservazione ne ha mai confermato la veridicità. La vita si genera solo dalla vita. Ogni cellula vivente è formata dalla riproduzione di un'altra cellula. Nessuno al mondo è mai riuscito a creare una cellula vivente mettendo insieme dei materiali inorganici, neppure nei più avanzati laboratori.

Nonostante la teoria evoluzionista affermi che la cellula di un essere vivente si sia formata fortuitamente durante le primitive condizioni della terra, essa, in realtà, non può essere prodotta neppure con il concorso di tutto il potere dell'intelletto umano, della sua conoscenza e della sua tecnologia. Nelle pagine seguenti esamineremo la ragione per cui tale asserzione è contraria ai più basilari principi della scienza e della ragione.


La favola della cellula prodotta dal caso
Se si crede che una cellula vivente possa giungere all'esistenza per coincidenza, allora niente può prevenire dal prestar fede alla storia che ci accingiamo a raccontare. È la storia di una città:
Un giorno, un pezzo di argilla compresso tra le rocce in una terra sterile si bagnò per la pioggia. L'argilla bagnata si asciugò e indurì al sorgere del sole, assumendo un aspetto solido e resistente. In seguito, le rocce servite da stampo in qualche modo si sbriciolarono. Apparve, quindi, un mattone ben fatto e resistente, il quale attese per anni che, nelle stesse condizioni naturali, un altro mattone si formasse. L'attesa proseguì fino a che centinaia e migliaia di simili mattoni presero forma nello stesso luogo. Fortuitamente, tuttavia, nessuno dei mattoni venne danneggiato. Per quanto esposti alla pioggia, alla tempesta, al vento, al sole cocente e al gelo per migliaia di anni, i mattoni non si ruppero, non si spezzarono o non vennero spazzati via, ma aspettarono nello stesso posto con la stessa determinazione che altri si formassero.

Quando il numero dei mattoni fu adeguato, questi eressero un edificio sistemandosi individualmente ai lati l'uno sull'altro grazie alla violenta forza trascinante delle condizioni naturali, ossia i venti, gli uragani o i tornado. Nel frattempo, il cemento, la calce e simili elementi si formarono in "condizioni naturali" con perfetto tempismo, quindi strisciarono tra i mattoni per fissarli. Durante tale accadimento, il minerale ferroso giacente nelle viscere della terra prese forma "in condizioni naturali" e pose le fondamenta dell'edificio costituito da questi mattoni. Alla fine di questo processo, apparve un fabbricato completo di tutti i suoi materiali, della carpenteria e di ogni installazione intatta.

Non c'è dubbio, un edificio non è costituito solo dalle fondamenta, dai mattoni e dal cemento. Come si ottennero, allora, i materiali mancanti? La risposta è semplice: ogni tipo di materiale necessario alla costruzione si trovava nel terreno sul quale era stato eretto l'edificio. Il silicone per il vetro, il rame per i fili elettrici, il ferro per i pilastri, le travi e i tubi idraulici, ecc. e tutto in abbondante quantità sottoterra. Fu necessaria soltanto la maestria delle "condizioni naturali" per foggiare e installare questi materiali all'interno dell'edificio.

Tutte le installazioni, i lavori di falegnameria e gli accessori si posero tra i mattoni grazie al soffio del vento, alla pioggia e ai terremoti. Tutto procedette così bene che i mattoni si sistemarono in modo tale da lasciare lo spazio necessario alle finestre, come se avessero saputo che qualcosa chiamato vetro si sarebbe poi costituito ad opera delle condizioni naturali. Non dimenticarono, inoltre, di lasciare lo spazio necessario a installare il sistema idraulico, elettrico e termico, che si sarebbero formati successivamente per coincidenza. Tutto si svolse talmente bene che le "coincidenze" e le "condizioni naturali" diedero vita a un progetto perfetto.
Se è stato possibile credere fino a questo punto a questa storia, allora non dovrebbe essere un problema supporre come apparvero gli altri edifici della città, le piante, le strade, i marciapiedi, le infrastrutture, il sistema di comunicazione e i trasporti pubblici. Se poi si è in possesso della conoscenza tecnica e si ha dimestichezza con il soggetto, allora sarà possibile scrivere un libro estremamente "scientifico" in più volumi che esprima le personali teorie sul "processo evolutivo di un sistema fognario e la sua uniformità con le presenti strutture". Per tali studi si potrebbe essere insigniti di un'onoreficenza accademica e godere la fama di genio impegnato a emanare luce sul mondo.

La teoria dell'evoluzione afferma che la vita è pervenuta all'esistenza per caso. Tale asserzione non è meno assurda della storia che abbiamo raccontato, in quanto, con tutti i suoi sistemi operativi, di comunicazione, di trasporto e di amministrazione, una cellula non è meno complessa di una città.


Il miracolo della cellula e la fine dell'evoluzione
La struttura complessa di una cellula era sconosciuta ai tempi di Darwin, si riteneva, quindi, abbastanza convincente attribuire la vita a "coincidenze e condizioni naturali".
La tecnologia del XX secolo ha investigato fin nei più reconditi recessi della vita, rivelando che la cellula è il più complesso sistema che l'umanità abbia mai incontrato. Oggi sappiamo che la cellula contiene centrali di forza che generano l'energia di cui ha bisogno, fabbriche che producono gli enzimi essenziali alla vita, una banca dati con tutte le informazioni necessarie ai suoi processi, sistemi complessi di trasporto e condutture per trasferire da un posto ad un altro materia prima e trattata, laboratori avanzati e raffinerie per disgregare il materiale grezzo nelle parti utilizzabili, proteine della membrana cellulare specializzate nel controllo dell'accesso e dell'uscita di sostanze. Tutto questo costituisce soltanto una minima parte dell'incredibile complessità del sistema.

Lo scienziato evoluzionista W. H. Thorpe riconosce che "il più elementare tipo di cellula costituisce un 'meccanismo' incredibilmente più complesso di qualsiasi macchina che sia stata fino ad ora pensata, per non dire costruita, dall'uomo."91

Una cellula è talmente complessa che neppure il più alto livello di tecnologia raggiunto dall'uomo è in grado di riprodurla. Nessun tentativo di creare una cellula artificiale ha mai ottenuto successo. Simili esperimenti, di conseguenza, sono stati abbandonati.

La teoria evoluzionista sostiene che tale sistema, che il genere umano, con tutta l'intelligenza, la conoscenza e la tecnologia a sua disposizione non ha potuto ricreare, pervenne all'esistenza "per caso", nelle primordiali condizioni terrestri. Per fare un altro esempio, la probabilità che una cellula si formi casualmente è pari a quella di stampare un libro a seguito di un'esplosione in una tipografia.
Il matematico e astronomo inglese sir Fred Hoyle ha fatto un confronto simile in un'intervista rilasciata alla rivista Nature pubblicata il 12 novembre 1981. Per quanto evoluzionista, Hoyle disse che la possibilità di manifestazione di forme di vita superiore per questa via è paragonabile a quella di un tornado che, spazzando un deposito di rottami, possa assemblare un Boeing 747 col materiale presente.92 Ciò dimostra l'impossibilità che una cellula pervenga all'esistenza accidentalmente. Deve essere inevitabilmente "creata".

Una delle ragioni principali per cui la teoria evoluzionista non può spiegare l'apparizione della cellula è la sua "irriducibile complessità". Una cellula vivente si mantiene grazie all'armoniosa cooperazione di molti organi. Qualora uno di questi cessasse di funzionare, la cellula morirebbe. Essa non ha la possibilità di aspettare che meccanismi inconsci quali la selezione naturale e la mutazione le permettano di svilupparsi. La prima cellula apparsa sulla terra fu, quindi, necessariamente completa e in possesso di tutti gli organi e delle funzioni richieste, dimostrando definitivamente di essere stata creata.


Le proteine sfidano il caso
Il fallimento della teoria evoluzionista si rivela non soltanto in riferimento alla cellula, ma anche ai suoi elementi costitutivi, qualora tenti di offrire una spiegazione plausibile. La formazione, in condizioni naturali, di soltanto una singola proteina tra le migliaia di molecole complesse che costituiscono la cellula, è impossibile.
Le proteine sono molecole giganti che consistono di unità più piccole dette "amminoacidi", i quali vengono disposti secondo una sequenza particolare in certe quantità e strutture. Queste molecole costituiscono i blocchi da costruzione delle cellule viventi. La più semplice è composta di cinquanta amminoacidi, mentre in altre se ne possono contare migliaia.

Il punto cruciale è che l'assenza, l'aggiunta o la sostituzione di un singolo amminoacido nella struttura di una proteina può trasformarla in un inutile ammasso molecolare. Ogni amminoacido deve trovarsi al posto giusto e nell'ordine corretto. La teoria evolutiva, che sostiene la casuale manifestazione della vita, dispera di fronte a questo ordine troppo meraviglioso per poter essere spiegato con la coincidenza. (La teoria non è inoltre in grado di giustificare la presunta "formazione casuale" degli amminoacidi, di cui discuteremo oltre.)

Il fatto che la struttura funzionale delle proteine non possa assolutamente essersi presentata per caso può facilmente essere osservato per mezzo del semplice calcolo delle probabilità, comprensibile a tutti.
Una proteina di media dimensione è composta di 288 amminoacidi, dei quali esistono dodici tipi differenti. Questi possono essere disposti in 10300 modi diversi. (Questo numero astronomicamente grande consiste di un 1 seguito da 300 zeri.) Di tutte queste possibili sequenze, soltanto una forma la desiderata molecola proteica. Il resto di esse sono catene di amminoacidi che possono risultare o del tutto inutili o potenzialmente dannose per gli esseri viventi.

In altre parole, la probabilità della formazione di una sola molecola proteica è pari a "1 su 10300". La probabilità che questo "1" accada è praticamente impossibile. (In matematica, le probabilità inferiori a 1 su 1050 sono considerate "probabilità zero").

Per di più una molecola proteica di 288 amminoacidi è piuttosto modesta se paragonata ad alcune molecole proteiche giganti composte di migliaia di amminoacidi. Qualora si applichi il calcolo delle probabilità a queste proteine giganti, la parola "impossibile" diventa inadeguata.

Avanzando di un passo nella direzione dello schema dello sviluppo della vita, osserviamo che una sola proteina non significa nulla per se stessa. Uno dei più piccoli batteri mai scoperti, il Mycoplasma Hominis H39, contiene 600 tipi di proteine. In questo caso dovremmo ripetere gli stessi calcoli delle probabilità prima applicati ad una sola proteina per ognuno di questi 600 tipi differenti. Il risultato rende assurdo anche il concetto stesso di impossibilità.

Alcuni lettori che considerino la teoria dell'evoluzione una spiegazione scientifica, potrebbero sospettare che questi numeri siano esagerati e che non riflettano i fatti: questi sono dati definiti e concreti. Nessun evoluzionista potrebbe muovere alcuna obiezione a questi numeri, i quali confermano la probabilità che la formazione accidentale di una singola proteina "sia pari alla possibilità che una scimmia scriva la storia dell'umanità su una macchina da scrivere senza commettere alcun errore".93 Nondimeno, piuttosto di accettare l'altra spiegazione, che è la creazione, essi continuano a difendere quanto è manifestamente impossibile.
Le proteine sono gli elementi più vitali per gli esseri viventi. Esse non soltanto si combinano per costituire le cellule viventi, ma hanno anche una parte di primo piano nella chimica del corpo. La loro azione si estende dalla sintesi proteica alla comunicazione ormonale.
Molti evoluzionisti lo hanno confessato. Ad esempio, Harold F. Blum, un noto scienziato evoluzionista, il quale afferma che "la formazione spontanea di un polipeptide delle dimensioni della più piccola proteina nota è al di là di ogni probabilità."94

Gli evoluzionisti affermano che l'evoluzione molecolare sia avvenuta nel corso di un periodo molto lungo di tempo che ha reso possibile l'impossibile. Nondimeno, indifferentemente dalla durata, gli amminoacidi non possono formare delle proteine in modo accidentale. William Stokes, un geologo americano, nel suo libro Essential of Earth History scrive che tale possibilità è così remota "che essa (la proteina) non sarebbe potuta apparire neppure nel corso di miliardi di anni su miliardi di pianeti, ognuno dei quali ricoperto da un manto di soluzione di acqua concentrata dei necessari amminoacidi."95

Cosa significa tutto questo? Perry Reeves, professore di chimica, risponde a questa domanda:

Quando si esamina il vasto numero di strutture possibili che potrebbero risultare da una semplice combinazione casuale di amminoacidi in un primordiale stagno in evaporazione, è stupefacente credere che la vita possa avere avuto origine in questo modo. È più plausibile che un Gran Costruttore con un progetto maestro sia necessario a una tale impresa.96

Se la formazione accidentale di anche una sola di queste proteine è impossibile, è miliardi di volte ancora più impossibile che circa un milione di queste proteine si riuniscano in modo corretto casualmente e costituiscano una cellula umana. Ciò che è più importante, una cellula non è mai composta di un mero ammasso di proteine. Oltre a queste, una cellula include anche gli acidi nucleici, i carboidrati, i lipidi, le vitamine e molte altre sostanze chimiche quali gli elettroliti, ordinate in proporzioni specifiche, in armonia e ordine, sia in termini di struttura che di funzione. Ognuna di queste funge da blocco abitativo o co-molecola in vari organuli. Robert Shapiro, professore di chimica preso l'Università di New York e esperto di DNA, ha calcolato la probabilità di formazione accidentale dei 2000 tipi di proteine trovati in un singolo batterio (Vi sono 20000 differenti tipi di proteine in una cellula umana). Il numero che si ottenne fu 1 su 1040000.97 (Questo è un numero incredibile, che si ottiene aggiungendo 40000 zeri all'1.)

Un professore di matematica applicata e astronomia presso la University College (Cardiff, Galles), Chandra Wickramasinghe, commenta:

La probabilità di una formazione spontanea della vita dalla materia inanimata è pari a 1 seguito da 40000 zeri... È abbastanza grande da seppellire Darwin e l'intera teoria dell'evoluzione. Non vi è stato alcun brodo ancestrale, né su questo pianeta né su qualsiasi altro, e se gli inizi della vita non furono accidentali, allora devono essere stati prodotti da un'intelligenza risoluta.98

Sir Fred Hoyle scrive a proposito di questi numeri non plausibili:

In verità, tale teoria (che la vita sia stata creata da un'intelligenza) è così ovvia che ci si stupisce che non sia ampiamente accettata come evidente. Le ragioni sono psicologiche piuttosto che scientifiche.99

La ragione per cui Hoyle ha usato il termine "psicologico" è l'auto-condizionamento degli evoluzionisti a non accettare il fatto che la vita possa essere stata creata. Queste persone hanno deciso di rifiutare l'esistenza di Allah come loro obiettivo principale. Soltanto per questo motivo, perseverano a difendere gli irragionevoli scenari che essi stessi riconoscono come impossibili.


Proteine sinistrorse
Esaminiamo ora in dettaglio la ragione per cui lo scenario evoluzionista relativo alla formazione di proteine è impossibile.
La corretta sequenza di amminoacidi non è del tutto sufficiente alla formazione di una molecola proteica. Oltre a questo, ognuno dei venti tipi differenti di amminoacidi presenti nella composizione di proteine deve essere levogiro. Esistono due tipi differenti di amminoacidi detti "levogiri" e "destrogiri". Ciò che li differenzia è la simmetria speculare tra le loro strutture tridimensionali, che è simile alla mano sinistra e alla mano destra di una persona.

Questi due tipi di amminoacidi possono essere facilmente collegati tra loro. La ricerca ha rivelato un fatto sorprendente: tutte le proteine nelle piante e negli animali, dall'organismo più semplice a quello più complesso, sono costituite da amminoacidi levogiri. Se anche un solo amminoacido destrogiro si fissasse alla struttura di una proteina, essa diverrebbe inutilizzabile. In alcuni esperimenti, i batteri ai quali furono dati amminoacidi destrogiri immediatamente li distrussero e in alcuni casi formarono degli amminoacidi levogiri dai componenti spezzati in modo da potersene servire.

Supponiamo, per un istante, che la vita pervenga all'esistenza casualmente, come sostengono gli evoluzionisti. In questo caso, gli amminoacidi destrogiri e levogiri che fossero in tal modo generati, dovrebbero essere presenti schematicamente in parti uguali in natura. Tutti gli esseri viventi, quindi, dovrebbero essere costituiti da aminoacidi destrogiri e levogiri, in quanto è chimicamente possibile che entrambi i tipi si combinino reciprocamente. In realtà, le proteine esistenti in ogni organismo vivente sono costituite soltanto da amminoacidi levogiri.

Come le proteine possano scegliere soltanto i levogiri tra tutti gli amminoacidi, mentre neppure un destrogiro possa essere compreso nel processo vitale, è una questione ancora irrisolta da parte degli evoluzionisti, i quali non possono spiegare una selezione talmente specifica e conscia.

Questa caratteristica delle proteine intensifica, inoltre, la confusione dell'impasse "coincidentale" degli evoluzionisti. Affinchè una proteina "significativa" venga generata, non è sufficiente che gli amminoacidi siano in un numero determinato, in una sequenza perfetta e combinati insieme secondo la corretta forma tridimensionale, devono anche essere selezionati soltanto tra i levogiri e neppure un destrogiro può essere presente. Non esiste, tuttavia, alcun meccanismo di selezione naturale che comprenda che un amminoacido destrogiro è stato aggiunto alla catena e che debba quindi essere rimosso in quanto erroneo. Questa situazione inficia ancora una volta la possibilità della coincidenza e del caso.

Nella Britannica Science Encyclopaedia, strenua paladina dell'evoluzionismo, si dice che gli amminoacidi di tutti gli organismi viventi sulla terra e i blocchi di polimeri complessi quali le proteine hanno la stessa asimmetria sinistra. Viene aggiunto, inoltre, che questo è equivalente a lanciare una moneta mille volte e a ottenere sempre "testa". Si ammette inoltre che non è possibile comprendere perché le molecole divengano sinistrorse o destrorse e che tale alternativa è fascinosamente correlata all'origine della vita sulla terra.100

Se si ottiene sempre testa gettando una moneta un milione di volte, è più logico attribuirlo al caso o accettare che vi sia un intervento consapevole? La risposta dovrebbe essere ovvia. Nondimeno, a dispetto della sua apparente evidenza, gli evoluzionisti si rifugiano nella coincidenza semplicemente perché non vogliono accettare l'esistenza di un "intervento consapevole".

Una situazione simile si presenta con i nucleotidi, le più piccole unità del DNA e del RNA. Al contrario degli amminoacidi negli organismi viventi, sono scelte solo le forme destrorse di nucleotidi. Anche questa situazione non potrà mai essere spiegata per mezzo della coincidenza.

Per concludere, è definitivamente provato dalle probabiltà che abbiamo esaminato in precedenza che il caso non può spiegare l'origine della vita. Se tentiamo di calcolare la probabilità di una media proteina composta di 400 amminoacidi, selezionati soltanto tra i levogiri, otteniamo la probabilità di 1 su 2400, che corrisponde a 10120. Solo per fare un confronto, è utile ricordare che il numero di elettroni nell'universo è stimato pari a 1079, che è assai inferiore a questo numero. La probabilità degli amminoacidi che formano la sequenza richiesta e la forma funzionale determinerebbe numeri molto superiori. Se congiungiamo queste probabilità e ampliamo il soggetto alla formazione di un più elevato numero e tipo di proteine, il calcolo diventa inconcepibile............



07/02/2007 11:59
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Un legame corretto è vitale
.............Un legame corretto è vitale
Anche la lunga lista precedente non pone fine alle mancanze degli evoluzionisti. Non è sufficiente che gli amminoacidi siano ordinati in numero corretto, in sequenza e secondo la richiesta struttura tridimensionale. La formazione di una proteina esige anche che le molecole di amminoacidi con più di un braccio siano reciprocamente legate solo attraverso certi bracci. Tale vincolo è detto "legame peptidico". Gli amminoacidi possono creare dei legami reciproci in modo diverso, ma le proteine sono costituite solo da quegli amminoacidi che sono uniti per mezzo di legami "peptidici".
Un paragone permetterà di chiarire questo punto: si supponga che un'automobile sia completa di tutte le sue parti correttamente assemblate, ad eccezione di una ruota, fissata non con con i dadi e i bulloni appropriati, ma con un pezzo di filo metallico, in modo tale che il suo mozzo sia rivolto verso terra. Sarebbe impossibile per tale automobile avanzare anche solo di un metro, nonostante la complessità della sua tecnologia e la potenza del suo motore. A prima vista tutto sembrerebbe a posto, ma l'errata installazione di anche una sola ruota renderebbe l'intera auto inutilizzabile. Allo stesso modo, in una molecola proteica, l'unione di anche un solo amminoacido ad un altro con un legame diverso da quello peptidico renderebbe l'intera molecola inservibile.

Le ricerche hanno mostrato che gli amminoacidi combinati casualmente presentano legami peptidici solo nella misura del 50%, mentre il restante è costituito da legami differenti che non sono presenti nelle proteine. Per funzionare correttamente, ogni amminoacido costituente una proteina deve essere congiunto solo per mezzo di un legame peptidico, così come deve essere scelto soltanto tra i levogiri.
Tale probabilità è la stessa di ogni proteina di essere sinistra. Ovvero, quando si considera una proteina formata da 400 amminoacidi, la probabilità che questi si combinino tra loro solo con legami peptidici è pari a 1 su 2399.


Probabilità zero
Come si è visto, la probabilità che una molecola proteica costituita di 500 amminoacidi si formi è pari a "1" su un numero formato da 950 zeri, incomprensibile alla mente umana. Questa è solo una probabilità sulla carta. In pratica, questa ha "0" possibilità di realizzazione. In matematica, una probabilità inferiore a 1 su 1050 è statisticamente considerata pari a "0" possibilità di realizzazione.
Una probabilità di "1 su 10950" è ben oltre i limiti di questa definizione.
Mentre la improbabilità della formazione di una molecola proteica di 500 amminoacidi raggiunge un tale grado, possiamo procedere oltre spingendo i limiti della mente a livelli più elevati di improbabilità. Nella molecola dell'emoglobina, che è una proteina vitale, vi sono 547 amminoacidi, un numero superiore a quello citato in precedenza. Si pensi ora che in un solo tra i miliardi di globuli rossi del sangue, vi sono "280.000.000" di molecole di emoglobina.

La presunta età della terra non è sufficiente a permettere la formazione di neppure una singola proteina mediante il metodo di "prova ed errore", per non considerare un globulo rosso. Anche se si supponesse che gli amminoacidi si fossero combinati e decomposti per mezzo di tale metodo, senza alcuna perdita di tempo fin dalla formazione del mondo al fine di costituire una singola molecola proteica, il periodo di tempo richiesto sarebbe ancora più esteso della presente età del mondo per raggiungere la probabilità di 1 su 10950.

Ne deriva che l'evoluzione cade in un terribile abisso di improbabilità già dal momento della formazione di una singola proteina.


Esiste in natura un meccanismo di prova ed errore?
Concludiamo, infine, con un punto molto importante in relazione alla logica di base del calcolo delle probabilità, del quale abbiamo dato alcuni esempi. Abbiamo visto in precedenza come il calcolo delle probabilità raggiunge limiti astronomici e che tali possibilità sono praticamente irrealizzabili. Vi è, tuttavia, un aspetto molto più importante e caotico per gli evoluzionisti: in condizioni naturali, tali probabilità non possono neppure dare inizio ad alcun periodo di prova, in quanto in natura non esiste alcun meccanismo di prova ed errore che tenti di produrre proteine.
I calcoli che abbiamo sopra indicato per mostrare la probabilità della formazione di una molecola proteica con 500 amminoacidi sono validi solo per un'ideale condizione di "prova ed errore", che non esiste nella vita reale. Ovvero, la probabilità di ottenere una proteina utile è pari a "1" su 10950 soltanto se si suppone che esista un meccanismo immaginario nel quale una mano invisibile congiunga 500 amminoacidi a caso, quindi, dopo averne constatato l'erroneità, li separi uno ad uno e li disponga in un ordine diverso per la seconda volta, e così di seguito. Nel corso di ogni tentativo, gli amminoacidi dovrebbero essere disuniti singolarmente e sistemati secondo un nuovo ordine; la sintesi dovrebbe fermarsi dopo l'aggiunta del cinquecentesimo amminoacido e l'assicurazione che non ve ne sia neppure un altro coinvolto. La prova dovrebbe, quindi, interrompersi per verificare se la proteina si fosse costituita, in caso di insuccesso, tutto dovrebbe essere dissolto e provato per una nuova sequenza. Oltre a questo, nel corso di ogni prova, neppure un singolo materiale estraneo dovrebbe essere coinvolto. Sarebbe inoltre essenziale che la catena formatasi durante la prova non venisse spezzata e distrutta prima di aver raggiunto il quattrocentonovantanovesimo vincolo. Tali condizioni significano che le probabilità, di cui sopra abbiamo fatto menzione, possono aver luogo soltanto in un ambiente controllato, ove un meccanismo consapevole diriga, sin dal principio, ogni fase del processo, in cui solo la "selezione degli amminoacidi" sia lasciata al caso. È, senza dubbio, impossibile che che un simile ambiente esista in condizioni naturali. La formazione di una proteina nell'ambiente naturale è, quindi, logicamente e tecnologicamente impossibile, nonostante l'aspetto di "possibilità". In realtà, parlare della probabilità di un tale evento è del tutto privo di scientificità.
Alcuni evoluzionisti poco istruiti non colgono questo. Poiché credono che la formazione di una proteina sia una semplice reazione chimica, ne traggono ridicole deduzioni del tipo che "gli amminoacidi si combinano per reazione e quindi formano proteine". Nondimeno, le reazioni chimiche accidentali che si verificano in una struttura inorganica possono solo apportare cambiamenti semplici e primitivi, il cui numero è certo e limitato. Un materiale chimico alquanto più complesso richiede enormi stabilimenti chimici e laboratori. La medicine e molti altri materiali chimici che utilizziamo nella nostra vita quotidiana sono dello stesso tipo. Le proteine hanno strutture molto più complesse di quelle chimiche prodotte dall'industria. È impossibile, di conseguenza, che le proteine, ognuna delle quali è un capolavoro di design e ingegneria, abbiano avuto origine da reazioni chimiche casuali.

Mettiamo da parte per un minuto tutte le impossibilità che abbiamo descritto finora e supponiamo che una molecola proteica utile si sia evoluta spontaneamente "per coincidenza". Anche a questo punto l'evoluzione non ha risposte, in quanto, affinché questa proteina possa sostenere la sua presenza, richiederebbe di essere isolata dalla collocazione naturale in cui si trova e avrebbe necessità di essere protetta in condizioni molto speciali. In caso contrario, questa proteina verrebbe disintegrata dall'esposizione alle condizioni naturali della terra oppure si congiungerebbe ad altri acidi, amminoacidi o composti chimici, perdendo le sue proprietà e trasformandosi, di conseguenza, in una sostanza del tutto diversa e inutile.


La confusione degli evoluzionisti riguardo all'origine della vita
La questione su "come gli esseri viventi siano apparsi per la prima volta" rappresenta una tale impasse per gli evoluzionisti, che essi di solito non tentano neppure di avvicinarsi a questo argomento. Cercano di evitare la domanda affermando che "le prime creature pervennero all'esistenza in seguito ad alcuni eventi accidentali nell'acqua". Sono, tuttavia, ad un punto morto che non possono in alcun modo oltrepassare. A dispetto delle ragioni evoluzioniste dei paleontologi, in questo caso non dispongono di alcun fossile che gli permetta di distorcere e fraintendere la realtà come vorrebbero al fine di patrocinare le loro asserzioni. La teoria dell'evoluzione risulta, quindi, definitivamente confutata fin dal principio.
Vi è un punto importante da prendere in considerazione: se è dimostrato che ogni passo del processo evolutivo è impossibile, ciò è sufficiente a provare che l'intera teoria è del tutto falsa e non valida. Ad esempio, provando che la formazione accidentale di proteine è impossibile, vengono di conseguenza confutate anche tutte le altre motivazioni riguardo ai passi successivi dell'evoluzione. Dopo questa fase, perdono ogni senso le speculazioni sui crani di alcuni uomini e scimmie.

Come gli organismi viventi fossero pervenuti all'esistenza da sostanze inorganiche fu una questione che gli evoluzionisti non vollero per lungo tempo neppure menzionare. Nondimeno, divenne un problema inevitabile che si tentò di risolvere con una serie di studi nel secondo quarto del XX secolo.

La domanda principale era: "Come avrebbero potuto le prime cellule viventi apparire nella primordiale atmosfera della terra?" In altre parole, che tipo di spiegazione avrebbero potuto apportare a questo problema gli evoluzionisti?

Le risposte vennero cercate per mezzo di esperimenti. Gli scienziati e i ricercatori evoluzionisti condussero una serie di esperimenti di laboratorio volti a trovare la soluzione a questa domanda, senza, tuttavia, risvegliare un grande interesse.

Lo studio più prestigioso sull'origine della vita è il cosiddetto Esperimento Miller, condotto dal ricercatore americano Stanley Miller nel 1953. (L'esperimento è anche noto come "Esperimento Urey-Miller", per il contributo dell'insegnante di Miller presso l'Università di Chicago, Harold Urey.)
Questo esperimento rappresenta la sola prova avanzata a dimostrazione della "tesi dell'evoluzione molecolare", addotta per definire il primo periodo dell'evoluzione. Nonostante sia trascorso quasi mezzo secolo e siano stati realizzati enormi progressi tecnologici, non si è fatto alcun passo avanti.
L'esperimento di Miller è tuttora oggetto di studio nei testi didattici per spiegare l'originaria generazione di esseri viventi. Consapevoli del fatto che tali studi non offrono alcun supporto, ma che anzi confutano la loro tesi, gli evoluzionisti hanno deliberatamente evitato di intraprendere simili esperimenti.


L'esperimento di Miller
L'intento di Miller era di presentare una scoperta sperimentale che mostrasse come gli amminoacidi fossero pervenuti all'esistenza "per casualità" miliardi di anni fa sulla terra priva di vita.
Nel corso del suo esperimento, Miller utilizzò una mistura di gas, composta di ammoniaca, metano, idrogeno e vapore acqueo, che egli presuppose fosse esistita sulla terra primordiale (ma che in seguito si dimostrò irrealistica). Dal momento che questi gas non reagivano tra loro in condizioni naturali, egli applicò degli stimoli energetici al milieu per provocare la reazione. Supponendo che tale energia fosse derivata da lampi di luce nell'atmosfera primordiale, egli si servì di una fonte artificiale di scarica elettrica per riprodurla.

Miller fece bollire a 100°C questa mistura di gas per una settimana e vi introdusse una corrente elettrica. Alla fine della settimana, Miller analizzò le sostanze chimiche formatesi nel fondo della vaschetta e osservò che tre dei 20 amminoacidi, che costituiscono gli elementi basici delle proteine, si erano sintetizzati.

Questo esperimento indusse una grande eccitazione tra gli evoluzionisti e venne promosso come un notevole successo. In uno stato di abbagliante euforia varie riviste pubblicarono titoli del tipo "Miller crea la vita". Tuttavia, le molecole che Miller aveva sintetizzato erano solo molecole "inorganiche".

Incoraggiati da questo esperimento, gli evoluzionisti crearono immediatamente nuovi scenari. Furono precipitosamente ipotizzati stadi successivi agli amminoacidi. Questi, per supposizione, si sarebbero più tardi riuniti casualmente in sequenze appropriate per formare proteine. Tali proteine createsi accidentalmente si sarebbero, in seguito, poste autonomamente in strutture simili a membrane cellulari, le quali, "in qualche modo", sarebbero pervenute all'esistenza e avrebbero costituito una cellula primitiva. L'esperimento di Miller, tuttavia, non fu nient'altro che una finzione, la cui falsità è stata provata in molti modi.


L'esperimento di Miller non fu nient'altro che una finzione
L'esperimento di Miller fu un tentativo di provare che gli amminoacidi avrebbero potuto formarsi autonomamente nelle primordiali condizioni della terra. Permangono, tuttavia, numerose incongruenze:
1.Servendosi di un meccanismo detto "trappola fredda", Miller isolò gli amminoacidi dall'ambiente non appena essi si erano formati. Se non avesse fatto questo, le condizioni dell'ambiente in cui gli amminoacidi si erano formati avrebbero immediatamente distrutto queste molecole. Senza dubbio, questo tipo di meccanismo di isolamento consapevole non esisteva durante le primordiali condizioni terrestri. Senza un tale meccanismo, anche se si fosse ottenuto un solo amminoacido, sarebbe stato immediatamente distrutto. Il chimico Richard Bliss ha espresso questa contraddizione nel modo seguente: "In realtà, senza questa trappola fredda, i prodotti chimici sarebbero stati distrutti dalla sorgente elettrica."101

Sicuramente Miller, nei suoi esperimenti precedenti, non potè costituire alcun amminoacido, pur usando gli stessi materiali ma senza la trappola fredda.

2. Il primordiale ambiente atmosferico che Miller tentò di simulare nel suo esperimento non era realistico. Nel 1980, gli scienziati furono concordi nell'affermare che l'azoto e il biossido di carbonio, in realtà, erano presenti in questo ambiente artificiale in luogo del metano e dell'ammoniaca. Dopo un lungo periodo di silenzio, lo stesso Miller confessò che l'ambiente atmosferico da lui ricostruito non era realistico.102
Perché, allora, Miller ha insistito su questi gas? La risposta è semplice: senza l'ammoniaca, sarebbe stato impossibile sintetizzare un amminoacido. A questo proposito, in un articolo apparso sulla rivista Discover, Kevin Mc Kean ha scritto Miller e Urey imitarono l'antica atmosfera della terra con una mistura di metano e ammoniaca. Secondo la loro opinione, la terra sarebbe stata una mistura omogenea di metallo, roccia e ghiaccio. Gli studi più recenti, tuttavia, hanno rivelato che la terra era molto calda a quei tempi e che era composta di nichelio e ferro fuso. Di conseguenza, l'atmosfera chimica di quel periodo dovrebbe essere stata composta soprattutto di azoto (N2), biossido di carbonio (CO2) e vapore acqueo (H2O). Nondimeno, questi elementi non sono così adatti alla produzione di molecole organiche come il metano e l'ammoniaca.103

Gli scienziati americani J. P. Ferris e C. T. Chen ripeterono l'esperimento di Stanley Miller in un ambiente atmosferico che conteneva biossido di carbonio, idrogeno, azoto e vapore acqueo, e non riuscirono ad ottenere neppure un singolo amminoacido.104

3. Un altro aspetto importante volto ad infirmare l'esperimento di Miller è che vi era abbastanza ossigeno da distruggere tutti gli amminoacidi presenti nell'atmosfera nel periodo in cui si suppone si siano formati. Questo fatto, non rilevato da Miller, è rivelato dalle tracce di ossido di ferro e uranio scoperte in rocce che si stima risalgano a 3,5 milioni di anni fa.105

Altre scoperte mostrano che la quantità di ossigeno a quello stadio era molto più elevato di quanto originariamente sostenuto dagli evoluzionisti. Gli studi rivelano che in quel periodo il livello di radiazioni ultraviolette a cui la terra era esposta era diecimila volte superiore alle stime degli evoluzionisti. Queste intense radiazioni ultraviolette avrebbero inevitabilmente liberato l'ossigeno decomponendo il vapore acqueo e il biossido di carbonio nell'atmosfera.

Questa situazione invalida radicalmente l'esperimento di Miller, nel quale l'ossigeno era del tutto negletto. Se l'ossigeno fosse stato utilizzato nell'esperimento, il metano si sarebbe decomposto in biossido di carbonio e acqua, mentre l'ammoniaca in azoto e acqua. D'altra parte, in un ambiente dove l'ossigeno non esisteva non vi sarebbe stato neppure uno strato di ozono, quindi gli amminoacidi sarebbero stati immediatamente distrutti non appena esposti a raggi ultravioletti molto intensi senza la protezione di uno strato di ozono. In altre parole, con o senza l'ossigeno nel mondo primordiale, il risultato sarebbe stato un ambiente distruttivo per gli amminoacidi.

4. Al termine dell'esperimento di Miller, si formarono molti acidi organici con caratteristiche nocive alle strutture e alle funzioni degli esseri viventi. Se gli amminoacidi non fossero stati isolati e fossero stati lasciati nello stesso ambiente con queste sostanze, la loro distruzione o trasformazione in composti differenti, attraverso reazioni chimiche, sarebbe stata inevitabile.

Per di più, alla fine dell'esperimento si formarono innumerevoli amminoacidi destrogiri. La loro esistenza confutò la teoria fin nel suo intimo ragionamento, in quanto gli amminoacidi destrogiri erano parte di quelli che non si adattavano alla funzione nella composizione degli organismi viventi. Per concludere, le circostanze in cui si formarono gli amminoacidi nell'esperimento di Miller non erano adatte alla vita. In realtà, questo mezzo prese la forma di una mistura acida che distruggeva e ossidava le molecole utili ottenute.

Un'unica realtà concreta si ricava da tutti questi fatti: l'esperimento di Miller non può pretendere di provare la casuale formazione di esseri viventi nelle primordiali condizioni terrestri. L'intero esperimento non è altro che una prova di laboratorio sottoposta a controlli per sintetizzare amminoacidi. Il volume e il tipo di gas utilizzati furono determinati al fine di originare amminoacidi. La quantità di energia rifornita al sistema non era né in eccesso né in difetto, bensì quella stabilita con precisione allo scopo di permettere le necessarie reazioni. L'impianto adibito all'esperimento fu accuratamente isolato in modo tale da evitare la penetrazione di qualsiasi tipo di elemento dannoso, distruttivo o di impedimento alla formazione di quegli amminoacidi che erano probabilmente presenti nelle primordiali condizioni terrestri. Nessun elemento, minerale o composto, tra quelli presenti effettivamente ai primordi che avrebbe potuto cambiare il corso delle reazioni, fu incluso nell'esperimento. L'ossigeno, che avrebbe potuto prevenire la formazione di amminoacidi per ossidazione, è soltanto uno tra questi elementi distruttivi. Anche in ideali condizioni di laboratorio, è stato impossibile mantenere in vita gli amminoacidi prodotti evitando la loro distruzione senza valersi del meccanismo della "trappola fredda".

Con questo esperimento, in realtà, gli evoluzionisti stessi hanno confutato l'evoluzione, in quanto, se l'esperimento ha provato qualcosa, è che gli amminoacidi possono essere prodotti soltanto in un ambiente di laboratorio controllato, dove tutte le condizioni sono specificamente progettate da un intervento consapevole. Ovvero, il potere che determina la vita non può essere il caso inconsapevole, ma piuttosto una creazione conscia.

La ragione per cui gli evoluzionisti non accettano questa realtà palese è la loro cieca adesione a pregiudizi che non hanno alcun carattere di scientificità. È degno di nota il fatto che Harold Hurey, l'organizzatore insieme al suo allievo Stanley Miller dell'esperimento in esame, abbia a tale proposito confessato:

Tutti noi che abbiamo studiato le origini della vita riteniamo che più ci si addentri in essa, più si senta che è troppo complessa per essersi in qualche modo evoluta. Noi tutti crediamo, come se fosse un articolo di fede, che la vita su questo pianeta si sia evoluta dalla materia morta. La sua complessità è tuttavia così grande, che diventa difficile immaginarselo.107


L'atmosfera primordiale della terra e le proteine
Nonostante tutte le incongruenze che abbiamo citato in precedenza, gli evoluzionisti continuano a riferirsi all'esperimento di Miller per evitare la questione dell'autonoma formazione di amminoacidi nelle primordiali condizioni terrestri. Tuttora, essi continuano a ingannare la gente pretendendo che il problema sia stato risolto da questo esperimento fallace.
Nondimeno, per spiegare la seconda fase dell'origine della vita, gli evoluzionisti dovettero affrontare un problema incomparabilmente più grande di quello della formazione degli amminoacidi: le "proteine", ovvero, i blocchi da costruzione della vita, composte da centinaia di differenti amminoacidi uniti secondo un ordine preciso.

Affermare che le proteine siano state formate dal caso in condizioni naturali è molto più irrealistico e irragionevole della medesima affermazione a proposito degli amminoacidi. Nelle pagine precedenti abbiamo studiato, valendoci del calcolo delle probabilità, l'impossibilità matematica dell'unione accidentale di amminoacidi in sequenze precise al fine di formare proteine. Ora esamineremo come sia impossibile che le proteine siano state prodotte chimicamente nelle primordiali condizioni terrestri.


La sintesi proteica non è possibile in acqua
Quando si combinano per formare proteine, gli amminoacidi costituiscono tra loro un legame speciale detto "peptidico", nel corso della cui formazione viene liberata una molecola di acqua.
Ciò confuta definitivamente la spiegazione evoluzionista che la vita ai primordi abbia avuto origine dall'acqua, in quanto, secondo il "principio di Le Châtelier", non è possibile che una reazione che libera acqua (reazione di condensazione) abbia luogo in un ambiente idrato. La realizzazione di questo tipo di reazione in un ambiente idrato si dice che "abbia la minima probabilità di accadere" tra tutte le reazioni chimiche.

Gli oceani, quindi, considerati i luoghi dove ebbero origine la vita e gli amminoacidi, non sono lo sfondo appropriato alla formazione di proteine. D'altra parte, sarebbe irrazionale per gli evoluzionisti cambiare il loro pensiero e affermare che la vita ebbe origine sulla terra, perché il solo ambiente dove gli amminoacidi avrebbero potuto essere protetti dalle radiazioni ultraviolette è costituito dagli oceani e dai mari. Il principio di Le Châtelier smentisce l'idea della formazione della vita nei mari. Ciò costituisce un altro dilemma da risolvere per gli evoluzionisti.


Un altro sforzo disperato: l'esperimento di Fox
Sfidati dal suddetto dilemma, gli evoluzionisti iniziarono a inventare scenari irrealistici sul "problema acqua" che confutavano integralmente le loro teorie. Sydney Fox fu uno tra i più noti di questi ricercatori. Egli avanzò la seguente teoria per risolvere tale problema: i primi amminoacidi devono essere stati trascinati su alcune rupi nei pressi di un vulcano nel periodo appena successivo alla loro formazione nell'oceano primordiale. L'acqua contenuta nella mistura, che includeva gli amminoacidi presenti sulle rupi, deve essere evaporata quando la temperatura ha superato il punto di ebollizione. In tal modo, gli amminoacidi che erano stati "asciugati" avrebbero potuto combinarsi per formare le proteine.
Tale "complicata" soluzione non ottenne, tuttavia, diffusa approvazione, in quanto gli amminoacidi non avrebbero potuto sopravvivere a temperature così elevate, come è stato provato da successive ricerche.

Fox, in ogni caso, non si rassegnò. Egli combinò degli amminoacidi purificati in laboratorio "in condizioni molto speciali" riscaldandoli in ambiente asciutto. Gli amminoacidi si combinarono, ma non si ottenne alcuna proteina. Ciò che egli ottenne, in realtà, furono semplici e disordinati raccordi di amminoacidi arbitrariamente combinati tra loro, ben lungi dal rassomigliare ad una proteina vivente. Inoltre, se Fox avesse mantenuto gli amminoacidi ad una temperatura costante, allora questi inutili raccordi sarebbero stati disintegrati.108

Un altro fattore che invalidò ulteriormente l'esperimento fu l'utilizzo da parte di Fox non degli inutili prodotti finali dell'esperimento di Miller, ma di puri amminoacidi provenienti da organismi viventi. Nondimeno questo esperimento, che intese proseguire quello di Miller, prese avvio proprio dai risultati ottenuti da quest'ultimo. Eppure, né Fox, né alcun altro ricercatore utilizzarono mai gli inutili amminoacidi prodotti da Miller.109

L'esperimento di Fox non fu accolto positivamente neppure presso i circoli evoluzionisti, poiché fu chiaro che le insignificanti catene di amminoacidi (proteinoidi) prodotte noon avrebbero potuto formarsi in condizioni naturali. Per di più, le proteine, i blocchi da costruzione della vita, non avrebbero potuto essere prodotte. Il problema dell'origine delle proteine rimaneva ancora aperto. In un articolo del 1970 apparso nella rivista scientifica divulgativa Chemical Engineering News, l'esperimento di Fox venne menzionato nei termini seguenti:

Sidney Fox e gli altri ricercatori tentarono di unire gli amminoacidi in forma di proteinoidi, avvalendosi di tecniche di riscaldamento molto speciali in condizioni che non corrispondevano a quelle delle fasi primordiali della terra. Inoltre, i proteinoidi non assomigliano assolutamente alle proteine regolari presenti negli esseri viventi. Non sono altro che macchie inutili e irregolari. Si è detto che seppure tali molecole si fossero formate nei primi tempi, sarebbero state sicuramente distrutte.110

Senza dubbio, i proteinoidi ottenuti da Fox furono assolutamente diversi dalle proteine reali sia per struttura che per funzione. La differenza tra proteine e proteinoidi è tanto grande quanto quella che intercorre tra uno strumento ad alta tecnologia e un ammasso di materia informe
No vi era, inoltre, neppure la possibilità che queste irregolari catene di amminoacidi potessero sopravvivere nell'atmosfera primordiale. Effetti chimici e fisici dannosi e distruttivi causati dalla violenta esposizione ultravioletta e instabili condizioni naturali avrebbero provocato la disintegrazione di questi proteinoidi. Secondo il principio di Le Châtelier, sarebbe stato impossibile agli amminoacidi di combinarsi nell'acqua dove i raggi ultravioletti non li avrebbero raggiunti. Per questa ragione, l'idea che i proteinoidi costituissero le basi della vita perse infine l'appoggio degli scienziati.



07/02/2007 12:01
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La molecola miracolosa: il DNA
La molecola miracolosa: il DNA
Il nostro esame del livello molecolare ha finora mostrato che la formazione di amminoacidi non è stata in alcun modo chiarita dagli evoluzionisti. Allo stesso modo, anche la formazione delle proteine resta un mistero. Il problema, tuttavia, non si limita soltanto a tali processi. Ciò è soltanto l'inizio. La perfetta struttura della cellula conduce, infatti, gli evoluzionisti ad una empasse. La ragione è che la cellula non è un semplice mucchio di proteine composte di amminoacidi; è un meccanismo vivente strutturato in centinaia di sistemi sviluppati ed è talmente complesso da rendere l'uomo incapace di comprenderne il mistero. Complessità a parte, gli evoluzionisti non sono in grado di spiegare neppure l'unità di base della cellula.
Mentre la teoria dell'evoluzione non ha saputo fornire una coerente spiegazione dell'esistenza delle molecole che costituiscono le basi della struttura cellulare, i progressi della genetica e la scoperta degli acidi nucleici (DNA e RNA) hanno sollevato dei problemi del tutto nuovi per gli evoluzionisti. Nel 1955, il lavoro di due scienziati, James Watson e Francis Crick, sul DNA, ha inaugurato una nuova era per la biologia. Molti studiosi diressero la loro attenzione alla scienza della genetica. Oggi, dopo anni di ricerche, la struttura del DNA è stata in gran parte rivelata.

La molecola chiamata DNA, che si trova nel nucleo di ognuno dei 100 trilioni di cellule presenti nell'uomo, contiene il piano completo di costruzione del corpo umano. Le informazioni riguardanti tutte le caratteristiche di una persona, dall'aspetto fisico alla struttura degli organi interni, sono registrate nel DNA per mezzo di uno speciale sistema di codificazione. Le informazioni nel DNA sono codificate all'interno della sequenza di quattro basi speciali che costituiscono questa molecola. Queste basi vengono specificate come A, T, G, C , secondo le lettere iniziali dei loro nomi. Tutte le differenze strutturali tra le persone dipendono dalle variazioni nella sequenza di queste lettere. È una sorta di banca dati composta di quattro lettere.

L'ordine sequenziale delle lettere nel DNA determina la struttura di un essere umano fin nei minimi particolari. Oltre a caratteristiche quali la statura, gli occhi, il colore dei capelli e della pelle, il DNA di una singola cellula contiene anche la conformazione di 206 ossa, 600 muscoli, una rete di 10.000 muscoli auditivi, 2 milioni di nervi ottici, 100 bilioni di cellule nervose, 130 bilioni di metri di vene e 100 trilioni di cellule nel corpo. Se dovessimo trascrivere tutte le informazioni codificate nel DNA, allora dovremmo compilare una libreria gigantesca composta di 900 volumi enciclopedici di 550 pagine l'uno. Questo incredibile volume di informazioni è codificato in quei componenti del DNA detti "geni".


Può il DNA essere pervenuto all'esistenza casualmente?
A questo punto, si deve prestare attenzione a un dettaglio importante. Un errore nella sequenza dei nucleotidi che costituiscono un gene renderebbe quest'ultimo del tutto inutile. Quando si considera che vi sono 200 mila geni nel corpo umano, diventa più evidente quanto sia impossibile che quei milioni di nucleotidi che compongono questi geni si siano formati in corretta sequenza per coincidenza. Un biologo evoluzionista, Frank Salisbury, scrive a proposito di tale impossibilità:
Una proteina media può includere circa 300 amminoacidi. Il gene del DNA delegato al controllo di questo dovrebbe avere circa 1000 nucleotidi nella sua catena. Dal momento che vi sono quattro tipi di nucleotidi in una catena di DNA, uno consistente di 1000 legami potrebbe esistere in 41000 forme. Servendosi dei logaritmi è possibile costatare che 41000=10600. Il dieci moltiplicato per se stesso 600 volte forma un numero pari a un 1 seguito da 600 zeri! Questo numero è completamente al di là della nostra comprensione.111

Il numero 41000 è equivalente a 10600. Questo numero si ottiene aggiungendo 600 zeri a 1. Come 10 con 11 zeri indica un trilione, una figura con 600 zeri è una figura senza dubbio difficile da cogliere. L'impossibilità della formazione di RNA e DNA per accumulazione coincidentale di nucleotidi è espressa dallo scienziato francese Paul Auger:

Dobbiamo distinguere nettamente due fasi nella casuale formazione di molecole complesse, quali i nucleotidi, tramite eventi chimici. La produzione di nucleotidi uno ad uno –che è possibile– e la combinazione di questi in sequenze molto speciali. La seconda è assolutamente impossibile.112


Anche Francis Crick, il quale ha creduto per molti anni nella teoria dell'evoluzione molecolare, confessò, dopo la scoperta del DNA, che una molecola talmente complessa non avrebbe potuto formarsi spontaneamente per coincidenza, come risultato di un processo evolutivo:

Un uomo onesto, armato soltanto della conoscenza a noi disponibile, potrebbe affermare soltanto che, in un certo senso, l'origine della vita appare al momento piuttosto un miracolo.113

L'evoluzionista turco Ali Demirsoy è stato costretto ad ammettere che:

In realtà, la probabilità della formazione di una proteina e di un acido nucleico (DNA-RNA) è molto più lontana di quanto si è stimato. Inoltre, il caso che emerga una certa catena proteica è così esile da poter essere definito astronomico.114

Un dilemma molto interessante si presenta quindi a questo punto: mentre il DNA può solo replicarsi con l'aiuto di alcuni enzimi che sono in realtà proteine, la sintesi di questi enzimi può solo realizzarsi per mezzo di informazioni codificate nel DNA. In quanto dipendono entrambi l'uno dall'altro, o esistono contemporaneamente allo stesso tempo per replicarsi, o uno di essi deve essere "creato" prima dell'altro. A questo proposito, il microbiologo americano Jacobson scrive:

Le direzioni per la riproduzione dei piani, per l'energia e l'estrazione delle parti dall'ambiente corrente, per la sequenza di crescita e per il meccanismo che ne trasferisce le istruzioni, devono essere tutti simultaneamente presenti in quel momento (quando la vita comincia). Questa combinazione di eventi è sembrata un avvenimento incredibilmente inverosimile ed è stato spesso attribuito ad un intervento divino.115

Questa citazione venne scritta due anni dopo la scoperta della struttura del DNA da parte di James Watson e Francis Crick. Ma, nonostante tutti i progressi scientifici, questo problema rimane insoluto per gli evoluzionisti. Due scienziati tedeschi, Junker e Scherer, spiegarono che la sintesi di ognuna delle molecole necessarie all'evoluzione chimica richiede condizioni distinte e la probabilità di combinazione di questi materiali, i quali hanno teoricamente metodi di acquisizione molto differenti, è pari a zero:

Fino ad ora, non è noto alcun esperimento con il quale sia possibile ottenere tutte le molecole necessarie all'evoluzione chimica. È, di conseguenza, essenziale produrre appropriatamente varie molecole in posti differenti e quindi trasferirle in un altri per reazione, proteggendole da elementi dannosi quali l'idrolisi e la fotolisi.116

In breve, la teoria evoluzionista non è in grado di provare alcuno stadio evolutivo che avvenga ipoteticamente al livello molecolare. Piuttosto che rispondere a queste domande, i progressi della scienza li rendono ancor più complessi ed inestricabili.

Curiosamente, gli evoluzionisti credono in tutti questi impossibili scenari come se fossero fatti scientifici. Poiché sono condizionati a non ammettere la creazione, non hanno altra possibilità che credere l'impossibile. Un famoso biologo austriaco, Michael Denton, è intervenuto su questo problema nel suo libro Evolution: A Theory in Crisis:

Per lo scettico, la proposizione che i programmi genetici di organismi superiori, i quali consistono in qualcosa di simile a miliardi di informazioni, equivalenti alla sequenza delle lettere di una piccola biblioteca di mille volumi, contenente in forma codificata innumerevoli migliaia di intricati algoritmi che controllano, specificano e ordinano la crescita e lo sviluppo di miliardi e miliardi di cellule nella forma di un organismo complesso, siano stati formati da un processo puramente accidentale è un affronto alla ragione. Ma per il darvinista, tale idea è accettabile senza il minimo dubbio – il paradigma ha la precedenza!117


Un altro vano tentativo evoluzionista: "il mondo RNA"
La scoperta, nel corso degli anni '70, che i gas esistenti in origine nella primitiva atmosfera terrestre avrebbero reso impossibile la sintesi degli amminoacidi fu un grave colpo per la teoria evoluzionista molecolare. Si comprese allora che gli "esperimenti sull'atmosfera primitiva" condotti da evoluzionisti quali Miller, Fox e Ponnamperuna non erano validi. Per questa ragione, negli anni '80 vennero fatti nuovi tentativi. Ne risultò la scenario del "mondo RNA", con il quale si avanzò l'ipotesi che le proteine non fossero state le prime ad essersi formate, ma le molecole di RNA che contenevano le informazioni sulle proteine.
Secondo questa prospettiva, avanzata nel 1986 da un chimico di Harvard, Walter Gilbert, miliardi di anni orsono una molecola di RNA, riuscita in qualche modo a replicare se stessa, si formò per coincidenza. Iniziò, quindi, a produrre proteine sotto l'effetto di elementi esterni. In seguito, divenne necessario depositare queste informazioni in una seconda molecola, fu così che emerse la molecola del DNA.

Essendo costituita di una catena di impossibilità ad ogni livello, questa prospettiva inimmaginabile acuì il problema e sollevò soltanto questioni inestricabili piuttosto che fornire una spiegazione sull'origine della vita:

1. Se è impossibile spiegare la formazione coincidentale anche di un solo nucleotide che costituisce il RNA, come è possibile che questi immaginari nucleotidi si siano riuniti insieme in una sequenza appropriata al fine di formare l'RNA? Il biologo evoluzionista John Horgan ammette l'irrealizzabilità di tale formazione accidentale:

Il continuo approfondimento da parte dei ricercatori del concetto di mondo-RNA solleva dei problemi. Come apparve l'RNA al principio? L'RNA e i suoi componenti sono difficili da sintetizzare in laboratorio nelle migliori condizioni, molto meno in quelle plausibili.118

2. Pur supponendo che si sia formato per caso, come avrebbe potuto questo RNA costituito di una catena di nucleotidi avere "deciso" di auto-replicarsi e con che tipo di meccanismo avrebbe potuto portare a termine questo processo? Dove trovò i nucleotidi di cui si servì durante l'auto-replicazione? Anche i microbiologi evoluzionisti Gerald Joyce e Leslie Orgel espressero la disperazione di tale situazione nel libro dal titolo "In the RNA World".119

3. Anche se si ipotizzasse un'auto-replicazione dell'RNA nel mondo primordiale, la disponibilità all'uso di ogni tipo di amminoacidi e l'accadimento di tutte queste impossibilità, la situazione non porterebbe ugualmente alla formazione di neppure una singola proteina. Poiché l'RNA include soltanto informazioni concernenti la struttura delle proteine. Gli amminoacidi, d'altra parte, sono materiali grezzi. Nondimeno, non esiste alcun meccanismo in grado di produrre proteine. Considerare l'esistenza dell'RNA sufficiente alla produzione di proteine è insensato tanto quanto pretendere che un'automobile si auto-assembli semplicemente gettando il progetto disegnato sulla carta su migliaia di sue parti accatastate l'una sull'altra. Anche in questo caso la produzione è inconcepibile dal momento che né operai né fabbrica sono coinvolti nel processo.

Una proteina è prodotta nella fabbrica dei ribosomi con l'aiuto di molti enzimi mediante processi estremamente complessi all'interno della cellula. Il ribosoma è un organulo cellulare complesso costituito di proteine. Ne consegue la formulazione di un'altra supposizione irragionevole, ovvero che anche i ribosomi siano pervenuti per caso all'esistenza nello stesso tempo. Anche Jacques Monod, insignito del premio Nobel, uno tra i più fanatici difensori dell'evoluzione, spiega che la sintesi proteica non può in alcun modo essere sottovalutata in modo tale da dipendere meramente dalle informazioni contenute negli acidi nucleici:

Il codice risulta privo di significato a meno che non venga tradotto. Il moderno macchinario di traduzione della cellula consiste di almeno cinquanta componenti macromoleculari, codificati a loro volta nel DNA: il codice non può essere tradotto se non da prodotti di traduzione. È l'espressione moderna di omne vivo ex ovo. Quando e come si chiuse questo circolo? È troppo difficile immaginarlo.120

Come avrebbe potuto una catena di RNA nel mondo primordiale prendere una tale decisione e quali metodi avrebbe dovuto utilizzare per produrre proteine assumendosi da sola la mansione di cinquanta particelle specializzate? Gli evoluzionisti non hanno risposte.

La dott. Leslie Orgel, una collega di Stanley Miller e Francis Crick presso l'Università di San Diego California, utilizza il termine "scenario" per la possibilità dell' "origine della vita per mezzo del mondo-RNA". La Orgel ha descritto che tipo di caratteristiche questo RNA dovrebbe presentare e perché ciò sia impossibile in un articolo intitolato "The Origin of Life" pubblicato su American Scientist nell'ottobre 1994:

Questo scenario potrebbe essersi presentato, come abbiamo visto, se l'RNA pre-biotico avesse avuto due proprietà oggi non evidenti: la capacità di replicarsi senza l'aiuto di proteine e la facoltà di catalizzare ogni passo della sintesi proteica.121

Come dovrebbe ormai essere chiaro, aspettarsi due processi complessi ed estremamente essenziali da una molecola come l'RNA è possibile solo grazie al potere d'immaginazione e al punto di vista degli evoluzionisti. Concreti fatti scientifici, d'altra parte, chiariscono come la tesi del "Mondo RNA", che è un nuovo modello proposto a sostegno della casuale formazione della vita, è una favola ugualmente non plausibile.

La vita è più di un mero ammasso di molecole
Lasciamo da parte per un momento tutte le cose impossibili e supponiamo che una molecola proteica si sia formata nell'ambiente più inappropriato e incontrollato quali le primordiali condizioni della terra. La formazione di una sola proteina non sarebbe sufficiente; questa dovrebbe pazientemente aspettare per migliaia, o forse milioni di anni in un simile ambiente senza subire alcun danno, fino a quando un'altra molecola si fosse formata casualmente nelle medesime condizioni. Dovrebbe aspettare la casuale contigua formazione di milioni di proteine corrette e essenziali. Quelle formatesi in precedenza avrebbero dovuto essere abbastanza pazienti da attendere, senza essere distrutte dai raggi ultravioletti e dai duri effetti meccanici, la formazione delle altre vicine. Raggiunto il numero adeguato, queste proteine originatesi tutte nello stesso luogo, si sarebbero dovute congiungere al fine di creare combinazioni sensate e formare gli organuli della cellula. Nessun materiale estraneo, molecola dannosa o catena proteica inutile avrebbe dovuto interferire in questo processo. In seguito, anche se questi organuli si fossero uniti armoniosamente in collaborazione tra loro secondo un piano ordinato, avrebbero dovuto prendere tutti gli enzimi necessari circumvicini e coprirsi di una membrana, al cui interno avrebbe dovuto essere riempita di un liquido speciale necessario a creare l'habitat congeniale. Ora, anche se tutti questi fatti "altamente improbabili" si fossero in realtà verificati, tale ammasso molecolare sarebbe giunto alla vita?
La risposta è negativa, in quanto le ricerche hanno rivelato che la semplice combinazione di tutti i materiali essenziali non è sufficiente dare l'avvio alla vita. Anche se tutte le proteine essenziali fossero raccolte e poste in una provetta non produrrebbero una cellula vivente. Tutti gli esperimenti condotti a questo fine si sono rivelati infruttuosi. Le ricerche rivelano che la vita può solo avere origine dalla vita. L'asserzione che la vita si sia evoluta da cose non viventi, in altre parole, "abiogenesi", è una favola che esiste soltanto nei sogni degli evoluzionisti, in completo disaccordo con i reali risultati di tutti gli esperimenti e le osservazioni.

Per questo riguardo, la prima forma di vita sulla terra deve aver avuto origine da un'altra vita. Questo è un riflesso del nome di Allah "Hayy" (Il Possessore della Vita). La vita può soltanto iniziare, continuare e finire per la Sua volontà. L'evoluzione, non solo non è in grado di spiegare l'origine della vita, ma è anche incapace di chiarire come si siano formati i materiali ad essa essenziali.
Chandra Wickramasinghe descrive la realtà che ha incontrato come scienziato a cui è stato insegnato, nel corso della sua intera esistenza, che la vita è emersa in seguito a casuali coincidenze:

Fin dal principio della mia istruzione scientifica, sono stato sottoposto ad un violento lavaggio del cervello affinchè mi fosse inculcata la credenza che la scienza non può coesistere con qualsiasi tipo di creazione deliberata. Questa nozione ha dovuto essere dolorosamente abbandonata. Attualmente, non posso trovare alcun argomento razionale per abbattere la visione che spinge a convertirsi a Dio. Eravamo soliti avere una mente aperta; ora comprendiamo che l'unica risposta logica alla vita è la creazione, non un accidentale trascinarsi alla cieca.122

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