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Denise Pardo per “Panorama” in edicola domani
L’inaspettato ramoscello d’Ulivo offerto dal premier Romano Prodi alla politica delle entrate dell’ex ministro Giulio Tremonti è avvolto in una sulfurea nuvoletta firmata «Aspen». A dir così si farà peccato ma ci si azzecca: il ruolo della pluto-lobby mondiale Aspen si gonfia a dismisura. Concentrato di potere reale (politico, economico, intellettuale), ha prodotto due premier (Prodi e Giuliano Amato erano presidenti, ma la regola è che arrivati a Palazzo Chigi si decade: molto fair) e ministri di ogni schieramento.
Ora al governo, oltre a Prodi e Amato, anche gli aspeniani Tommaso Padoa-Schioppa ed Enrico Letta (c’è anche zio Gianni, ovvio). La lobby mescola Giulio Tremonti, attuale presidente, a Guglielmo Epifani, Lucio Stanca a Marta Dassù (la Condy Rice di Massimo D’Alema, esperta di atlantismo ed Europa), Francesco Cossiga e Giuliano Da Empoli.
L’Aspen Institute cucina leader e, che snob, divide i 150 soci (che nel sito sono «zona riservata») in quelli ad personam e quelli con un ruolo: Paolo Savona, Gian Maria Gros Pietro, Umberto Eco comunque, Claudio Petruccioli fino a scadenza Rai. Donne poche: Dassù è dipendente, dirige la rivista Aspenia, di cui è responsabile Lucia Annunziata, socia come Caterina Ginzburg, star dei portavoce (era con Epifani).
Il simbolo: una semplice foglia d’acero. Low profile ma, tempo fa, l’Aspen s’era messo in testa di comprare un castello. Ha rinunciato. Troppo poco in linea con le riunioni in maniche di camicia, seduti a un tavolo, rigorosamente in ordine alfabetico: Abete, Agnelli... Si riflette su liberalizzazioni, tv, risparmio, Europa e Usa. Si ritrova il filo tra color che son divisi, vedi Prodi-Tremonti. Aspen, lobby che continua senza confini. Tavolo trasversale di law & power.