il papa nero

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
rpp
00domenica 16 settembre 2007 12:56
questo è il classico caso dell'uomo dietro le quinte che governa il tutto di nascosto.
per chi non lo sapesse è stato annunciato da varie profezie cheu n giorno un nuovo monarca (papa nero) stabilirà una nuova teocrazia mondiale. il papa nero è il nome che viene dato al superiore generale della società dei gesuiti, una grande società che governa in modo nascosto il vaticano ed altre organizzazioni d'importanza mondiale. si vocifera anche che nell'attuale ordine dei gesuiti vi siano dentro membri ai vertici della fratellanza saturniana, ne viene fuori perciò che peter hans kolvenbach, l'attuale papa nero, sia l'uomo che governa il mondo da dietro.
apprendo da wikipedia che p. h. kolvenbach nel 2008 cederà il suo incarico ad un suo futuro successore (nello stesso anno compierà 80 anni).
simbolicamente, ma questa è una mia osservazione, scegliere di far succedere qualcun altro nell' ottavo anno del 21esimo secolo, quando si compieranno 80 anni (8+0=8), è un ammiccamento ulteriore a saturno, rappresentato dall'8.
sarà il successore di p. h. kolvenbach il monarca del nuovo ordine mondiale?



en.wikipedia.org/wiki/Peter_Hans_Kolvenbach
orione65
00domenica 16 settembre 2007 13:20
Vieni al topic profezie, che ne discutiamo......
orione65
00domenica 16 settembre 2007 13:50
centuria X. quartina 91.

Clergé Romain l'an mil six cens & neuf,
Au chef de l'an fera élection
D'vn gris & noir de la Compagne yssu,
Qui onc ne fut si malin(g).



Il clero Romano, l'anno 1609( della Liturgia)

Al capo dell'anno fara' l'elezione

D'un grigio e nero della(dalla) Compagnia( venuto)* **

Che non ve ne fu uno cosi' maligno




* forse della Compagnia di Gesu'( Gesuiti)

** forse un Papa di colore con i capelli grigi
rpp
00domenica 16 settembre 2007 13:56
Re:
orione65, 16/09/2007 13.20:

Vieni al topic profezie, che ne discutiamo......



non è una profezia orione......... è un dato di fatto, una "news" presa da wikipedia, il papa nero viene chiamato cosi anche nel mondo comune, non è un nome che gli viene affibbiato per dargli una sorta di alone mistico, è il suo nome ufficiale, come è ufficiale il nome "papa bianco" per benedetto XVI. perchè ho detto che viene accennato di questo anche in qualche libro religioso non vuol dire che vorrei parlare della suddetta profezia, ma magari del supposto successore, dei suoi piani e di altri dettagli


rpp
00domenica 16 settembre 2007 13:58
ho letto solo ora il tuo 2ndo messaggio orione, se preferisci l'approccio profetico a quest'argomento chiediamo ad occean di spostare l'argomento di la


orione65
00domenica 16 settembre 2007 14:01
Be'... comunque quella profezia che ti ho mostrato, ( checche' uno ci creda) e' quella piu' compatibile di Nostradamus alla "ipotesi" del Papa nero, che dovrebbe essere il successore di Benedetto secondo me....( e' fara' anche un brutta fine)

Ciao , buon proseguimento.......

Beate!
00domenica 16 settembre 2007 14:11
Questo è abbastanza nero?

rpp
00domenica 16 settembre 2007 15:01
O_O quelo sarebbe il logo di ratzinger? e quell'animale a destra che è?
Beate!
00domenica 16 settembre 2007 15:03
un orso?
Beate!
00domenica 16 settembre 2007 15:05
direttamente dal sito del Vaticano:

Fin dai tempi medioevali, gli stemmi sono diventati di uso comune per i guerrieri e per la nobiltà, e si è quindi venuto sviluppando un ben articolato linguaggio che regola e descrive l'araldica civile. Parallelamente, anche per il clero si è formata un'araldica ecclesiastica. Essa segue le regole di quella civile per la composizione e la definizione dello scudo, ma vi pone intorno simboli ed insegne di carattere ecclesiastico e religioso, secondo i gradi dell'Ordine sacro, della giurisdizione e della dignità. È tradizione, da almeno otto secoli, che anche i Papi abbiano un proprio stemma personale, oltre a simbolismi propri della Sede Apostolica. Particolarmente nel Rinascimento e nei secoli successivi, era uso decorare con lo stemma del Sommo Pontefice felicemente regnante tutte le principali opere da lui eseguite. Stemmi papali appaiono infatti in opere di architettura, in pubblicazioni, in decreti e documenti di carattere vario.

Spesso i Papi adottavano lo scudo della propria famiglia, se esso esisteva, oppure componevano uno scudo con simbolismi che indicavano una propria idealità di vita, o un riferimento a fatti o esperienze passate, oppure ad elementi connessi con un proprio programma di pontificato. Talvolta apportavano qualche variante allo scudo che avevano adottato da Vescovi. Anche il Cardinale Giuseppe Ratzinger, eletto Papa ed assumendo il nome di Benedetto XVI, ha scelto uno stemma ricco di simbolismi e di significati, per affidare alla storia la sua personalità ed il suo Pontificato.

Uno stemma, come si sa, si compone di uno scudo, che porta alcuni simboli significativi, ed è circondato da elementi, che indicano la dignità, il grado, il titolo, la giurisdizione, ecc. Lo scudo adottato dal Papa Benedetto XVI ha una composizione molto semplice: esso è del tipo a calice, che è la forma maggiormente usata nell'araldica ecclesiastica (un'altra forma è quella a testa di cavallo, come adottò Paolo VI). All'interno, variando la composizione nei rispetti del suo scudo cardinalizio, lo scudo di Papa Benedetto XVI è diventato: di rosso, cappato di oro. Il campo principale, infatti, che è di rosso, porta due campiture laterali negli angoli superiori a modo di "cappa", che sono di oro. La "cappa" è un simbolo di religione. Essa indica una idealità ispirata alla spiritualità monastica, e più tipicamente a quella benedettina. Vari Ordini o Congregazioni religiose hanno adottato la forma "cappata" nel loro stemma, come ad esempio i Carmelitani, ed i Domenicani, anche se questi ultimi lo portavano solo in una simbologia più primitiva della loro attuale. Benedetto XIII, Pietro Francesco Orsini (1724-1730), dell'Ordine dei Predicatori, adottò il "capo domenicano", che è di bianco cappato di nero.

Lo scudo di Papa Benedetto XVI contiene dei simbolismi che egli già aveva introdotto nel suo stemma come Arcivescovo di München und Freising (Monaco e Frisinga), e poi come Cardinale. Essi però nella nuova composizione sono ora ordinati in un modo diverso. Il campo principale dello stemma è quello centrale, che è di rosso. Nel punto più nobile dello scudo, vi è una grande conchiglia di oro, la quale ha una triplice simbologia. Essa dapprima ha un significato teologico: vuole ricordare la leggenda attribuita a sant'Agostino, il quale incontrando un giovinetto sulla spiaggia, che con una conchiglia cercava di mettere tutta l'acqua del mare in una buca di sabbia, gli chiese cosa facesse. Quello gli spiegò il suo vano tentativo, ed Agostino capì il riferimento al suo inutile sforzo di tentare di far entrare l'infinità di Dio nella limitata mente umana. La leggenda ha un evidente simbolismo spirituale, per invitare a conoscere Dio, seppure nell'umiltà delle inadeguate capacità umane, attingendo alla inesauribilità dell'insegnamento teologico. La conchiglia, inoltre è da secoli usata per rappresentare il pellegrino: simbolismo che Benedetto XVI vuole mantenere vivo, calcando le orme di Giovanni Paolo II, grande pellegrino in ogni parte del mondo. La casula da Lui usata nella solenne liturgia dell'inizio del suo Pontificato, domenica 24 aprile, portava con evidenza il disegno di una grande conchiglia. Essa è anche il simbolo presente nello stemma dell'antico Monastero di Schotten, presso Regensburg (Ratisbona) in Baviera, cui Joseph Ratzinger si sente spiritualmente molto legato.

Nella parte dello scudo denominata "cappa", vi sono anche due simboli venuti dalla tradizione della Baviera, che Joseph Ratzinger divenuto nel 1977 Arcivescovo di Monaco e Frisinga aveva introdotto nel suo stemma arcivescovile. Nel cantone destro dello scudo (a sinistra di chi guarda) vi è una testa di moro al naturale (ovvero di colore bruno), con labbra, corona e collare di rosso. È l'antico simbolo della Diocesi di Frisinga, nata nell'VIII secolo, diventata Arcidiocesi Metropolitana col nome di Monaco e Frisinga nel 1818, dopo il Concordato tra Pio VII ed il Re Massimiliano Giuseppe di Baviera (5 giugno 1817). La testa di Moro non è rara nell'araldica europea. Essa appare tutt'oggi in molti stemmi della Sardegna e della Corsica, oltre a vari blasoni di famiglie nobili. Anche nello stemma del Papa Pio VII, Barnaba Gregorio Chiaramonti (1800- 1823), apparivano tre teste di Moro. Ma il Moro nell'araldica italica in generale porta intorno alla testa una banda bianca, che indica lo schiavo reso libero, e non è coronato, mentre lo è nell'araldica germanica. Nella tradizione bavarese la testa di moro appare infatti molto spesso, ed è denominata caput ethiopicum, o moro di Frisinga.

Nel cantone sinistro della cappa, compare un orso, di colore bruno (al naturale), che porta un fardello sul dorso. Un'antica tradizione racconta come il primo Vescovo di Frisinga, san Corbiniano (nato verso il 680 in Chartres, Francia, morto l'8 settembre 730), messosi in viaggio per recarsi a Roma a cavallo, mentre attraversava una foresta fu assalito da un orso, che gli sbranò il cavallo. Egli però riuscì non solo ad ammansire l'orso, ma a caricarlo dei suoi bagagli facendosi accompagnare da lui fino a Roma. Per cui l'orso è rappresentato con un fardello sul dorso. La facile interpretazione della simbologia vuole vedere nell'orso addomesticato dalla grazia di Dio lo stesso Vescovo di Frisinga, e suole vedere nel fardello il peso dell'episcopato da lui portato.

Lo scudo dello stemma papale può quindi essere descritto ("blasonato") secondo il linguaggio araldico nel seguente modo: "Di rosso, cappato di oro, alla conchiglia dello stesso; la cappa destra, alla testa di moro al naturale, coronata e collarinata di rosso; la cappa sinistra, all'orso al naturale, lampassato e caricato di un fardello di rosso, cinghiato di nero".

Lo scudo reca al suo interno - come abbiamo descritto - le simbologie legate alla persona che se ne fregia, alle sue idealità, alle sue tradizioni, ai suoi programmi di vita ed ai principi che lo ispirano e lo guidano. I vari simboli del grado, della dignità e della giurisdizione dell'individuo appaiono invece all'intorno dello scudo. È tradizione, da tempo immemorabile, che il Sommo Pontefice porti nel suo stemma, intorno allo scudo, le due chiavi "decussate" (ovvero incrociate in croce di s. Andrea), una d'oro e una d'argento: da vari autori interpretate come i simboli del potere spirituale e del potere temporale. Esse appaiono dietro allo scudo, o al di sopra di esso, affermandosi con una certa evidenza. Il Vangelo di Matteo narra che Cristo ha detto a Pietro "A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (cap. 16, v.19). Le chiavi sono quindi il tipico simbolo del potere dato da Cristo a San Pietro ed ai suoi successori. Pertanto, esse giustamente appaiono in ogni stemma papale.

Nell'araldica civile vi è sempre al di sopra dello scudo un copricapo, in generale una corona. Anche nell'araldica ecclesiastica appare normalmente un copricapo, evidentemente di tipo ecclesiastico. Nel caso del Sommo Pontefice fin dai tempi antichi appare una "tiara". Essa era all'inizio un tipo di "tocco" chiuso. Nel 1130 fu accompagnato da una corona, simbolo di sovranità sugli Stati della Chiesa. Bonifacio VIII, nel 1301, aggiunse una seconda corona, al tempo del confronto col Re di Francia, Filippo il Bello, per significare la sua autorità spirituale al di sopra di quella civile. Fu Benedetto XII, nel 1342 ad aggiungere una terza corona per simbolizzare l'autorità morale del Papa su tutti i monarchi civili, e riaffermare il possesso di Avignone. Col tempo, perdendo i suoi significati di carattere temporale, la tiara d'argento con le tre corone d'oro è rimasta a rappresentare i tre poteri del Sommo Pontefice: di Ordine sacro, di Giurisdizione e di Magistero. Negli ultimi secoli, i Papi usarono la tiara nei pontificali solenni, ed in particolare nel giorno della "incoronazione", all'inizio del loro pontificato. Paolo VI usò per tale funzione una preziosa tiara regalatagli dalla diocesi di Milano, come già questa aveva fatto per Pio XI, ma poi la destinò ad opere di beneficenza ed iniziò l'uso corrente di una semplice "mitra" (o "mitria"), pur talvolta impreziosita da decorazioni o gemme. Egli però lasciò la "tiara" insieme con le chiavi decussate come simbolo della Sede Apostolica.

Oggi, giustamente, la cerimonia con cui il Sommo Pontefice inaugura solennemente il suo Pontificato non si chiama più "incoronazione", come si diceva in passato. La piena giurisdizione del Papa, infatti, inizia dal momento della sua accettazione dell'elezione fatta dai Cardinali in Conclave e non da una incoronazione, come per monarchi civili. Per cui tale cerimonia si denomina semplicemente come solenne inizio del suo Ministero Petrino, come è avvenuto per Benedetto XVI, il 24 aprile corrente.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di non mettere più la tiara nel suo stemma ufficiale personale, ma di porre solo una semplice mitra, che non è quindi sormontata da una piccola sfera e da una croce come lo era la tiara. La mitra pontificia raffigurata nel suo stemma, a ricordo delle simbologie della tiara, è di argento e porta tre fasce d'oro (i tre suddetti poteri di Ordine, Giurisdizione e Magistero), collegati verticalmente fra di loro al centro per indicare la loro unità nella stessa persona.

Un simbolo del tutto nuovo nello stemma del Papa Benedetto XVI è invece la presenza del "pallio". Non è tradizione, almeno recente, che i Sommi Pontefici lo rappresentino nel loro stemma. Tuttavia, il pallio è la tipica insegna liturgica del Sommo Pontefice, e compare molto spesso in antiche raffigurazioni papali. Indica l'incarico di essere il pastore del gregge a Lui affidato da Cristo. Nei primi secoli i Papi usavano una vera pelle di agnello poggiata sulla spalla. Poi entrò nell'uso un nastro di lana bianca, intessuto con pura lana di agnelli allevati per tale scopo. Il nastro portava alcune croci, che nei primi secoli erano in nero, oppure talvolta in rosso. Già nel IV secolo il pallio era una insegna liturgica propria e tipica del Papa. Il conferimento del pallio da parte del Papa agli arcivescovi metropoliti iniziò nel VI secolo. L'obbligo da parte di questi di postulare il pallio dopo la loro nomina è attestato fin dal IX secolo. Nella famosa lunga serie iconografica dei medaglioni che nella Basilica di San Paolo riportano l'effigie di tutti i Papi della storia (benché particolarmente i più antichi siano di fattezze idealizzate) moltissimi Sommi Pontefici sono raffigurati con il pallio, particolarmente tutti quelli fra il V ed il XIV secolo. Il pallio è quindi il simbolo non solo della giurisdizione papale, ma anche il segno esplicito e fraterno del compartire questa giurisdizione con gli Arcivescovi metropoliti, e mediante questi con i Vescovi loro suffraganei. Esso quindi è segno visibile della collegialità e della sussidiarietà. Anche vari Patriarchi Orientali usano una forma antichissima, molto simile al pallio, detta omophorion.

Nell'araldica in generale, sia civile, sia ecclesiastica (particolarmente nei gradi inferiori) è uso mettere al di sotto dello scudo un nastro, o cartiglio, che reca un motto, o divisa. Esso riporta in una sola o in poche parole una idealità, o un programma di vita. Il Cardinale Giuseppe Ratzinger aveva nel suo stemma arcivescovile e cardinalizio il motto: "Cooperatores Veritatis". Esso rimane come sua aspirazione e programma personale, ma non compare nello stemma papale, secondo la comune tradizione degli stemmi dei Sommi Pontefici negli ultimi secoli. Tutti ricordiamo come Giovanni Paolo II citasse spesso il motto "Totus Tuus", sebbene non figurasse nel suo stemma papale. La mancanza di un motto nello stemma del Papa non vuol dire mancanza di programma, ma significa invece apertura senza esclusione a tutte le idealità che derivino dalla fede, dalla speranza e dalla carità.

Mons. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo
Nunzio apostolico



Copyright © L'Osservatore Romano




orione65
00domenica 16 settembre 2007 18:25
Avevo gia' notato quel moro sullo stemma, ma secondo me, come si evince dall'articolo che hai postato e' abbastanza comune in Europa..

RPP se vuoi continuare qui non ci sono problemi...decidi che indirizzo vuoi dare al topic.

Io lo porto piu' sul lato profetico/ cattolico... sul lato delle societa' segrete o presunte tali, non sono informato...

ciao
Assurbanipal X
00domenica 16 settembre 2007 21:00
Quell'orso è un riferimento alla Baviera, luogo di provenienza di B16
-Ocean-
00lunedì 17 settembre 2007 17:37
Teniamola qui, si puo analizzare tutto del futuro papa nero sia nel presente che nelle profezie...

Il 5 gennaio 2008 è in programma una bella svolta..
orione65
00lunedì 17 settembre 2007 19:09
Re:
-Ocean-, 17/09/2007 17.37:

Teniamola qui, si puo analizzare tutto del futuro papa nero sia nel presente che nelle profezie...

Il 5 gennaio 2008 è in programma una bella svolta..




Sei diventato un discepolo di NGC?


A parte gli scherzi, sempre per le mie interpretazioni di N., vorrei sapere se ARA mi puo' dire se per prossimo anno e' prevista qualche cometa di lungo periodo...





Assurbanipal X
00lunedì 17 settembre 2007 19:30
Cosa è previsto per il 5 gennaio 2008?
BlackWarrior7
00lunedì 17 settembre 2007 19:43

Sei diventato un discepolo di NGC?



No è la data già prefissata dell'elezione del prossimo capo della compagnia.


simbolicamente, ma questa è una mia osservazione, scegliere di far succedere qualcun altro nell' ottavo anno del 21esimo secolo, quando si compieranno 80 anni (8+0=8), è un ammiccamento ulteriore a saturno, rappresentato dall'8.



5/1/2008

5+1+2=8
00=
0
0=8
e 8
Bella data...888
BlackWarrior7
00lunedì 17 settembre 2007 21:30
I Gesuiti – 1540

Il loro Scopo e il loro Giuramento


Lo scopo dell’Ordine Gesuita, formalmente fondato dal Papa nel 1540, è quello di distruggere la Riforma Protestante. Essi la chiamano la Contro-Riforma. Nicolini di Roma scrisse:

“I Gesuiti, secondo la loro vera vocazione, secondo la vera essenza della loro istituzione, sono determinati a cercare, con ogni mezzo, giusto o sbagliato, la distruzione del Protestantesimo. Questa è la condizione della loro esistenza, il dovere che essi devono compiere, o smettere di essere Gesuiti.” (“Footprints of the Jesuits”, R. W. Thompson, 1894)


Estratto dal giuramento Gesuita

Per questo fine i Gesuiti professanti hanno obbligato se stessi con un giuramento, parte del quale fu pubblicato nel 1899, che dice:

“Io rinuncio e rinnego la mia fedeltà come dovere a qualunque Re eretico, Principe o Stato, nominati Protestanti o liberali, o l’obbedienza ad ognuna delle loro leggi o magistrati o ufficiali.

“Inoltre io dichiaro che la dottrina delle chiese d’Inghilterra e Scozia, dei Calvinisti, Ugonotti, e altre di nome Protestante o Liberali, siano dannabili, e siano dannati coloro che non rinunceranno alle medesime.

“Io inoltre dichiaro che aiuterò, assisterò e consiglierò tutti o alcuni degli Agenti di Sua Santità, in qualunque posto mi troverò, in Svizzera, Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Irlanda o America, o in ogni altro regno o territorio dove dovrò andare, e fare il possibile per estirpare le dottrine eretiche Protestanti o liberali, e distruggere tutto il loro preteso potere, legalmente o in altra maniera.” (da “Errors of the Roman Catholic Church”, 15 Contributori, 1894)

* * *

Nel 1981, uno di questi eroi, Alberto Rivera, svelò il giuramento che prese come Gesuita professante. Leggiamo:

Cerimonia dell’Investitura e Giuramento Estremo dei Gesuiti

(Dato a un Gesuita di rango minore quando viene elevato a una posizione di comando.)

Il superiore dice:

“Figlio mio, qua ti è stato insegnato ad agire come un ipocrita tra i Cattolici Romani per essere un Cattolico Romano, e di essere una spia perfino tra i tuoi fratelli: di non credere a nessun uomo, di non fidarti di nessun uomo. Tra i riformatori, di essere un riformatore; tra gli Ugonotti (Protestanti Francesi): di essere un Ugonotto; tra i Calvinisti, di essere un Calvinista; tra i Protestanti (quelli che protestano e sono in disaccordo con la istituzione Romano Cattolica), di essere generalmente un Protestante; ed ottenere la loro confidenza per cercare perfino di predicare dai loro pulpiti, e di denunciare con tutta la veemenza (emozione violenta) nella tua natura la tua Santa Religione e il Papa; e perfino di scendere così in basso in maniera tale da diventare Ebreo tra gli Ebrei, in modo tale che tu potrai raccogliere tutte le informazioni a beneficio del tuo ordine come un fedele soldato del Papa.

“Vi è stato insegnato di piantare insidiosamente le semi della gelosia e dell’odio tra gli stati che erano in pace, ed incitare essi ad atti di sangue, coinvolgendoli in guerra con ogni altro, e per creare rivoluzioni e guerre civili nelle comunità, province, e paesi che erano indipendenti e prosperosi, coltivando le arti e le scienze e godendo della benedizione della pace.

“Prendere le parti dei combattenti ed agire segretamente di concerto con i tuoi fratelli Gesuiti che potrebbero essere coinvolti nell’altra fazione, ma apertamente opposti a quelli con i quali potresti essere connesso;

“Solamente la chiesa può essere il beneficiario alla fine e alle condizioni fissate nei trattati di pace, e il fine giustifica i mezzi.

“Ti è stato insegnato il tuo dovere in quanto spia, per raccogliere tutte le statistiche, fatti e informazioni in tuo potere da ogni fonte: per ingraziarti la confidenza del circolo familiare dei Protestanti ed eretici di ogni classe e carattere, tanto quanto quello del mercante, del banchiere, del legislatore, nelle scuole ed università, nel parlamento e nelle legislature, e nelle corti di giustizia e consigli di Stato, e di essere ‘tutte queste cose verso tutti gli uomini’, per l’amore del Papa, di cui noi siamo servi sino alla morte.

“Hai ricevuto tutte le tue istruzioni sinora come novizio (uno che non è stato addestrato), un neofita (un nuovo prete ordinato), ed hai servito come coadiutore (lavorato come aiutante), confessore e prete, ma non sei ancora stato investito con tutto quello necessario per comandare nell’esercito di Loyola e al servizio del Papa.

“Tu devi servire al momento appropriato come lo strumento e l’esecutore diretto dai tuoi superiori; per niente può comandare qua colui che non ha consacrato (segretamente o mediante santificazione) il suo lavoro con il sangue degli eretici; in base al ‘senza il versamento di sangue nessun uomo può essere salvato.’

“Io, __________, adesso, nella presenza dell’Onnipotente Dio, della benedetta Vergine Maria, del benedetto Michele l’Arcangelo, del benedetto San Giovanni Battista, dei Santi Apostoli, di San Pietro e San Paolo e dei sacri ospiti del paradiso…..

“Io, inoltre, prometto e dichiaro che io voglio, quando l’opportunità si presenta, fare e fomentare una implacabile guerra, segretamente o apertamente, contro tutti gli eretici, Protestanti e Liberali, come sono stato ordinato a fare.

“E che quando ciò non può esser fatto apertamente, io voglio segretamente usare la coppa avvelenata, la corda per strangolare, l’acciaio del pugnale o il proiettile di piombo, senza riguardo per l’onore, rango, dignità, o l’autorità della persona o persone, qualunque possa essere la loro condizione in vita, sia pubblica che privata, in quanto io in ogni momento posso venir ordinato di fare ciò da qualunque agente del Papa o da un superiore della fratellanza della sacra fede, della Società di Gesù.” (da “Double-Cross”: Alberto, Parte 2, 1981)

* * *

In aggiunta al Giuramento, i Gesuiti hanno un libro-guida intitolato Secreta Monita. Per quanto riguarda la conoscenza dell’autore esso è stato svelato al mondo soltanto due volte, una volta nel 1600 e una volta nel 1800. A causa della magnitudine dei suoi contenuti in relazione al nostro soggetto, Le Istruzioni Segrete Dei Gesuiti (1857) è stato ristampato nella sua interezza (in Assassini Vaticani).

orione65
00lunedì 17 settembre 2007 21:33
BlackWarrior7
00lunedì 17 settembre 2007 21:34
LE ISTRUZIONI SEGRETE DEI GESUITI

Capitolo 1: Come la Società deve comportarsi quando inizia una nuova fondazione.


V. Al loro primo insediamento, fa che i nostri membri siano cauti nell’acquistare terreni; ma se succede che essi li acquistino come se fossero bene introdotti, fate apparire ciò come fatto in nome della fiducia o di affidabile amicizia. E al fine che la nostra povertà possa diventare la più superficiale apparenza della realtà, fate che gli acquisti, adiacenti ai posti dove sono fondati i nostri collegi, siano assegnati dai provinciali a collegi distanti; con questi mezzi sarà impossibile che principi e magistrati possano mai pervenire a una conoscenza certa di quanto ammontino le entrate della Società.

VI. Non permettere che altri posti all’infuori di opulente città vengano scelti dai nostri membri per fondare un collegio; essendo il fine della Società l’imitazione del nostro benedetto Salvatore, che fece delle metropoli di Giudea la sua principale residenza, visitando solo in transito posti meno importanti.

VII. Lascia pure che le più grandi somme vengano estorte dalle vedove, grazie alle frequenti dimostrazioni delle nostre estreme necessità.

VIII. In ogni provincia, non permettere a nessuno all’infuori del provinciale di venir pienamente a conoscenza del reale valore delle nostre entrate; e fai si che quanto è contenuto nel tesoro di Roma sia sempre difeso da un inviolabile segreto.

Capitolo II: In quale maniera la Società deve agire, al fine di operarvi all’interno, e in base a ciò preservare una familiarità con principi, nobili, e persone di grande distinzione.

I. Principi, e persone distinte in ogni luogo, devono essere gestiti con ogni mezzo in maniera tale da ottenere il loro ascolto, ottenendo così facilmente il loro cuore; con questa maniera di procedere, tutte le persone diventano nostre creature, e nessuna oserà dare alla Società turbamento o opposizione.

II. L’esperienza prova che le persone ecclesiastiche ottengono un grande punto d’appoggio nel favore di principi e nobiluomini, mediante il ruffianarsi i loro vice, e mettendo un giudizio favorevole in qualunque cosa essi falliscano; e questo lo possiamo osservare nel loro contrarre matrimonio con parenti prossimi e affini, o simili. Deve essere nostro compito incoraggiare tutte le inclinazioni che vanno in questa direzione, inducendoli nella speranza, che attraverso la nostra assistenza essi potrebbero facilmente ottenere una dispensa dal Papa; e non c’è nessun dubbio che egli la concederà prontamente, se esistono le ragioni per una sua urgenza, o casi paralleli esistenti, e circostanziate considerazioni che incoraggiano simili azioni, quando il bene comune dell’umanità, e il più grande avanzamento della Gloria di Dio, che sono l’unico fine e disegno della società, sono a pretesa gli unici motivi per tutto ciò.

V. Sopra tutto, particolare cura deve essere presa nel conseguire il favore degli scagnozzi e dei domestici dei principi e dei nobiluomini; a chi con piccoli presenti, e a molti uffici di pietà, noi possiamo tranquillamente influenzarli in modo da trasformarli in affidabili strumenti rivelatori dello stato degli umori e delle inclinazioni dei loro padroni; di conseguenza la Società sarà più capace di accordarsi con i loro temperamenti.

VII. Principesse e signore di qualità possono facilmente venir conquistate mediante l’influenza della donna delle loro camere da letto; per questa ragione dobbiamo con ogni mezzo usare particolare tatto per queste, in quanto in conseguenza di ciò non ci saranno altri segreti nella famiglia che quelli che ci saranno svelati.

XV. In fine, ottenete con tutte queste abilità l’ascendente sui principi, nobiluomini, e magistrati di ogni posto, così che essi saranno sempre pronti ad un nostro cenno, perfino pronti a sacrificare i loro parenti più prossimi e molte amicizie intime, quando conveniamo che ciò sia nel nostro interesse e vantaggio.

Capitolo III: Come la società deve comportarsi con coloro che dirigono attività economiche, ed altre persone le quali, benché non siano ricche, sono nondimeno nella situazione di essere in altre maniere utilizzabili.

I. Tutto quanto è stato precedentemente menzionato, può in grande misura, venir applicato a questi; e noi dobbiamo essere industriosi ne procurarci il loro favore contro chiunque ci opponga.

II. La loro autorità e saggezza devono essere corteggiate in modo da ottenere diversi uffici che devono essere espletati da noi; noi dobbiamo anche cogliere l’occasione di ottenere i loro consigli contemporaneamente rispettando il disprezzo per i ricchi; sebbene, nello stesso momento, se la loro riservatezza ed onestà possono dipenderne, noi possiamo privatamente fare uso dei loro nomi nell’ammassare beni temporali a beneficio della Società.


Capitolo IV: I punti capitali raccomandati ai predicatori e ai confessori di nobiluomini.

VI. Immediatamente dopo la morte di qualunque persona del posto, fate che essi si premurino tempestivamente per ottenere qualche amico della nostra Società preferito nella sua stanza; ma ciò deve essere dissimulato con tale astuzia e gestione al fine di evitare di causare il più piccolo sospetto delle nostre intenzioni di usurpare l’autorità del principe; per questa ragione (come è stato già detto) noi stessi non dobbiamo apparire in quei posti, ma cogliere l’occasione della destrezza di alcuni affidabili amici per realizzare i nostri disegni, amici il cui potere può schermarli dall’invidia che potrebbe altrimenti pesantemente ricadere sulla Società.

Capitolo V: Quale tipo di condotta deve essere osservata nei confronti di persone religiose che sono impiegate nelle stesse funzioni ecclesiastiche assieme a noi.

Capitolo VI: Sui metodi propri atti ad indurre ricche vedove ad essere liberali nei confronti della nostra Società


I. Nel gestire queste faccende, scegliete soltanto membri in età avanzata, di aspetto vivo e allegro e dalla conversazione gradevole; fate che questi visitino frequentemente tali vedove, e quando esse iniziano a mostrare affetto nei confronti del nostro ordine, allora in quel momento si deve esporre davanti a loro le buone opere e i meriti della società. Se sembra che esse sono disponibili nel prestare orecchio a ciò, ed iniziano a visitare le nostre chiese, dobbiamo con tutti i mezzi aver cura di provvedere a fornire loro dei confessori con i quali esse possono venir ben ammonite, specialmente ai fini di promuovere la perseveranza nel loro stato di vedovanza, e questo, enumerando ed elogiando i vantaggi e la felicità di una vita da singola: e fate pure che esse diano in pegno la loro fiducia, e se stesse pure, come sicurezza che una ferma continuazione in tale pia risoluzione procurerà infallibilmente un merito eterno, e si proverà come il migliore mezzo effettivo per sfuggire agli altrimenti certi dolori del purgatorio.

IV. Cura deve essere presa per rimuovere certa servitù che non tiene particolarmente buone relazioni con la Società; ma fate che questo si compia con piccoli passi; e quando noi avremo gestito le cose con successo, fate che ciò venga eseguito come se già questa servitù sia, o volontariamente diventerebbe, una nostra creatura; in questa maniera ci immergeremo in ogni segreto, ed avremo un dito in ogni affare espletato nella famiglia.


seguono altri capitoli al link
avlesbeluskesexposed.blogspot.com/



rpp
00lunedì 17 settembre 2007 23:07
la parte che parla di come trattare le vedove è veramente scandalosa, spero che tali agenti delle forze del male abbiano un po di contegno nell'espletazione dei propri doveri. se penso alle vecchiette che mi abitano qui vicino sempre in abito nero mi viene un po il magone.. quante volte mi hanno parlato di come è brutto restare soli a quell'età. povere le nostre nonne, plagiate ed incitate ad una vecchiaia di sofferenza e solitudine per ovviare alla fame smisurata di danaro e di potere degli extraterrestri di malanga.. come li volete chiamare voi? esseri umani? per me questa è la prova che gli extraterrestri sono tra noi.. ocean, dovresti spostare la discussione su "ufo", non esiste giustificazione umana a tale atteggiamento rivoltante, a chi servirebbe mai tutto questo potere? che vergogna ragazzi..
BlackWarrior7
00lunedì 17 settembre 2007 23:27
oltre ad indurle mi sembra ma non ne sono sicuro, per cui mi scuso in anticipo se sbaglio, che ci sia una legge che trasferisce tutti i fondi e le proprietà delle persone che muoiono e che non hanno nessun ereditario direttamente alla chiesa.

Per gli alieni ti dico la mia... se sono tra noi e il fatto che essi non si manifestino pubblicamente mi da seriamente da pensare, mi suona molto losca come cosa. In ogni caso, anche se loro dovessero essere i presunti mandanti, gli esecutori siamo noi, esseri Dis-umani, chi consapevolmente (pochi) e chi no (quasi tutti) per cui facciamo ancora più schifo.

Comunque quel sito che ho postato ha molte cose interessanti, tutte più o meno sulla linea di unhived mind ma made in italy.
sev7n
00lunedì 17 settembre 2007 23:57
Re:
BlackWarrior7, 17/09/2007 23.27:

oltre ad indurle mi sembra ma non ne sono sicuro, per cui mi scuso in anticipo se sbaglio, che ci sia una legge che trasferisce tutti i fondi e le proprietà delle persone che muoiono e che non hanno nessun ereditario direttamente alla chiesa.




ISTRUZIONE IN MATERIA AMMINISTRATIVA approvata dalla 54 assemblea generale della CEI in data 31 maggio 2005 n. 28-50
CAPITOLO QUARTO

LE FONTI DI SOVVENZIONE NELLA CHIESA

Donazioni, eredità e legati

39. La generosità e la sensibilità ecclesiale dei fedeli verso i fini caritativi trovano particolari forme di attuazione attraverso le donazioni, le eredità e i legati agli enti ecclesiastici. I fedeli hanno il diritto di lasciare i propri beni alla Chiesa sia con atto fra vivi sia con atto valevole in caso di morte. Qualora fossero state omesse le formalità previste dal diritto civile, gli eredi devono essere ammoniti circa l’obbligo di adempiere le volontà del testatore (cfr can. 1299 § 2). Le donazioni, le eredità e i legati intestati al “Vescovo” o al “Vescovo pro-tempore” o al “parroco” o al “parroco pro-tempore”, si intendono fatti, ai sensi del can. 1267 § 1, in favore rispettivamente dell’ente diocesi e dell’ente parrocchia.

Una particolare attenzione dovrebbe essere riservata dai sacerdoti, nelle loro ultime volontà, al seminario, all’istituto diocesano per il sostentamento del clero nonché all’eventuale fondo diocesano di solidarietà per i sacerdoti anziani e malati.


[SM=g27823] qui puoi trovare tutto il (molto interessante) resto:

64.233.183.104/search?q=cache:25ZSSlZe_aYJ:www.sacrocuoreboli.it/Organismi%2520di%2520partecipazione/CAE/Le%2520fonti%2520di%2520sovvenzione%2520nella%2520chiesa%2520cap.%25204.doc+lasciare+beni+eredit%C3%A0+alla+chiesa.&hl=it&ct=clnk&cd=...

Lostmu
00lunedì 17 settembre 2007 23:59
Ho visto che parlate della fine del pontificato di Papa Benedetto XVI, quindi il suo successore dovrebbe essere un vescovo e se seguiamo la teoria delle profezie di malachia(anche se non dice il 112esimo , ma l'ultimo papa) , dovrebbe essere un romano, c'è un sito o un modo per vedere tutti i vescovi romani "papabili" ?
-Ocean-
00martedì 18 settembre 2007 00:34
No Lost la successione del papa nero in capo ai gesuiti che avverrà il 5 gennaio 2008, sarà un gesuita di grande importanza a prenderne le redine mentre l'attuale capo potrebbe dedicarsi alla carina di papa bianco come successore di Benedetto
Lostmu
00martedì 18 settembre 2007 08:46
ah capisco, però seguendo questa pista si potrebbe arrivare al nome del grande gesuita?
orione65
00martedì 18 settembre 2007 08:55
Re:
-Ocean-, 18/09/2007 00.34:

No Lost la successione del papa nero in capo ai gesuiti che avverrà il 5 gennaio 2008, sarà un gesuita di grande importanza a prenderne le redine mentre l'attuale capo potrebbe dedicarsi alla carina di papa bianco come successore di Benedetto




[SM=x289936]





Comunque io rimango della mia idea, che il prossimo Papa, nel 2010, sara' effettivamente un gesuita( .....dalla compagnia venuto....) o una persona di colore con i capelli grigi( es. ARINZE) che prendera' il nome papale di PIO, ma avra' il nome Pietro come nascita...( in questo caso non ARINZE).
orione65
00martedì 18 settembre 2007 08:57
Riporto di nuovo la centuria e quartina di nostradamus



centuria X. quartina 91.

Clergé Romain l'an mil six cens & neuf,
Au chef de l'an fera élection
D'vn gris & noir de la Compagne yssu,
Qui onc ne fut si malin(g).


Il clero Romano, l'anno 1609( della Liturgia)

Al capo dell'anno fara' l'elezione

D'un grigio e nero della(dalla) Compagnia( venuto)* **

Che non ve ne fu uno cosi' maligno




* forse della Compagnia di Gesu'( Gesuiti)

** forse un Papa di colore con i capelli grigi
orione65
00martedì 18 settembre 2007 09:02
Re:
Lostmu, 17/09/2007 23.59:

Ho visto che parlate della fine del pontificato di Papa Benedetto XVI, quindi il suo successore dovrebbe essere un vescovo e se seguiamo la teoria delle profezie di malachia(anche se non dice il 112esimo , ma l'ultimo papa) , dovrebbe essere un romano, c'è un sito o un modo per vedere tutti i vescovi romani "papabili" ?




Quando vedete scritto" Romano", non e' che si intenda "propriamente abitante della citta' di Roma", ma in senso piu' largo Italiano e ancora piu' esteso, proveniente da una terra( nazione) dove il cattolicesimo e' la religione dominante......potrebbe anche lavorare a Roma e in Italia da anni, per qualche mansione particolare.


orione65
00martedì 18 settembre 2007 09:10
ACCIDENTI........!!!!!!!

Ho scoperto ora come si chiama!!....Padre Peter Hans Kolvenbach


Mi sento svenire...... non faccio che ripetere da mesi che in accordo alle Profezie di Malachia, l'ultimo PAPA, dovrebbe avere il nome di Pietro nelle credenziali di nascita e assumere il nome di PIO, in accordo alla profezia di SAn PIO X....


L'unica cosa che non mi convince e' che e' troppo anziano...
Lostmu
00martedì 18 settembre 2007 10:25
[SM=g27823] orione metti una piccola biografia della persona da poter capire chi è questo Padre Peter Hans Kolvenbach, e se può essere il "papabile"
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:42.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com