online dal 16 novembre 2003

 

 

 
Stampa | Notifica email    
Autore

Il Conflitto che verrà?

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2011 00:25
17/06/2008 18:16
Post: 4
Registrato il: 02/12/2007
Città: TREVISO
Età: 35
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
Un articolo interessante di Blondet sulla notizia di ieri
www.effedieffe.com/content/view/3619/167/


Un lettore mi rimbalza un lancio Ansa da Islamabad: «Khan, mai venduto piani - Accusato da ex ispettore Aiea in Iraq David Albright - (ANSA) - ISLAMABAD, 17 GIU - Il padre della bomba atomica pachistana Abdul Qadeer Khan ha smentito oggi all'Afp di aver venduto piani all'Iran e alla Corea del Nord. Lo scienziato era stato accusato dall'ex ispettore dell'Aiea in Iraq David Albright di aver venduto a quei due Paesi i piani per realizzare un'arma nucleare avanzata».

La smentita non è stata ripresa da alcun giornale. Eppure i media hanno dato con clamore, il 16 giugno, la notizia-bomba (è il caso di dirlo) che ha dato luogo alla smentita: l’Iran ha ormai i piani per fabbricare testate nucleari miniaturizzate, ossia capaci di essere poste su missili. Anzi tutti hanno avuto l’aria di crederci; con la sola eccezione di Vittorio Zucconi di Repubblica che, abitando in USA da una vita, ha espresso qualche ironico dubbio, conoscendo bene le fonti e i metodi della «disinformazione».

Poichè la prima fonte della notizia è il Washington Post, conviene riprenderla da lì (1). Il lettore vedrà da sè gli «sfumati», i vuoti e i condizionali tipici della disinformazione:

«Una rete di contrabbando internazionale che ha venduto parti di bomba (atomica) a Libia, India, Corea del Nord, è anche riuscita ad impossessarsi di schemi per un’arma nucleare avanzata: così si legge in una bozza di rapporto di un importante ex-ispettore ONU agli armamenti, che suggerisce che i piani possono essere stati passati segretamente a una quantità imprecisata di paesi o gruppi fuorilegge».

«I disegni, scoperti nel 2006 in computers di alcuni uomini d’affari svizzeri comprendevano particolari essenziali alla costruzione di un ordigno nucleare compatto che potrebbe essere adattato su un modello di missile balistico usato dall’Iran».

«Il contenuto dei computers, fra oltre 1000 gygabites di dati catturati, è stato di recente distrutto dalle autorità elvetiche sotto la supervisione dell’agenzia ONU che sorveglia il nucleare (la AIEA), la quale sta investigando l’oggi finita rete che fu un tempo guidata allo scienziato pakistano Abdul Kader Khan. Ma funzionari dell’ONU non possono escludere la possibilità che i disegni siano stati passati ad altri prima di essere scoperti, dice l’autore del rapporto, David Albright, un importante esperto di armi nucleari che ha passato quattro anni a studiare la rete di contrabbandieri».

«Il governo svizzero ha riconosciuto questo mese di aver distrutto documenti collegati al nucleare, compresi dettagli di progetti d’arma, sotto la direzione della IAEA, perchè non finissero nelle mani dei terroristi. Ma non era stato mai detto prima che i documenti comprendevano centinaia di pagine di specifiche per una seconda e più avanzata bomba nucleare».

Insomma, strizzata la notizia per estrarne il succo, si ottiene quanto segue: i presunti piani per una bomba miniaturizzata si trovavano in documenti sequestrati in Svizzera nel 2006, non oggi. Per di più, questo documenti sono stati distrutti. E nè la Svizzera, nè la AIEA, ha mai detto che dentro c’erano quei piani così pericolosi (i piani attribuiti al pakistano Khan, e forse passati alla Libia e Corea del Nord, riguardavano una bomba atomica rozza, pesante e voluminosa, intrasportabile); nè ora potremo mai averne una certezza, visto che i documenti sono stati inceneriti.

Sicchè, dobbiamo fidarci della parola di questo certo David Albright. E’ lui «l’importante ex ispettore ONU» che ha rivelato la faccenda. E’ lui che «non può escludere» che questi ipotetici disegni, la cui esistenza è non-provata e non provabile, siano stati dati ad «altri paesi». E’ lui a ipotizzare che, nell’ipotesi siano stati venduti anche all’Iran, la bomba miniaturizzata che quei disegni inesistenti insegnavano forse a fabbricare, tarebbe alla perfezione come testata di missili iraniani Shahab. E su questa ipotesi o quasi-ipotesi, l’importante esperto David Albright ha scritto un rapporto. Anzi, una bozza di rapporto. Un quasi-rapporto su una quasi-ipotesi.

Dunque andiamo a cercare chi è questo Albright. Che sia ebreo, e forse parente di Madeleine Albright l’ex segretaria di stato, è chiaro. Ma quali credenziali ha? Scopriamo subito che David Albright, un fisico con laurea in una università secondaria (Indiana Univerrsity) non è mai stato un ispettore ONU nella pienezza delle sue funzioni. Come lo scopriamo?

Facilissimo: su Wikipedia. Esiste infatti una voce «David Albright», quasi certamente scritta – come accade per personaggi di modesto rilievo – dall’interessato stesso . In qusto caso, è David Albright descritto da David Albright.

Vi leggiamo: Albright «ha collaborato attivamente con lo IAEA Action Team dal 1992 al 1997... Nel giugno 1996 è stato invitato ad essere il primo ispettore non-governativo e interrogò funzionari dell’Irak sul programma di arricchimento dell’uranio di quel paese».

Ah, ecco. Albright è quello – o uno di quelli – che hanno sostenuto che Saddam aveva la bomba atomica, o se la stava facendo. E’ uno dei disinformatori sulla famose armi di distruzione di massa mai trovate.

E’ anche stato un «interrogatore» di scienziati iracheni. Era in Irak con la AIEA. Ma non come ispettore della AIEA. Era stato «invitato». E non in rappresentanza di qualche nazione, nè di Stati Uniti nè di Israele. Era in veste di «non-governativo». L’unico ad essere «invitato» con questa qualifica.

Se si ricorda la faccenda delle false armi di distruzione di massa, e come fu frullata come vera dal Washington Post, si può facilmente intuire come Albright sia stato aggregato ai veri ispettori Onu in visita alle inesistenti installazioni irachene.
«Non ci fidiamo di voi della AIEA», avrà detto qualcuno alla Casa Bianca, «perchè continuate a dire che Saddam non ha le armi. Invece le ha. Vogliamo un uomo nostro nel vostro gruppo di ispettori». Quel qualcuno essendo molto importante e duro (Cheney, ci giurerei), e con tutte le accuse che la Casa Bianca lanciava contro la mollezza della AIEA, agitando il sospetto di complicità dell’ONU con Saddam, la AIEA avrà ceduto. Va bene, dateci un vostro uomo che ci accompagni. Ma come lo facciamo passare? Per americano non si può. Per israeliano, men che meno. Allora, esperto di nucleare «non governativo». Diremo agli iracheni che è uno così esperto, che l’abbiamo «invitato» a venire con noi per assisterci e illuminarci.

E così David è andato, su invito. Ed ha persino fatto l’interrogatorio agli scienziati iracheni, secondo questionari di qualche Mossad. Poi, il Washington Post pubblicò le rivelazioni di varie fonti anonime sulla armi di distruzione di massa che Saddam nascondeva.

Una breve ricerca sul web ci mostra come David Albright non perda occasione per dire la sua con proprie ipotesi e «ricerche». Tiene il conto ipotetico del plutonio nel mondo, dov’è e quanto è. Si tiene in contatto continuo con vari giornali, per cui scrive articoli sulle sue ipotesi. Ha fondato un Institute for Science and International Security (ISIS): un istituto fantomatico, fatto con quattro persone in tutto. Ma che sul suo sito (piuttosto rozzo) posta tutti gli interventi pubblici di David Albright, fra cui questo sulla «rete svizzera che aveva disegni per un’arma nucleare avanzata», ripreso come oro colato dal Washington Post e poi da tutti gli altri media copiando il Washington Post.

Infine scopro: Nel 2007, «David Albright e Paul Brannan dell’ISIS hanno prodotto un breve rapporto, basato su immagini satellitari, dove sostengono di aver identificato il sito siriano che fu bombardato da Israele in settembre. La loro conclusione: è molto simile ad un reattore nord-coreano» (2).

Ricorderete la storia: Israele bombarda dei capannoni in siria sostenendo che sono una centrale atomica, portata lì dalla Corea del Nord. Damasco nega. David Albright dà una mano alla versione israeliana: non solo «localizza» il sito siriano (sulla base di foto satellitari? Di Google Earth?), ma assicura che, a colpo d’occhio, somiglia come una goccia d’acqua ad un reattore n onrd-coreano che lui conosce. Somiglia.

Perciò i media devono credere a David albright, il quasi-ispettore ONU. E’ uno della vasta schiera dei sayanim, dei collaboratori volontari del Mossad; come ogni sayan, è un po’ dilettantesco, ma pieno di zelo. Si fa in quattro a dimostrare quanti paesi abbiano o «non si esclude possano avere» una bomba atomica. Miniaturizzata.

Oggi che Israele preme tanto percchè si bombardi l’Iran, Albright sforna un rapporto (o una bozza di rapporto) per dire che sì, l’Iran può avere la bomba; già miniaturizzata; e adattabile al suo missile Shahab. Dunque bomb, bomb, bomb Iran.
Insomma, Albright è una Rita Katz con in più una laurea in fisica, ancorchè conseguita non a Princeton, ma alla Indiana University. E quando parla un Katz, i media pendono dalle sue labbra. E’ inutile che lo scienziato pakistano Khan smentisca, nessuno gli crede.

Ho scritto questo pezzo non tanto per puntiglio, ma per dare ai lettori un esempio di come funziona la disinformazione mediatica, da dove origina e dove sbocca. E la ricerca su Albright è un piccolo esempio, che possono imparare a praticare da sè, di «intelligence su fonti aperte». Ossia su come collegare notizie che non sono segrete, ma sono disponibili al pubblico, per farne risaltare altre, che vengono tenute nascoste.

Il solo problema è che il pubblico, spesso, non collega quel che legge, non intreccia i dati e s’immagina, magari, che abbiamo chissà quali informatori. No, con Albright basta Wikipedia.

17/06/2008 18:59
Post: 64
Registrato il: 10/03/2007
Città: TARANTO
Età: 38
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
ci siamo?

FRATTINI: ATTACCO AEREO IN IRAN? SAREBBE UNA CATASTROFE
(Dell' inviato Stefano Polli)
BERLINO - Un attacco israeliano contro l'Iran sarebbe "una catastrofe", non è certo la risposta che serve in questo difficile momento tra Teheran e la comunità internazionale. Il ministro degli Esteri Franco Frattini respinge tutte le voci che si rincorrono su un possibile "strike" degli aerei con la stella di Davide contro i siti di Teheran. Lo fa nel giorno in cui incontra il collega tedesco Frank Walter Steinmeier e in cui spiega che sul 5+1 all' Italia "interessa la sostanza": "preferisco condividere un risultato positivo piuttosto che impegnarmi in un difficile esercizio delle formule".

E' un passo indietro rispetto alle pressanti richieste italiane di ingresso nel gruppo che guida il negoziato sul dossier nucleare di Teheran? "No - risponde Frattini - rimaniamo nel gruppo a livello di esperti e aspettiamo il risultato della proposta avanzata da Solana". Come a dire: in questo momento delicato guardiamo a quello che succede a Teheran e poi vediamo sul da farsi. Il titolare della Farnesina è a Berlino per il foro di dialogo tra Israele e Europa e ribadisce alcune nuove linee della politica estera del governo Berlusconi, tra cui, appunto, la grande vicinanza con Israele con cui l'Italia sta avviando la creazione di un "dialogo strategico bilaterale permanente". Ma è anche l'occasione per l'incontro con Steinmeier, dopo la richiesta italiana di ingresso nel 5+1 appoggiata da Usa e Francia ma non condivisa dalla Germania che in questo nuovo formato intravede, in prospettiva, la formulazione di un nuovo Consiglio di sicurezza dell' Onu. Oggi, i toni del capo della diplomazia italiana sono stati però diversi da quelli dei giorni scorsi.

"Non si è parlato di 5+1", ha subito detto Frattini ai giornalisti e questo perché Italia e Germania condividono "la sostanza" dell'azione della comunità internazionale verso l'Iran. E la "sostanza" e un "risultato positivo" sono più importante di un "difficile esercizio sulle formule". Questo, ha spiegato Frattini, non vuol dire che l'Italia rinuncia al suo ruolo e conferma la sua presenza nel 5+1 a livello tecnico. Ma il passaggio è di quelli davvero difficili e potrebbe essere proprio in questi giorni che si decide il futuro dei rapporti tra comunità internazionale e Iran. Questo, ha fatto capire Frattini, è il momento in cui bisogna aspettare il risultato della visita di Solana in Iran. Ammesso che un qualche risultato spunti fuori. E se la risposta dovesse essere "nulla o insoddisfacente" bisognerà ragionare su cosa fare a livello europeo ma è chiaro che è da considerare "inaccettabile" un aut aut iraniano in cui si dice "se voi non smettete di parlare di arricchimento noi non negoziamo".

Se poi si dovesse decidere di andare verso la strada di ulteriori sanzioni nei confronti dell'Iran, ebbene questa dovrà essere "una strada per la quale si torna al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite", ha chiarito il capo della diplomazia italiana. L'Italia farà sempre la sua parte e non resterà isolata dalla comunità internazionale, ma riguardo i "congelamenti bancari" nei confronti di istituti finanziari iraniani, le sanzioni "devono essere decise da tutti e con la partecipazione di tutti". Sono giorni decisivi non solo per l'Iran, ma anche per l'Europa che deve capire cosa fare dopo il no irlandese alla ratifica del Trattato di Lisbona. E il colloquio con Steinmeier ha confermato una veduta comune di Roma e Berlino sull' Europa e la volontà di portare avanti un "rilancio strategico" nelle relazioni bilaterali. Senza parlare troppo di 5+1. Almeno per ora.

Fonte:ANSA
Veritas2012.135.it
20/06/2008 09:40
Post: 736
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
beh ecco le ultime novità nei prossimi post

Un' atomica in vendita gli Usa:Sospetti su Teheran

Repubblica — 16 giugno 2008 pagina 10 sezione: POLITICA ESTERA
NEW YORK - La mafia del contrabbando nucleare era in possesso di disegni, istruzioni e specifiche tecniche per la costruzione di una bomba atomica "compatta", cioè piccola e sofisticata, in grado di essere trasportata da missili a lungo raggio come lo Shahab-3 dell' arsenale iraniano. La scoperta è stata fatta in Svizzera in alcuni computer che appartenevano al network guidato dallo scienziato Abdul Qadeer Khan, considerato il padre dell' atomica pachistana. Non è chiaro se gli schemi dell' ordigno nucleare siano già finiti nelle mani di Teheran. La vicenda rischia comunque di accentuare tensioni e sospetti in un momento in cui non solo George W. Bush, che oggi conclude il suo viaggio d' addio in Europa, prosegue la sua offensiva contro l' Iran trovando partner sensibili, ma anche Mahmoud Ahmadinejad non rinuncia a iniziative provocatorie.

continua: ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/06/16/23...
[Modificato da imsiddi 20/06/2008 09:42]
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
20/06/2008 09:43
Post: 737
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Khan ha venduto piani atomici all’Iran? Notizia-Katz
Maurizio Blondet 17 giugno 2008

Un lettore mi rimbalza un lancio ANSA da Islamabad: «Khan, mai venduto piani - Accusato da ex ispettore AIEA in Iraq David Albright - (ANSA) - ISLAMABAD, 17 GIUGNO - Il padre della bomba atomica pachistana Abdul Qadeer Khan ha smentito oggi all'AFP di aver venduto piani all'Iran e alla Corea del Nord. Lo scienziato era stato accusato dall'ex ispettore dell'AIEA in Iraq David Albright di aver venduto a quei due Paesi i piani per realizzare un'arma nucleare avanzata».

La smentita non è stata ripresa da alcun giornale. Eppure i media hanno dato con clamore, il 16 giugno, la notizia-bomba (è il caso di dirlo) che ha dato luogo alla smentita: l’Iran ha ormai i piani per fabbricare testate nucleari miniaturizzate, ossia capaci di essere poste su missili. Anzi tutti hanno avuto l’aria di crederci; con la sola eccezione di Vittorio Zucconi di Repubblica che, abitando in USA da una vita, ha espresso qualche ironico dubbio, conoscendo bene le fonti e i metodi della «disinformazione».

Poichè la prima fonte della notizia è il Washington Post, conviene riprenderla da lì (1). Il lettore vedrà da sè gli «sfumati», i vuoti e i condizionali tipici della disinformazione:

continua: www.effedieffe.com/content/view/3619/167/
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
22/06/2008 14:30
Post: 5
Registrato il: 02/12/2007
Città: TREVISO
Età: 35
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
IRAN, PROVA GENERALE DI ISRAELE PER RAID AEREO
di Cristiano del Riccio

WASHINGTON - Le forze armate israeliane hanno fatto ai primi di giugno una prova generale per un attacco aereo contro installazioni nucleari in Iran: lo hanno rivelato fonti americane al quotidiano New York Times. Le esercitazioni, effettuate sul Mediterraneo e sulla Grecia, hanno coinvolto oltre 100 caccia F-16 e F-15 nonché elicotteri ed aerei cisterna. I velivoli si sono spinti a oltre 1500 chilometri da Israele, cioé la distanza che separa il territorio israeliano dalla centrale iraniana di arricchimento dell'uranio di Natanz.

Gli esperti americani hanno notato il fatto che l'esercitazione mirava a riprodurre le operazioni di rifornimento aereo e di soccorso con elicotteri di piloti di caccia eventualmente abbattuti che sarebbero ipotizzabili in un attacco contro le installazioni nucleari iraniane e contro i suoi missili a lungo raggio. Secondo gli esperti del Pentagono la massiccia esercitazione aerea mirava anche a inviare un messaggio agli Stati Uniti e ad altri paesi: Tel Aviv è pronta ad agire con le forze militari contro l'Iran se gli sforzi diplomatici di bloccare Teheran dal produrre uranio arricchito continueranno a non dare risultati. Il messaggio è stato inviato anche agli iraniani.

Il giorno successivo alla grande esercitazione il vice-premier Shaul Mofaz ha dichiarato, in una intervista che ha fatto rapidamente il giro del mondo, che "se l'Iran continuerà il suo programma per sviluppare armi nucleari, Israele attaccherà". Funzionari israeliani hanno detto ai loro colleghi americani che le affermazioni del vice-premier non rispecchiano la politica israeliana. Ma hanno confermato nello stesso tempo che Tel Aviv ha piani di attacco pronti nei confronti delle installazioni nucleari in Iran che potrebbero essere attuati con preavviso minimo se dovesse presentarsi la necessità. Nel frattempo l'Iran sta correndo ai ripari. Di recente ha ricevuto dalla Russia due sistemi radar destinati a migliorare la capacità di Teheran di individuare velivoli in volo a bassa quota. Inoltre l'Iran sta per acquistare dalla Russia una quantità di missili terra-aria SA-20.

Quando le forze armate iraniane saranno padrone di queste difese un attacco a sorpresa israeliano diventerebbe molto più difficile. Una situazione che aumenta il nervosismo di chi teme un attacco 'chirurgico' di Tel Aviv contro le installazioni nucleari iraniane come già fatto in settembre contro l'impianto in costruzione in Siria con l'aiuto a Damasco della Corea del Nord. Un attacco avvenuto con l'apparente beneplacito degli Stati Uniti. Che non sembrano ansiosi di dare 'luce verde' agli israeliani per una azione aerea con l'Iran. Ma intanto le forze israeliano si stanno esercitando.

notizia by ANSA
22/06/2008 14:35
Post: 662
Registrato il: 06/03/2008
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
siamo sempre più vicini....
23/06/2008 09:42
Post: 741
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
La Guerra in Iraq costa 720 milioni di dollari al giorno.
Significa 500.000 dollari al minuto, ovvero 8333 dollari al secondo.

Dopo tutti questi anni, cos'avremmo potuto creare o sistemare sulla Terra con questa ricchezza?

qui trovate un video piuttosto particolare ed interessante:
www.altrogiornale.org/news.php?item.2932.5
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
23/06/2008 13:14
Post: 411
Registrato il: 05/09/2007
Città: ZIBIDO SAN GIACOMO
Età: 117
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Venti di guerra

Oltre 100 caccia hanno condotto una missione di 1.500 chilometri


Nome in codice «Glorious Spartan 08». Teatro operativo: il tratto di mare a sud est dell'isola di Creta. E' in questo splendido angolo di Mediterraneo che l'aviazione israeliana ha simulato — dal 28 maggio al 18 giugno — l'attacco all'Iran. Oltre cento caccia F16 e F15, con l'ausilio di aerei per il rifornimento in volo, hanno condotto una missione di 1500 chilometri, la stessa distanza che divide lo Stato ebraico dall'impianto nucleare di Natanz. I jet hanno sganciato bombe, condotto raid contro i radar, attuato manovre evasive.

In loro supporto velivoli per la guerra elettronica ed elicotteri che trasportavano i commandos dell'unità speciale 5101, conosciuta come Shaldag, e gli incursori della Sayeret. Una delle simulazioni prevedeva infatti il recupero di piloti abbattuti in «territorio ostile». Al loro fianco i greci, che hanno offerto l'ospitalità dei poligoni e provato interventi coordinati.
Gli israeliani, di solito estremamente riservati su quello che combinano, hanno passato al New York Times le informazioni su «Spartan 08» accostando le manovre ad un possibile blitz contro l'Iran. E hanno spiegato, con l'abituale pragmatismo, quali fossero gli obiettivi. Il primo — tecnico — era quello di esercitarsi in un raid a lungo raggio. Le forze aeree israeliane sono abituate ad azioni di questo tipo. Hanno organizzato il raid di Entebbe andando a liberare ostaggi in Uganda e distrutto il reattore iracheno di Osirak. Ma proprio il ricorso «al lungo braccio» ha spinto gli avversari di Israele a dotarsi di contromisure e dunque una eventuale incursione in territorio iraniano può rivelarsi insidiosa.
Il secondo obiettivo era ribadire agli Stati Uniti e ai governi occidentali che l'opzione militare non è poi così lontana. Se i ripetuti tentativi negoziali falliranno, non resterà che la forza. Le fughe di notizie, i «piani» rivelati dai giornali, gli scenari dei think thank fanno parte di una accurata regia per preparare le opinioni pubbliche. E la stessa interpretazione va data alle previsioni nere di politici come il tedesco Josckha Fischer e del più coinvolto ex premier israeliano (di origini iraniane) Shaul Mofaz. Il punto non è più «se» ma piuttosto «quando» ci sarà l'assalto.
Preoccupato per questi sviluppi, Mohammed ElBaradei, il direttore dell'Aiea, l'ente per l'energia atomica dell'Onu, ha detto ieri sera che si dimetterà nel caso di un attacco contro l'Iran: «Secondo me, è la peggiore opzione possibile. Traformerebbe la regione in una palla di fuoco... Se l'Iran non sta già costruendo armi nucleari, lancerà un corso accelerato con la benedizione di tutti gli iraniani».

Agitando le sciabole gli israeliani hanno anche voluto accentuare le inquietudini degli ayatollah, ormai da tempo sotto una forte pressione psicologica e diplomatica. Ogni giorno Teheran dovrà chiedersi se la formazione di jet in avvicinamento sono l'ennesima simulazione o il colpo di maglio. Gli iraniani sono convinti che ai loro confini si sta preparando qualcosa. E reagiscono a parole e con i fatti. Il presidente Ahmadinejad promette ritorsioni pesanti, l'ayatollah Ahmad Khatami minaccia conseguenze «terribili ». L'aviazione è in costante allerta e nelle ultime settimane i vecchi caccia F4, eredità dello Scià, si sono levati in volo per intercettare aerei finiti fuori rotta. Lo Stato Maggiore ha intensificato il programma per potenziare la difesa contraerea: sono state acquistate diverse batterie di missili russi «Sa 300» e «Sa 20». Inoltre gli iraniani hanno chiesto aiuto ai tecnici di Mosca per migliorare i radar. Una necessità emersa dopo il raid compiuto da Israele in Siria il 6 settembre. Il blitz — che per alcuni esperti ha rappresentato un'ulteriore prova di attacco— ha dimostrato che i radar russi sono stati «accecati» con sistemi da guerra elettronica. L'intelligence khomeinista ha anche monitorato con attenzione le attività dell'Us Air Force. Nell'agosto di un anno fa, una formazione di F16 statunitensi ha condotto una misteriosa missione d'addestramento - durata 11 ore - dall'Iraq all'Afghanistan. Per l'analista William Arkyn «c'entra l'Iran».

E se il cielo promette tempesta, sul terreno la situazione non è serena. Minoranze etniche e oppositori interni sembrano spinti da nuova linfa e forse nuovi aiuti. I separatisti curdi sono passati all'attacco anche al di fuori della loro regione. I beluci del gruppo Jundallah continuano ad attaccare i pasdaran. Si sono mossi anche gruppi inediti: il Movimento jihadista della Sunna e i «Soldati dell'Assemblea del Regno» (nazionalisti). Entrambi hanno rivendicato la strage nella moschea di Shiraz. Negli ambienti della diaspora non si esclude che le tattiche «mordi e fuggi» di questi nuclei siano legate a un ordine segreto firmato da George Bush alla fine di gennaio con il quale si autorizzano «attività clandestine» per destabilizzare l'Iran.

Uno spettatore interessato, la Russia, ha fatto sentire la sua voce. Il ministro degli Esteri Lavrov ha lanciato ieri una severa messa in guardia. Non sarebbe strano se i russi avessero seguito da vicino le manovre a Creta: come ai tempi della Guerra fredda, la Marina ha rimandato in Mediterraneo le sue navi spia. A volte innocui pescherecci, irti di antenne, più interessati ai segreti che ai pesci.

Guido Olimpio

Fonte: www.corriere.it
24/06/2008 13:57
Post: 753
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Quanta disinformazione sulla guerra in Iran?


Mohammad El Baradei, l’egiziano (e premio Nobel) che guida la AIEA, l’ente che sorveglia i programmi nucleari nel mondo, ha recentemente annunciato che si dimetterà immediatamente se l’Iran verrà attaccato.

La notizia è passata quasi inosservata. Mentre molto si è detto nei media sulle esercitazioni aeree israeliane per un attacco a grande distanza: tutti i media ci hanno spiegato che Sion si preparava a bombardare i siti nucleari iraniani. Come se ciò fosse normale. Perchè Ahmadinejad «vuol cancellare Israele dalle mappe». Se Israele esprime la volontà di cancellare l’Iran dalle mappe, ciò è normale.

[...]

Altro che «unsupervised»: dal marzo 2007, gli ispettori della AIEA hanno fatto nove «ispezioni senza preavviso» nello stabilimento di Natanz dove Teheran arricchisce l’uranio. Dal 2003, le ispezioni della AIEA hanno totalizzato 3.500 ore: quello iraniano, che ha diritto a sviluppare il nucleare pacifico come firmatario del Trattato di non-proliferazione, è il programma più «supervised» del mondo. E l’arricchimento al 4% è ben lontano dal «weapon-grade», dal livello occorrente per una testata atomica, che è del 90%.

Il «quintetto più uno», ossia i governi che controllano il programma nucleare iraniano, ufficialmente non lo negano. E fra questi non c’è un solo Paese musulmano: sono USA, Francia, Cina, Russia, Gran Bretagna e Germania. Solo che quei governi, se occidentali, lasciano che i loro giornali scrivano il contrario, senza mai rettificare.

Il 20 giugno New York Times, nel dare notizia delle sensazionali esercitazioni israeliane intese a colpire l’Iran, le spiegava così: «Nel maggio scorso, la AIEA ha riferito che i sospetti lavori iraniani nucleari erano ‘materia di grave preoccupazione’ e che gli iraniani dovevano all’agenzia ‘una spiegazione concreta’». Vedete, anche El Baradei è gravemente preoccupato, dirà l’uomo della strada, se ha cura di ricevere questa «informazione».

La verità è un’altra: la IAEA non ha mai «accusato» l’Iran di arricchire l’uranio, cosa che è suo diritto finchè resta nei limiti del trattato di non-proliferazione. La IAEA non ha mai sostenuto che l’Iran stia infrangendo gli obblighi che ha sottoscritto. Semplicemente, El Baradei ha chiesto a Teheran di sospendere il suo programma nucleare, perchè suscita tante opposizioni, come «misura per creare fiducia» («Confidence-building measure»), chiarendo anzi che lo avrebbe apprezzato, perchè era un consiglio «legally non-binding», ossia a cui Teheran non è tenuta in termini legali. Teheran ha rifiutato il pressante consiglio; per questo El Baradei ha chiesto «una spiegazione concreta».

Ma la «grave preoccupazione» di El Baradei chiaramente non è verso Teheran, ma verso quelli che si propongono di attaccare l’Iran. Difatti, proprio nel rapporto di maggio, quello con il caldo consiglio all’Iran di sospendere per non dare pretesto ad attacchi, la AIEA scrive nero su bianco che finora «non ha ricevuto alcuna credibile informazione» riguardo a supposti «studi di tipo militare» in corso nei laboratori persiani; chiara allusione alle soffiate di «informazioni d’intelligence» (1) evidentemente ricevute da USA e Israele; la AIEA le ha controllate sul posto, e non ha trovato nulla.

E non è che qualcosa sia sfuggito agli ispettori. Quello che all’uomo della strada non viene spiegato, è che per produrre uranio di grado militare, bisogna avere 55 mila centrifughe a cascata, non 3.500; che l’uranio deve essere ri-arricchito più e più volte, passando e ripassando per le centrifughe. Ogni riconfigurazione e modifica delle cascate di centrifughe iraniane sarebbe immediatamente identificata dai controllori della AIEA - che sono tecnici nucleari occidentali e russi. Che poi l’arricchimento al grado militare si possa fare in chissà quali laboratori sparsi sul territorio, e non conosciuti dagli ispettori, è semplicemente impossibile.

Per questo El Baradei minaccia le dimissioni: un attacco all’Iran trasformerebbe la volatile regione, da cui dipende il nostro carburante, in una «palla di fuoco», ha detto. Gravissime perdite di vite umane in Iran, e non da ultimo, il barile a 300 dollari, che segnerebbe il collasso di un mondo già in pericolo per il convergere di plurime crisi simultanee in campo finanziario e climatico, energetico e alimentare.

Ahmadinejad è «il nuovo Hitler»? Vedete come si ripete la storia: a metà degli anni ‘60 gli israeliani definirono Nasser «l’Hitler del Medio Oriente»; era la preparazione alla guerra-lampo del 1967, con il massacro di decine di migliaia di soldati egiziani». Nel frattempo tutti i media parlano dell’aggressione subita da un giovane ebreo di 17 anni a Parigi, da parte di una banda di maghrebini. Con «profonda indignazione» ufficiale per «l’inqualificabile atto di antisemitismo» (2). Ci uniamo alla indignazione.



articolo per intero su: www.effedieffe.com/content/view/3693/167/
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
24/06/2008 14:05
Post: 754
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Bolton: Israele attaccherà l'Iran dopo le elezioni americane



Secondo il diplomatico agirà una volta concluso il voto ma prima del giuramento del nuovo presidente


Crescono, s'infittiscono le voci di un attacco israeliano all'Iran. Il Daily Telegraph oggi riporta un parere autorevole, quello dell’ex ambasciatore americano alle Nazioni Unite John Bolton. A suo giudizio Israele attaccherà l’Iran, senza dubbio, ma solo dopo le elezioni presidenziali americane di novembre. E tuttavia, prima dell’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente.
Approfittando insomma di una sorta di finestra, di interregno.
«Il momento ottimale» per attaccare, afferma Bolton nell' intervista al quotidiano britannico è tra le elezioni del 4 novembre e l’inaugurazione del mandato presidenziale, il 20 gennaio 2009.
«Gli israeliani hanno un occhio al calendario a causa del ritmo con cui gli iraniani stanno portando avanti il loro programma nucleare e rafforzando anche le loro capacità di difesa con l’acquisto di sistemi anti-missili dalla Russia», osserva. «Ovviamente - prosegue Bolton, uno dei falchi dell’amministrazione Bush ai tempi dell’intervento in Iraq - hanno anche un occhio alle scadenze elettorali americane. A mio giudizio non faranno nulla prima delle elezioni perché non sanno quale impatto sul voto potrebbe avere la loro aziome».
L’ingresso formale alla Casa Bianca di Barack Obama o di John McCain, i due candidati alla presidenza, rischierebbe però di precludere un’azione militare per i prossimi quattro anni. Per questo l’attacco potrebbe avvenire in un qualsiasi momento tra il 4 novembre e il 20 gennaio. Attacco che sarebbe peraltro ben gradito al mondo arabo, conclude Bolton.



Fonte : www.telegraph.co.uk/
[Modificato da imsiddi 24/06/2008 14:06]
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
24/06/2008 18:46
Post: 679
Registrato il: 06/03/2008
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Stando a queste dichiarazioni gli USA non parteciperanno all'attacco?
25/06/2008 21:15
Post: 412
Registrato il: 05/09/2007
Città: ZIBIDO SAN GIACOMO
Età: 117
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
La catastrofe imminente?

I tocchi finali a varie ipotesi di attacco all’Iran


“Israele ha dichiarato che un attacco all’Iran sarà ‘inevitabile’ se il regime islamico continuerà a portare avanti il preteso programma di costruzione di armi atomiche.” (London Daily Telegraph – 11/6/2008)

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha aderito alla richiesta del Presidente Bush di mercoledì scorso di ulteriori sanzioni contro l’Iran se non sospenderà il programma di arricchimento dell’uranio. Bush ha specificato che ‘tutte le opzioni sono sul tavolo’, cosa che includerebbe l’uso delle armi.” (New York Times – 11/6/2008)

Ci stiamo rapidamente avvicinando agli ultimi sei mesi dell’amministrazione Bush. Il pantano iracheno è ormai al suo sesto penosissimo anno, senza alcuna vera fine in vista, e la guerra dimenticata in Afghanistan è giunta al settimo. I duri a morire e le altre fazioni armate sono vivi e vegeti in Iraq e i Talebani in Afghanistan controllano la maggior parte del paese. Il prezzo della benzina ha raggiunto i 4 US$ al gallone su base nazionale e molti analisti prevedono che il prezzo salirà fino a 5 o 6 entro il Labor Day (1° settembre). E questo nonostante le assicurazioni di alcuni dei maggiori sostenitori dell’invasione dell’Iraq che la guerra “si pagherà da sola” (Paul Wolfowitz) o che avremmo visto il petrolio a “20 US$ al barile se invadiamo l’Iraq” (Rupert Murdoch).

Non è un segreto che gli USA stiano attualmente dando gli ultimi tocchi a diversi piani d’azione per attaccare le installazioni nucleari e militari iraniane. Con le nostre forze di terra tese fino al funto di rottura in Iraq ed in Afghanistan, nessuno degli scenari verosimili prevede un’invasione di terra.
Non che questa amministrazione non preferirebbe marciare nel cuore dell’Islam Shiita dietro una solida linea in movimento di carri M1 Abrams e “proclamare la democrazia” nel paese. Il fatto è che persino questo presidente sa che non può arrivare così lontano e così lui ed i neocon dovranno accontentarsi di una operazione Shock and Awe “leggera”.

Se attaccheremo l’Iran quest’anno lo faremo con centinaia di incursioni aere lanciati dalle portaerei che già dislocate nel Golfo Persico e decollati dalle basi di terra in Iraq e Qatar. Colpiranno sia le installazioni nucleari note che si trovano attorno Teheran e nel resto del paese, sia le basi delle maggiori unità dell’esercito iraniano, le installazioni anti-aeree e le unità dei Guardiani della Rivoluzione, la potente organizzazione paramilitare indipendente iraniana.

Riuscirà questa azione militare a fermare il piano iraniano per sviluppare armi nucleari. Probabilmente no. Probabilmente non distruggerà neppure tutte le loro installazioni di ricerche nucleari, le più importanti delle quali sono sotterranee, protette da tonnellate di terra e rinforzate con cemento armato ed acciaio, progettate per sopravvivere a quasi tutti gli attacchi con armi convenzionali. L’esercito iraniano ed i Guardiani della Rivoluzione altrettanto verosimilmente sopravvivranno, sia pure con gravi perdite, e importanti centri di comando saranno indubbiamente distrutti. Comunque, dato che l’Iran ha sia un’Aviazione che una Marina efficienti (con sottomarini) e capacità anti-aeree moderne, è certo che anche i caccia-bombardieri americani riporteranno delle perdite. Non sarà una “passeggiata” come fu per l’invasione dell’Iraq nel 2003, quando l’esercito iracheno semplicemente si dissolse e l’aviazione non lanciò neppure un attacco aereo.
Neppur lontanamente così…

Se gli USA attaccheranno l’Iran, quest’estate o in autunno, il popolo americano farà bene ad essere preparato per un contraccolpo che potrebbe persino essere più grande, per il morale nazionale (e per l’economia) dello stesso 11 settembre. Prima di tutto, ci saranno gravi perdite nella fase iniziale dell’attacco; aerei americani saranno abbattuti, piloti americani sopravvissuti saranno presi prigionieri, anche donne pilota. I missili iraniani di tipo Yakhont 26, Sunburn 22 ed Exocet cercheranno e colpiranno, con risultati mortali, i gruppi da battaglia americani imbottigliati nelle acque ristrette del Golfo. Marinai americani saranno uccisi e navi americane saranno malamente danneggiate, e forse anche affondate. Potremmo forse vedere il primo attacco ad una portaerei americana dalla fine della 2° G.M.

E questo è solo il primo atto

Israele (che finora sarà rimasta fuori dalla mischia lasciando alle forze USA il lavoro pesante) sarà attaccata da Hezbollah in uno sforzo coordinato a largo raggio. Perdite orribili e diffuse paralizzeranno effettivamente il paese, un pensiero una volta ritenuto impossibile. La Siria, il più recente alleato dell’Iran nella regione, scatenerà a questo punto un fuoco di fila di oltre 200 Scud B, C e D contro Israele, ciascuno caricato con gas VX. Dato che Israele è nel raggio d’azione di queste armi russe, Haifa, Tel Aviv, Gerusalemme e praticamente tutti i maggiori centri civili e diverse basi militari saranno colpiti, spesso con la conseguenza di enormi perdite.

L’Aviazione israeliana farà decollare le tre squadriglie di caccia-bombardieri F16I Sufa con l’ordine di bombardare Teheran e quante più installazioni militari e nucleari possibili prima di essere abbattuti o di esaurire il carburante. Per molti piloti sarà un viaggio di sola andata. La loro patria sarà un ammasso di rovine, le famiglie di molti saranno già morte o moribonde. Non aspetteranno autorizzazioni da Washington o dai comandi militari americani nell’area: e gli aerei israeliani portano sotto le ali la maggior parte dell’arsenale nucleare del proprio paese.

Appena le prime ondate di bombardieri USA saranno penetrate nello spazio aereo iraniano, la Marina iraniana, usando missili terra-mare e piccole imbarcazioni da attacco, affonderà varie petroliere nello Stretto di Ormuz, impedendo così a tutto il mondo l’accesso al Golfo Persico ed al suo petrolio. Successivamente mineranno l’area rendendo più difficile, se non impossibile ai dragamine americani la pulizia dello Stretto. Quello che sarà rimasto della Marina e dell’Aviazione iraniana attaccherà ripetutamente la nostra Marina mentre tenterà di portare avanti le operazioni di sminamento. Altre perdite di militari USA.

Il giorno dopo l’invasione Wall Street (e, a livello minore, Tokyo, Londra e Francoforte) reagirà come fa di solito di fronte ad una crisi internazionale: la speculazione irrazionale e l’acquisto rapido raggiungeranno picchi da febbrone e manderanno alle stelle il costo del petrolio. Il giorno immediatamente dopo l’attacco USA all’Iran il prezzo del barile di petrolio raggiungerà i 200 / 300 US$ sul mercato libero e salirà ancora di più se la guerra non si concluderà in poche settimane.
Conseguentemente il prezzo della benzina alla pompa in USA salirà immediatamente a 8 / 10 US$ al gallone, e successivamente a livelli assolutamente impensabili.

Se si verifica tutto ciò questo paese ha semplicemente chiuso. Molti americani non potranno permettersi la benzina per andare a lavorare; i trasportatori semplicemente accosteranno i loro “bestioni” al lato della strada e se ne andranno a piedi. Il cibo, le medicine e gli altri prodotti critici non raggiungeranno più magazzini e negozi. Il gas e l’elettricità (quello che resterà della già scarsa riserva) saranno troppo costosi perché la maggioranza della gente possa permetterselo. Bambini, ammalati, anziani moriranno d’estate a causa della mancanza di condizionamento a casa e negli ospedali. Bambini, ammalati, anziani moriranno d’inverno a causa della mancanza di riscaldamento. Ci saranno disordini per il cibo in tutto il paese e un sistema di baratto prenderà il posto della moneta e del credito, mentre l’economia si dissolve, e le banche chiudono, o limitano i prelievi. L’agitazione civile cresce.

La polizia non sarà in grado di contenere la violenza e sarà essa stessa vittima della stessa crisi assieme al resto della popolazione. La legge civile si dissolverà e verrà proclamata la legge marziale secondo quanto previsto dal Patriot Act. Truppe regolari dell’Esercito e della Marina USA pattuglieranno le strade e l’apparato di governo federale verrà spostato in una sede sconosciuta ma sicura. Gli Stati Uniti piomberanno nel caos e diventeranno un paese del terzo mondo. Sarà così, dato che la superpotenza sarà finita.

Non potrà essere peggio di così…

… e poi il primo bombardiere israeliano sgancerà il suo carico nucleare su Teheran.

David DeBatto è stato Agente Speciale nel Controspionaggio dell’Esercito USA, è un veterano della guerra in Iraq in cui ha guidato un Team THI, ha rintracciato Saddam e le “55 carte da gioco”, ha catturato alcuni dei grandi comandanti lealisti ed ha organizzato e condotto “consigli tribali” di leaders Shiiti e Sunniti ancor prima dell’arrivo di Paul Bremer.
Attualmente è giornalista indipendente e analista di informazione per alcuni dei maggiori networks radiotelevisivi e apprezzato conferenziere sull’Iraq, il Terrorismo ed i Servizi Segreti.


Tradotto per EFFEDIEFFE.com da Arrigo de Angeli

fonte: www.effedieffe.com
25/06/2008 22:54
Post: 760
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Re:
illuca23, 24/06/2008 18.46:

Stando a queste dichiarazioni gli USA non parteciperanno all'attacco?



probabilmente ci saranno gli USA sotto bandiera isrealiana....
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
30/06/2008 14:20
Post: 770
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
idempeon, 30/06/2008 13.38:

infatti la preoccupazione che si potesse ripetere la storia, l iraq ne è uno esempio, nonostante non avesse le armi di distruzione di massa fu attakkata dagli americani, xche?
Xche l america non puo fare la stessa cosa con l iran??? [SM=g7072]



beh puo' darsi che attacchera', anche se xo'... a differenza dell'Iraq, l'Iran e' ben + armato, ha Russia e Cina dietro le proprie spalle, e perdi+ gli USA sono nel bel mezzo di una crisi economica.




______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
01/07/2008 09:31
Post: 1.271
Registrato il: 28/04/2007
Città: LA SPEZIA
Età: 56
Sesso: Maschile
Utente Veteran
OFFLINE
La fine degli USA...... anche per Bush e' difficile prendere una decisione del genere, a meno che non sia pronto un colpo di stato che instauri una dittatura evidente....( adesso e' una democrazia artefatta)

Quanto ad Israele, eventualmente, combattera' per la sopravvivenza.....da come la vedo io l'Iran fara' qualcosa per provocare tutto questo e dare un colpo definitivo alla gia' tremolante leadership americana.

Con la Russia e la Cina dietro ad assumere definitivamente la corona mondiale.....
01/07/2008 15:51
Post: 257
Registrato il: 12/11/2007
Città: UDINE
Età: 44
Sesso: Maschile
Utente Junior
OFFLINE
Iran: Pentagono teme attacco israeliano entro la fine dell'anno
01 lug 11:13 Esteri

ROMA- Israele potrebbe attaccare i siti nucleari israeliani entro la fine dell'anno. Lo riferisce l'emittente statunitense Abc, citando fonti governative di Washington. Secondo il Pentagono due sarebbero le condizioni in grado di far scattare l'operazione israeliana: la produzione di uranio arricchito quasi sufficiente per la fabbricazione di una testata nucleare, oppure l'acquisto da parte iraniana di un sistema di difesa antiaereo russo Sa-20. Washington e' anche preoccupata dalla possibilita' che l'attacco possa venire eseguito prima dell'insediamento del nuovo Presidente Usa.


WASHINGTON è PREOCCUPATA??????? ma daaaaaai!
[Modificato da skyligth80 01/07/2008 15:53]
01/07/2008 16:00
Post: 300
Registrato il: 02/03/2008
Città: BARI
Età: 45
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Re:
skyligth80, 01/07/2008 15.51:

Iran: Pentagono teme attacco israeliano entro la fine dell'anno
01 lug 11:13 Esteri

ROMA- Israele potrebbe attaccare i siti nucleari israeliani entro la fine dell'anno. Lo riferisce l'emittente statunitense Abc, citando fonti governative di Washington. Secondo il Pentagono due sarebbero le condizioni in grado di far scattare l'operazione israeliana: la produzione di uranio arricchito quasi sufficiente per la fabbricazione di una testata nucleare, oppure l'acquisto da parte iraniana di un sistema di difesa antiaereo russo Sa-20. Washington e' anche preoccupata dalla possibilita' che l'attacco possa venire eseguito prima dell'insediamento del nuovo Presidente Usa.


WASHINGTON è PREOCCUPATA??????? ma daaaaaai!



Maddai! Ma guarda tu il caso, cosa ti combina...




in gIrum imus noCtE et coNsumImur iGnI
01/07/2008 16:41
Post: 775
Registrato il: 26/11/2007
Età: 42
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Re:
skyligth80, 01/07/2008 15.51:

Iran: Pentagono teme attacco israeliano entro la fine dell'anno
01 lug 11:13 Esteri

ROMA- Israele potrebbe attaccare i siti nucleari israeliani entro la fine dell'anno. Lo riferisce l'emittente statunitense Abc, citando fonti governative di Washington. Secondo il Pentagono due sarebbero le condizioni in grado di far scattare l'operazione israeliana: la produzione di uranio arricchito quasi sufficiente per la fabbricazione di una testata nucleare, oppure l'acquisto da parte iraniana di un sistema di difesa antiaereo russo Sa-20. Washington e' anche preoccupata dalla possibilita' che l'attacco possa venire eseguito prima dell'insediamento del nuovo Presidente Usa.


WASHINGTON è PREOCCUPATA??????? ma daaaaaai!



cosa?????
allora riprendo la frase...

Secondo il Pentagono [...] le condizioni in grado di far scattare l'operazione israeliana: [...] oppure l'acquisto da parte iraniana di un sistema di difesa antiaereo russo Sa-20

ma stiamo scherzando? attaccare l'Iran xke' acquista dei sistemi di DIFESA!

cmq sono sempre + convinto ke sara' israele ad attaccare, gli USA diranno che ne restano completamente fuori (in realta' molti aerei e armamenti saranno quelli USA, ma sotto flag Isrealiano)... quello ke ormai accade gia' da tempo



[Modificato da imsiddi 01/07/2008 16:41]
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
01/07/2008 19:51
Post: 414
Registrato il: 05/09/2007
Città: ZIBIDO SAN GIACOMO
Età: 117
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Re: Re:
imsiddi, 01/07/2008 16.41:



cosa?????
allora riprendo la frase...

Secondo il Pentagono [...] le condizioni in grado di far scattare l'operazione israeliana: [...] oppure l'acquisto da parte iraniana di un sistema di difesa antiaereo russo Sa-20

ma stiamo scherzando? attaccare l'Iran xke' acquista dei sistemi di DIFESA!





In effetti il rischio è reale, l'Iran i sente sempre più minacciato e avrebbe contrattato l'acquisto di un valido sistema di difesa antiaerea dalla Russia, proprio in vista dell'attacco. In ragione di questo, Israele potrebbe attaccare prima, per evitare l'efficace sistema di difesa antiaerea che l'Iran avrà ma non prima di qualche mese.
01/07/2008 19:52
Post: 415
Registrato il: 05/09/2007
Città: ZIBIDO SAN GIACOMO
Età: 117
Sesso: Maschile
Utente Senior
OFFLINE
Qualcuno sostiene che Arafat sia stato fatto fuori così..c'avrebbero riprovato con Amadinehjad:

www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=83328
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:53. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com