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Crollo Economico in Arrivo?

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2011 16:07
10/06/2008 16:43
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Sinceramente certe volte, nonostante cerchi di sforzarmi non riesco a capire certe dichiarazoni (vedi ciò che ha asserito Bernanke)
La disoccupazione è aumentata, il prezzo del petrolio sta aumentando in maniera esponenziale, ma la crisi si sta allontanando....., mah questa dichiarazione mi sembra l'ennesima presa di cxxxo.
Secondo me, in base a ciò che vedo tutti i giorni anche nel mio lavoro, contrariamente ai toni ottimistici di molti "illuminati" la recessione economica che colpirà la Ns. generazione, sarà qualcosa che cambierà completamente il mondo che oggi conosciamo (speriamo e speriamo in meglio)
Quando i bianchi vennero in Africa, noi avevamo la terra e loro la Bibbia. Loro ci insegnarono a pregare con gli occhi chiusi; quando li aprimmo i bianchi avevano la terra e noi la Bibbia.

(Jomo Keniatta)

10/06/2008 19:55
Post: 1
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Re:
MG-TG, 10/06/2008 16.43:

Sinceramente certe volte, nonostante cerchi di sforzarmi non riesco a capire certe dichiarazoni (vedi ciò che ha asserito Bernanke)
La disoccupazione è aumentata, il prezzo del petrolio sta aumentando in maniera esponenziale, ma la crisi si sta allontanando....., mah questa dichiarazione mi sembra l'ennesima presa di cxxxo.
Secondo me, in base a ciò che vedo tutti i giorni anche nel mio lavoro, contrariamente ai toni ottimistici di molti "illuminati" la recessione economica che colpirà la Ns. generazione, sarà qualcosa che cambierà completamente il mondo che oggi conosciamo (speriamo e speriamo in meglio)


Beh! la vita è strana...
Non ci crederai, ma dove lavoro nonostante la crisi il petrolio che sale, incredibilmente salgono anche gli ordini, tanto che abbiamo dovuto assumere altri operai a tempo indeterminato.


10/06/2008 20:10
Post: 650
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La disoccupazione è aumentata, il prezzo del petrolio sta aumentando in maniera esponenziale, ma la crisi si sta allontanando....., mah questa dichiarazione mi sembra l'ennesima presa di cxxxo.



La vedo come la solita:
"Voi Plebe andate pure avanti a spendere e a indebitarvi che non ci sono problemi"
14/06/2008 20:44
Post: 719
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Tedeschi dissociati dall’euro

La globalizzzazione aveva promesso prezzi bassi, e tutto rincara. I tedeschi non credono più all’euro e hanno di fatto ricreato il marco. Le banche americane, nonostante tutti i sostegni pubblici della Federal Reserve, continuano a crollare (l’ultima è la Lehman). La Turchia, membro della NATO e soggetta agli USA, ha praticamente stretto un’alleanza con l’Iran, scambiando con Teheran intelligence e coordinando le azioni militari contro il comune nemico, i kurdi (3).

Le minacce di Bush e di Israele all’Iran hanno l’effetto di rincarare ogni volta di più il prezzo del petrolio, con ciò mettendo nelle tasche dell’Iran profitti sempre maggiori, ed aumentandone l’importanza strategica nella regione agli occhi di Cina ed India, i suoi clienti

Quanto alla Cina, metà delle 800 fabbriche di scarpe nel Guangdong hanno chiuso, e migliaia di piccole fabbriche tessili hanno il fiato corto (per cause convergenti: inflazione, apprezzamento dello yuan, costo dei trasporti crescente, rincaro dell’energia). La federazione industriali di Hong Kong avverte che diecimila aziende che operano nella Cina meridionale potrebbero presto fallire.


intero articolo: www.effedieffe.com/content/view/3561/179/
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Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
15/06/2008 10:42
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blödsinn
L'articolo
www.effedieffe.com/content/view/3561/179/
traduce parzialmente e faziosamente (senza citarlo) un articolo del Telegraf:
www.telegraph.co.uk/money/main.jhtml?xml=/money/2008/06/13/cneur...

Il quale essendo un giornale inglese, non esattamente fautore dell'Euro, cita a sua volta, senza riportarlo un articolo dell'Handelsblatt, giornale di destra tedesco, in cui si dice che i tedeschi preferiscono monete stampate in Germania.
Da qui a dire "Tedeschi dissociati dall’euro " mi sembra ce ne passi un poco.
Sarebbe meglio controllare le fonti e non riportare qualunque cosa acriticamente.
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15/06/2008 18:53
Post: 125
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PIANO B 3.0 Mobilitarsi per salvare la Civiltà
www.indipendenzaenergetica.it/grilliromani/index.php?option=com_content&task=section&id=5&I...

presenta un analisi di ció che sta succedendo e anche una possibile alternativa.
Sulla quale purtroppo sono profondamente scettico.
Se é cosí difficile convincere i lettori di questo forum a cambiare paradigma, a rinunciare alle loro abitudini e a mettersi in azione per un mondo diverso immaginate il "resto".

Per convincere la massa ci vuole un evento catastrofico catalizzante che ...
hey!
Ma questo evento c'é giá stato.
Si chiama 11 settembre.
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20/06/2008 19:08
Post: 146
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crash in Luglio
La Royal Bank of Scotland prevede un crollo verticale del mercato azionario a Luglio
www.telegraph.co.uk/money/main.jhtml?xml=/money/2008/06/18/cnrb...
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21/06/2008 09:39
Post: 147
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Re: blödsinn
Fenice999, 15/06/2008 10.42:

L'articolo
www.effedieffe.com/content/view/3561/179/
traduce parzialmente e faziosamente (senza citarlo) un articolo del Telegraf:
www.telegraph.co.uk/money/main.jhtml?xml=/money/2008/06/13/cneur...

Il quale essendo un giornale inglese, non esattamente fautore dell'Euro, cita a sua volta, senza riportarlo un articolo dell'Handelsblatt, giornale di destra tedesco, in cui si dice che i tedeschi preferiscono monete stampate in Germania.
Da qui a dire "Tedeschi dissociati dall’euro " mi sembra ce ne passi un poco.
Sarebbe meglio controllare le fonti e non riportare qualunque cosa acriticamente.



per quale motivo dai del fazioso a quel sito?

Una volta, mentre attraversavo il corridoio andando verso la cucina, sentii nell'anima queste parole:
"recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell'ora della morte. I sacerdoti la consiglieranno ai peccatori come ultima tavola di salvezza; anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della Mia infinita Misericordia. Desidero che tutto il mondo conosca la Mia Misericordia. Desidero concedere grazie inimmaginabili alle anime, che hanno fiducia nella Mia Misericordia".


Dal "Diario" di Santa Faustina Kowalska, Libreria Editrice Vaticana, pag.263


28/06/2008 12:09
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I sei mesi decisivi
Maurizio Blondet 28 giugno 2008
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Il semestre da luglio a dicembre 2008 sarà, per il pianeta, il tuffo nella fase d’impatto della crisi sistemica globale. E’ «l’alerte» lanciata dal Gruppo francese di analisi Europe 20/20 (1).

Apparentemente, la previsione si sta già avverando in USA - dove manca ogni genere di ammortizzatore sociale o economico - con il crollo del Dow Jones di oltre 30 punti, il petrolio a 140, Lehman Brothers vicina al tracollo; Goldman Sachs che dà valutazioni in discesa di Merrill Lynch e Citigroup (e Merrill Lynch che svaluta Goldman Sachs); American Express che denuncia l’accumulo di arretrati dei loro clienti nel pagare i debiti, mentre Federal Express segnala un netto rallentamento di ogni tipo di trasporto; United Airlines che licenzia 950 piloti (il 15% del totale), General Motors che ha visto un calo delle vendite del 28%, e non può più fare offerte speciali per attrarre compratori a rate, perchè la sua finanziaria, la GMAC, è schiacciata da insolvenze dei clienti che l’auto l’hanno già comprata, e non riescono a pagarla.

E sì che l’auto sta diventando la casa in cui dormono sempre più famiglie della classe media, che hanno avuto l’immobile pignorato non potendo pagare il mutuo. Nella ricca e chic Santa Barbara, California, sono già 800 i pignoramenti delle belle ville, e 800 famiglie hanno raggiunto i senza tetto nei parcheggi a loro riservati. Questa è l’America, già oggi (2).

E quando toccherà al resto del mondo? Europe 20/20 risponde: «E’ nel corso del semestre prossimo che convergeranno con il massimo d’intensità tutte le componenti della crisi - finanziaria, monetaria, economica, strategica, sociale, politica». E descrive i «sei fenomeni maggiori che segneranno i sei mesi futuri in modo decisivo, e orienteranno gli anni 2009-2010».

Primo: «Il dollaro a perdere (per fine 2008, 1 euro sarà eguale a 1,75 dollari). Il panico del collasso della divisa USA assilla la psicologia collettiva americana».

Secondo: «Rottura del sistema finanziario mondiale a causa dell’impossibile tutela di Washington».

Ben Bernanke, capo della Federal Reserve, ha parlato di una volontà di «rafforzare» il dollaro. Le sue parole risibili sono tutto quel che resta per ritardare la presa di coscienza collettiva, da parte di tutti i detentori di valuta USA, che Washington non ha più i mezzi per sostenere la sua moneta. Nel 2006 ancora la caduta del dollaro era una politica deliberata con lo scopo di ridurre il deficit commerciale americano e il valore reale del debito USA verso il mondo, che è ovviamente denominato in dollari. Ma ora questa tattica «si rivolta contro i suoi inizatori, e si trasforma in una fuga generalizzata verso l’uscita dagli USA».

Fra poche settimane, quando si vedrà che è impossibile organizzare a livello mondiale un’azione qualunque per stabilizzare il dollaro, in quanto l’economia USA affonderà sempre più in basso nella recessione, mentre il mondo è già ingorgato di dollari di cui nessuno sa come liberarsi, «allora il sistema finanziario globale esploderà in diversi sotto-sistemi che tenteranno di sopravvivere alla meglio, in attesa che compaia un nuovo equilibrio finanziario mondiale».

La teoria indicherebbe a Washington la via per stabilizzare il dollaro: dovrebbe rialzare nettamente i tassi d’interesse (oggi al 2%) e ridurre drasticamente la creazione di moneta dal nulla. Ma in pratica, ciò produrrebbe l’arresto immediato, in poche settimane, dell’economia americana, quella finanziaria e quella reale.

Il mercato immobiliare si ridurrebbe a zero, dato l’aumento rovinoso dei mutui a tasso variabile (altri pignoramenti a migliaia) e per mancanza di credito a basso costo; il consumo americano diventerebbe negativo, ritraendosi mese per mese; i fallimenti di imprese sarebbero esponenziali, Wall Street crollerebbe sotto il peso dei suoi debiti e sotto l’esplosione del mercato del CDS (collateralized default swaps), i derivati sempre presentati come «un’assicurazione» contro i rischi borsistici, ma che non assicureranno nessuna visto che le controparti (che dovrebbero rifondere) saranno già vaporizzate dalla crisi.

In breve, applicare la ricetta che la teoria consiglia in questi casi è, politicamente, inaccettabile per qualunque presidente USA, per i suoi effetti sociali. D’altra parte il vecchio trucco americano, farsi prestare i soldi dai suoi fornitori per poter restare il grande consumatore globale, non è più praticabile. Solo dopo un rafforzamento del dollaro, con la cura da cavallo imposta dalla teoria, la Cina e gli altri creditori tornerebbero a comprare i Buoni del Tesoro USA; siccome questo non avverrà, ciascuno farà per sè. Ecco la «rottura» del sistema globale.

Europe 20/20 ricorda, a questo proposito, che Pechino, massimo detentore di riserve in dollari (su cui ha perso, da gennaio, 75 miliardi di dollari per il calo della valuta USA), ha agito con moderazione fino ad ora, perchè vuole garantire il successo delle sue Olimpiadi. Da metà agosto, questo freno non ci sarà più: e la Cina può ricorrere ad «opzioni brutali».

Terzo fenomeno: il crollo dell’economia reale USA si manifesterà in tutta la sua evidenza.

Quarto: «Unione Europea: la periferia cade in recessione mentre il nucleo della zona euro rallenta solamente». L’Italia, è inutile dirlo, fa parte della «periferia», con Spagna, Grecia, Portogalllo, Irlanda e Francia. La disparità con i risultati della Germania sottoporrà l’euro a una tensione forse insopportabile: come si è già notato, i BOT italiani, benchè in euro, devono pagare un interesse più alto che i BOT tedeschi pure in euro.

Quinto: «L’Asia sotto il doppio colpo di bambù». Il primo colpo è l’inflazione, il secondo è il calo decisivo delle esportazioni nel principale mercato che assorbe le merci cinesi, coreane e giapponesi - gli USA - e un forte rallentamento del secondo mercato, l’Europa. Una doppietta che farà molto male a Paesi che hanno puntato tutto sulla riduzione dei costi del lavoro e sulla competitività nell’export, e che oggi vedono aumentare i costi produttivi per il rincaro delle materie prime (petrolio anzitutto) e dei salari (da inflazione, in Cina sul 10%). Si aggiunga che nei giorni scorsi il Congresso degli Stati Uniti - questi predicatori dell’apertura liberista - ha posto un dazio del 700% sull’import di acciaio cinese.

Sesto: «America latina: difficoltà crescenti, ma crescita mantenuta per gran parte della regione». Due le eccezioni: la crisi colpirà duramente il Messico, direttamente legato all’economia USA che sarà in depressione, e l’Argentina (di nuovo).

Settimo: «Mondo arabo - regimi filo-occidentali alla deriva». Europe 20/20 prevede «un miscuglio di disordini da fame (rincaro del cibo), di esplosione dell’integralismo (il prestigio di Hezbollah, di Hamas e dell’Iran), cui va aggiunta l’incapacitò di Washington e dei suoi alleati europei di una politica che non sia militare». Previsione: «60% di rischi di esplosione politico-sociale sull’asse Egitto-Marocco». Quanto alla probabilità di un attacco USA o israeliano ad ottobre, il gruppo francese la pone al 70%.

La nomination di Barak Obama non fa che aumentare il rischio: l’uscente Bush, repubblicano, potrebbe dare il via libera all’attacco fra l’eventuale vittoria di Obama su McCain, e il suo insediamento effettivo.

Ottavo: «Le banche nella collisione delle bolle». Soprattutto le banche mondiali americane e britanniche sono minacciate dall’esplosione di quattro bolle speculative convergenti.

E’ dello stesso parere emesso dalla Barclay’s Bank, per voce del suo capo della strategia azionaria, Tim Bond (3): ha avvisato i clienti a prepararsi a «una tempesta finanziaria mondiale», dato che la credibilità di Bernanke è crollata «sotto zero». «Siamo in un brutto ambiente; è entrato lo shock inflazionistico, che sarà molto negativo per gli attivi finanziari. Facciamo come le tartarughe, ritiramoci nella nostra corazza. Gli investitori si dovranno considerare fortunati se riusciranno a preservare i loro beni».

Intanto, di cosa discutiamo furiosamente in Italia? Se prendere o no le impronte digitali ai piccoli ladri zingari, che danno false generalità e non sono punibili per età, e per questo sono mandati dai cari genitori a rubare al posto loro. Oppure, ci dividiamo sulle scemenze che si dicono al telefono i ka... ni che stanno ai posti di comando, pensando a veline e TV.

Con questo dato curioso: coloro che sono contro le impronte degli zingari perchè «violano la privacy», sono gli stessi che si dichiarano a favore delle intercettazioni a tappeto, che violano molto più la privacy. Senza contare che anche gli zingari bambini e senza nome che mettono le mani nelle borsette, violano alquanto la privacy. Fortuna che in Italia abbiamo il garante della privacy.

Occorrerebbe un «garante della logica»: ma sarebbe solo una nuova poltrona a spese del contribuente e a beneficio di qualche politico trombato.

www.effedieffe.com/content/view/3735/179/
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30/06/2008 13:05
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www.eugeniobenetazzo.com/ultimo_contango_a_parigi.html
Quando i bianchi vennero in Africa, noi avevamo la terra e loro la Bibbia. Loro ci insegnarono a pregare con gli occhi chiusi; quando li aprimmo i bianchi avevano la terra e noi la Bibbia.

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30/06/2008 14:27
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I sei mesi decisivi
Maurizio Blondet 28 giugno 2008
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Il semestre da luglio a dicembre 2008 sarà, per il pianeta, il tuffo nella fase d’impatto della crisi sistemica globale. E’ «l’alerte» lanciata dal Gruppo francese di analisi Europe 20/20 (1).

Apparentemente, la previsione si sta già avverando in USA - dove manca ogni genere di ammortizzatore sociale o economico - con il crollo del Dow Jones di oltre 30 punti, il petrolio a 140, Lehman Brothers vicina al tracollo; Goldman Sachs che dà valutazioni in discesa di Merrill Lynch e Citigroup (e Merrill Lynch che svaluta Goldman Sachs); American Express che denuncia l’accumulo di arretrati dei loro clienti nel pagare i debiti, mentre Federal Express segnala un netto rallentamento di ogni tipo di trasporto; United Airlines che licenzia 950 piloti (il 15% del totale), General Motors che ha visto un calo delle vendite del 28%, e non può più fare offerte speciali per attrarre compratori a rate, perchè la sua finanziaria, la GMAC, è schiacciata da insolvenze dei clienti che l’auto l’hanno già comprata, e non riescono a pagarla.

E sì che l’auto sta diventando la casa in cui dormono sempre più famiglie della classe media, che hanno avuto l’immobile pignorato non potendo pagare il mutuo. Nella ricca e chic Santa Barbara, California, sono già 800 i pignoramenti delle belle ville, e 800 famiglie hanno raggiunto i senza tetto nei parcheggi a loro riservati. Questa è l’America, già oggi (2).

E quando toccherà al resto del mondo? Europe 20/20 risponde: «E’ nel corso del semestre prossimo che convergeranno con il massimo d’intensità tutte le componenti della crisi - finanziaria, monetaria, economica, strategica, sociale, politica». E descrive i «otto fenomeni maggiori che segneranno i sei mesi futuri in modo decisivo, e orienteranno gli anni 2009-2010».

Primo: «Il dollaro a perdere (per fine 2008, 1 euro sarà eguale a 1,75 dollari). Il panico del collasso della divisa USA assilla la psicologia collettiva americana».

Secondo: «Rottura del sistema finanziario mondiale a causa dell’impossibile tutela di Washington».

Ben Bernanke, capo della Federal Reserve, ha parlato di una volontà di «rafforzare» il dollaro. Le sue parole risibili sono tutto quel che resta per ritardare la presa di coscienza collettiva, da parte di tutti i detentori di valuta USA, che Washington non ha più i mezzi per sostenere la sua moneta. Nel 2006 ancora la caduta del dollaro era una politica deliberata con lo scopo di ridurre il deficit commerciale americano e il valore reale del debito USA verso il mondo, che è ovviamente denominato in dollari. Ma ora questa tattica «si rivolta contro i suoi inizatori, e si trasforma in una fuga generalizzata verso l’uscita dagli USA».

Fra poche settimane, quando si vedrà che è impossibile organizzare a livello mondiale un’azione qualunque per stabilizzare il dollaro, in quanto l’economia USA affonderà sempre più in basso nella recessione, mentre il mondo è già ingorgato di dollari di cui nessuno sa come liberarsi, «allora il sistema finanziario globale esploderà in diversi sotto-sistemi che tenteranno di sopravvivere alla meglio, in attesa che compaia un nuovo equilibrio finanziario mondiale».

La teoria indicherebbe a Washington la via per stabilizzare il dollaro: dovrebbe rialzare nettamente i tassi d’interesse (oggi al 2%) e ridurre drasticamente la creazione di moneta dal nulla. Ma in pratica, ciò produrrebbe l’arresto immediato, in poche settimane, dell’economia americana, quella finanziaria e quella reale.

Il mercato immobiliare si ridurrebbe a zero, dato l’aumento rovinoso dei mutui a tasso variabile (altri pignoramenti a migliaia) e per mancanza di credito a basso costo; il consumo americano diventerebbe negativo, ritraendosi mese per mese; i fallimenti di imprese sarebbero esponenziali, Wall Street crollerebbe sotto il peso dei suoi debiti e sotto l’esplosione del mercato del CDS (collateralized default swaps), i derivati sempre presentati come «un’assicurazione» contro i rischi borsistici, ma che non assicureranno nessuna visto che le controparti (che dovrebbero rifondere) saranno già vaporizzate dalla crisi.

In breve, applicare la ricetta che la teoria consiglia in questi casi è, politicamente, inaccettabile per qualunque presidente USA, per i suoi effetti sociali. D’altra parte il vecchio trucco americano, farsi prestare i soldi dai suoi fornitori per poter restare il grande consumatore globale, non è più praticabile. Solo dopo un rafforzamento del dollaro, con la cura da cavallo imposta dalla teoria, la Cina e gli altri creditori tornerebbero a comprare i Buoni del Tesoro USA; siccome questo non avverrà, ciascuno farà per sè. Ecco la «rottura» del sistema globale.

Europe 20/20 ricorda, a questo proposito, che Pechino, massimo detentore di riserve in dollari (su cui ha perso, da gennaio, 75 miliardi di dollari per il calo della valuta USA), ha agito con moderazione fino ad ora, perchè vuole garantire il successo delle sue Olimpiadi. Da metà agosto, questo freno non ci sarà più: e la Cina può ricorrere ad «opzioni brutali».

Terzo fenomeno: il crollo dell’economia reale USA si manifesterà in tutta la sua evidenza.

Quarto: «Unione Europea: la periferia cade in recessione mentre il nucleo della zona euro rallenta solamente».
L’Italia, è inutile dirlo, fa parte della «periferia», con Spagna, Grecia, Portogalllo, Irlanda e Francia. La disparità con i risultati della Germania sottoporrà l’euro a una tensione forse insopportabile: come si è già notato, i BOT italiani, benchè in euro, devono pagare un interesse più alto che i BOT tedeschi pure in euro.

Quinto: «L’Asia sotto il doppio colpo di bambù».
Il primo colpo è l’inflazione, il secondo è il calo decisivo delle esportazioni nel principale mercato che assorbe le merci cinesi, coreane e giapponesi - gli USA - e un forte rallentamento del secondo mercato, l’Europa. Una doppietta che farà molto male a Paesi che hanno puntato tutto sulla riduzione dei costi del lavoro e sulla competitività nell’export, e che oggi vedono aumentare i costi produttivi per il rincaro delle materie prime (petrolio anzitutto) e dei salari (da inflazione, in Cina sul 10%). Si aggiunga che nei giorni scorsi il Congresso degli Stati Uniti - questi predicatori dell’apertura liberista - ha posto un dazio del 700% sull’import di acciaio cinese.

Sesto: «America latina: difficoltà crescenti, ma crescita mantenuta per gran parte della regione».
Due le eccezioni: la crisi colpirà duramente il Messico, direttamente legato all’economia USA che sarà in depressione, e l’Argentina (di nuovo).

Settimo: «Mondo arabo - regimi filo-occidentali alla deriva».
Europe 20/20 prevede «un miscuglio di disordini da fame (rincaro del cibo), di esplosione dell’integralismo (il prestigio di Hezbollah, di Hamas e dell’Iran), cui va aggiunta l’incapacitò di Washington e dei suoi alleati europei di una politica che non sia militare». Previsione: «60% di rischi di esplosione politico-sociale sull’asse Egitto-Marocco». Quanto alla probabilità di un attacco USA o israeliano ad ottobre, il gruppo francese la pone al 70%.

La nomination di Barak Obama non fa che aumentare il rischio: l’uscente Bush, repubblicano, potrebbe dare il via libera all’attacco fra l’eventuale vittoria di Obama su McCain, e il suo insediamento effettivo.

[/GOttavo: «Le banche nella collisione delle bolle». Soprattutto le banche mondiali americane e britanniche sono minacciate dall’esplosione di quattro bolle speculative convergenti.

E’ dello stesso parere emesso dalla Barclay’s Bank, per voce del suo capo della strategia azionaria, Tim Bond (3): ha avvisato i clienti a prepararsi a «una tempesta finanziaria mondiale», dato che la credibilità di Bernanke è crollata «sotto zero». «Siamo in un brutto ambiente; è entrato lo shock inflazionistico, che sarà molto negativo per gli attivi finanziari. Facciamo come le tartarughe, ritiramoci nella nostra corazza. Gli investitori si dovranno considerare fortunati se riusciranno a preservare i loro beni».

Intanto, di cosa discutiamo furiosamente in Italia? Se prendere o no le impronte digitali ai piccoli ladri zingari, che danno false generalità e non sono punibili per età, e per questo sono mandati dai cari genitori a rubare al posto loro. Oppure, ci dividiamo sulle scemenze che si dicono al telefono i ka... ni che stanno ai posti di comando, pensando a veline e TV.

Con questo dato curioso: coloro che sono contro le impronte degli zingari perchè «violano la privacy», sono gli stessi che si dichiarano a favore delle intercettazioni a tappeto, che violano molto più la privacy. Senza contare che anche gli zingari bambini e senza nome che mettono le mani nelle borsette, violano alquanto la privacy. Fortuna che in Italia abbiamo il garante della privacy.

Occorrerebbe un «garante della logica»: ma sarebbe solo una nuova poltrona a spese del contribuente e a beneficio di qualche politico trombato

[Modificato da imsiddi 30/06/2008 14:27]
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- e quelle che non li conoscono
02/07/2008 20:00
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Il FMI controllerà gli Stati Uniti


Quando uno Stato è incapace di tenere i suoi conti in ordine, accumula debiti su debiti con le banche estere, ed è vicino all’insolvenza, di solito riceve la visita di esperti del Fondo Monetario Internazionale. Questo ente sovrannazionale, nato a Bretton Woods, gestisce la sanità del sistema monetario internazionale; può fornire ulteriori prestiti al Paese rovinato, ma come contropartita, può imporre durissime «ricette di risanamento», che vanno dalla svalutazione della moneta nazionale, alla «privatizzazione» o vendita di «attivi» nazionali (miniere, ad esempio), a tagli della spesa pubblica giudicata improduttiva (secondo i creditori). Praticamente, il Paese è sottoposto a gestione controllata e a pignoramento.

Accade, per lo più, che ricevano la visita del FMI piccoli Paesi africani, o di nessun peso politico. È accaduto all’Argentina. Accade all’Italia, per via del nostro immane debito pubblico.

Ma non è mai accaduto che i revisori del Fondo Monetario bussassero alla porta di Washington: non foss’altro perchè Washington è il principale «azionista» del Fondo, di cui detiene con Londra (i due vincitori della seconda guerra mondiale)
il 60% delle quote.

Stavolta invece accade, e ne dà notizia lo Spiegel: il Fondo Monetario «ha informato» Ben Bernanke, il governatore della Banca Centrale USA (Federal Reserve) che intende procedere a un esame generale del sistema finanziario USA. Il consiglio direttivo ha decretato quello che chiama un «Financial Sector Assessment Program» delle finanze americane. Sarà, scrive Der Spiegel, «nè più nè meno che una radiografia completa del sistema finanziario USA».

Per consentire la valutazione (assessment), «la Fed, la SEC (l’ente di controllo della Borsa), le maggiori banche d’investimento, le banche emettitrici di mutui e i fondi speculativi (hedge fund) saranno richiesti di mettere a disposizione documenti riservatissimi al gruppo FMI. Si chiederà loro di rispondere alle domande che saranno poste durante le ‘interviste’ (ai responsabili). I loro software bancari saranno sottoposti a cosiddette ‘prove sotto stress’ (stress test), ossia a simulazioni di scenari ‘del caso peggiore’ (worst-case), simulanti cioè gli effetti a cascata di fallimenti di altre grandi istituzioni finanziarie o di un prolungato declino del dollaro».

La conclusione: «Mai nessun governatore della Federal Reserve nella storia americana è stato obbligato a sottoporsi alla umiliazione che attende Ben Bernanke».

Una umiliazione che il presidente Bush, aggiunge Spiegel, è ben deciso ad evitare: tanto che ha concesso sì al Fondo Monetario di cominciare la revisione, ma con la condizione che non la finisca prima che lui abbia lasciato la Casa Bianca. Con le conseguenze dei suoi anni di follia monetaria e spese folli, se la vedrà il prossimo presidente.

Ancora Der Spiegel: «Quando il rapporto finale del FMI sul sistema finanziario USA sarà completato nel 2010, e certamente farà scalpore a livello internazionale, una sola delle persone oggi in posti di responsabilità sarà ancora sulla sua poltrone: Ben Bernanke».

Inutile sottolineare ch la libera stampa americana non riporta questa notizia; e nemmeno quella europea s’è mostrata desiderosa di riprendere lo scoop di Spiegel. Noi (che non leggiamo il tedesco) abbiamo trovato l’informazione sul quotidiano «The Age», della lontana Australia.

Che si abbandona a qualche sarcastico commento: immaginate, dice, se la Banca Centrale australiana avesse fatto come quella americana. Se, preoccupata che i suoi amici a Sidney, che hanno nuotato tutta la vita nell’oro, fossero falliti e non potessero più permettersi i loro lussi, e perciò – avendo il potere di intervenire sui mercati – facesse proprio questo per salvarli.

Immaginate una Banca Centrale che entrasse nei mercati a comprare azioni allo scopo di sostenere le demenziali scommesse dei banchieri – scommesse che la Banca Centrale per prima ha incoraggiato fornendo i banchieri di denaro a bassissimo costo.

E non basta: immaginate la nostra Banca Centrale che promette a quei profittatori di fornirli di altri miliardi di dollari a credito, con l’argomento che sono troppo grossi e importanti per l’economia per lasciarli andare in fallimento.

E infine, immaginate se, nonostante l’immane quantità di miliardi di dollari spesi a rastrellare azioni dei loro complici, a cui hanno dato accesso per giunta a somme enormi, il sistema continuasse a precipitare; sicchè la Banca Centrale annuncia che ha bisogno di più grandi poteri e di ancora più segretezza per aggiustare le cose.

Se questo avesse fatto la Banca Centrale australiana (o di qualunque altro Paese), da molto tempo avremmo i revisori dell'FMI a martellare a pugni alla porta nostra. Ebbene, è esattamente quello che ha fatto l’autorità centrale americana. E finalmente, il FMI bussa anche alla sua porta. Era ora.

Ed è anche, aggiungiamo noi, il segno più chiaro del destino storico degli Stati Uniti. Il più grande debitore della storia del mondo non può più esercitare la «sovranità monetaria» nel modo arbitrario in cui l’ha fatto negli ultimi trent’anni. Ora, i creditori mandano il loro agente pignoratore.



fonte: www.effedieffe.com/content/view/3779/179/
[Modificato da imsiddi 02/07/2008 20:00]
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10/07/2008 13:53
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ALLARME A WALL STREET, S&P500 IN MERCATO ORSO


di WSI
Il benchmark entra in zona rischio per la prima volta dal 2002. Crollano i finanziari, zavorrati da Fannie (-13%), Freddie (-24%) e Merrill Lynch. Cisco affossa l'hi-tech. Tutti gli indici in "bear market" (-20%). Paura per l'outlook globale.


E' ribasso su tutta la linea, della peggior specie. Il Dow Jones ha ceduto il 2.08% a 11147, l’S&P500 il 2.28% a 1224, il Nasdaq e’ arretrato del 2.60% a 2234. Il calo ha portato l'indice Standard & Poor's 500 in territorio da "mercato orso" (bear market) per la prima volta dal 2002. Gli altri due indici ci sono gia' da oltre una settimana.

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BUSH PARLA DI FANNIE, FREDDIE E DELLA CRISI
di WSI
Conferenza stampa improvvisata del presidente degli Stati Uniti, volta a calmare i mercati, nel caos per le isterie sulla crisi finanziaria ed economica

Il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha scelto di fare una dichiarazione pubblica in diretta televisiva occupandosi eccezionalmente (non accade mai, per la Casa Bianca) di mercati finanziari ed economia. Bush e' stato costretto dall'accelerarsi degli eventi che vedono al centro delle preoccupazioni di Wall Street la crisi di Fannie Mae e Freddie Mac, le due agenzie para-governative di mutui immobiliari.

www.wallstreetitalia.com/articolo.aspx?art_id=593590
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WALL STREET ALLE CORDE, SELL SU TUTTI I FRONTI


Il Dow Jones viola la soglia degli 11000 punti per la prima volta in due anni. Finanziari stremati dai crolli di Fannie & Freddie. Situazione critica, meeting d'emergenza del governo. Petrolio sopra i $147, poi ritraccia.

www.wallstreetitalia.com/articolo.aspx?art_id=593602


Madò che botta
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13/07/2008 11:38
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Scene di panico per il fallimento dell'ennesima Banca USA, migliaia di correntisti cercano di ritirare i loro risparmi, la banca è già fallita e lunedì aprirà sotto il controllo federale, chi ha depositi superiori ai 100.000$ perderà del denaro.

All'apertura delle borse, lunedì, prevedo un'apocalisse...

www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=593866
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Molto presto accadrà anche da noi, già 3 grandi istituti sono sotto osservazione:

www.borsaitaliana.it/bitApp/news.bit?target=NewsViewer&id=469207&isin=IT0000064854&...
15/07/2008 12:19
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(Teleborsa) - Roma, 15 lug - L'euro vola su nuovi record storici e supera senza esitazioni l'importante soglia di 1,60 dollari, posizionandosi a 1,602 usd dopo aver testato un massimo intraday di 1,6039 usd. A determinare questa ultima spinta al rialzo della moneta europea ha contribuito il deludente dato sull'indice Zew tedesco, crollato oltre il previsto a -63,9 punti. Intanto, si attendono importanti dati economici dagli Stati Unti, oltre ad un intervento di Bernanke dinanzi al senato Usa.


(Teleborsa) - Roma, 15 lug - Pessimo esordio per Piazza Affari, che si sveglia di malumore, guardando all'Europa e soprattutto oltre l'Oceano con grande apprensione, sui rinnovati timori per la crisi del settore finanziario e sulle preoccupazioni per la congiuntura. La giornata odierna sarà molto intensa sotto quest'ultimo profilo, con in calendario una serie di importantissimi dati economici, con l'indice Zew tedesco e le vendite al dettaglio Usa. In agenda anche un intervento del Presidente della FED, Ben Bernanke, dinanzi al Senato Usa. Intanto, l'euro si muove ad un soffio dai record storici a 1,595 usd. Sostenuto anche il petrolio, che resta ancorato oltre i 145 dollari al barile.
A Milano, il Mibtel parte in ribasso dello 0,86% a 21199 punti, mentre lo S&P/Mib cede lo 0,91% a 27498 punti ed il Midex l'1,38% a 24.047 punti. Deboli anche le All Stars che segnano un calo dello 0,79% a 11377 punti.


NON QUOTO NULLA DI CIO' CHE DICE L'UTENTE LUDWIG
E QUESTA FIRMA NON LA POTRA' CANCELLARE :oD
17/07/2008 10:04
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Le file di ansiosi risparmiatori davanti alle banche per ritirare i depositi: si ripete in USA ciò che avvenne nel ‘29. Solo, la vecchia foto in bianco e nero ci è riproposta a colori. Wall Street che crolla, come allora. Le «solide» istituzioni finanziarie che devono essere messe sotto la tenda a ossigeno.
[...]

Insomma tutto si ripete. Con qualche aggravante: i prezzi di petrolio e alimentary, che dopo il ‘29 erano al minimo (deflazione), ora continuano a salire nonostante la stagnazione (stagflation). E peggio che nel ‘29, il centro dell’impero mondiale è senza testa, con un presidente screditato e in uscita, senza iniziativa e senza autorità; e il suo successore non entrerà in carica che fra molti, lunghissimi mesi.[...]


I media ripetono ai risparmiatori USA davanti alle banche: niente paura, i vostri depositi sono garantiti dallo Stato. Infatti esiste il Federal Deposit Insurance Co (FDIC), che in caso di insolvenza paga depositi fino a 100 mila dollari. Solo che il FDIC dispone, per queste garanzie, di 52.8 miliardi di dollari. E ne ha già spesi 8 solo per salvare i depositi di una sola banca, la IndyMac; e le banche che diventeranno insolventi nei prossimi mesi saranno - secondo le stime - tra le 150 e le 300; persino il FDIC, che ha l’obbligo dell’ottimismo ufficiale, calcola che saranno una novantina. I suoi fondi bastano per sei o sette banche.
[...]

Trichet sta cercando di domare il rincaro del greggio provocando l’ulteriore abbassamento dei salari reali in Europa, già erosi dall’inflazione reale degli anni scorsi: fa calare la benzina togliendoci i soldi per comprarla, e anche il posto di lavoro da cui prendiamo i salari. E’ una scelta inumana, ossia da banchiere e burocrate.

[...]

Avremo 25 anni di vacche magrissime: uno spazio grande per una vita umana, e milioni di vite umane passeranno dalla giovinezza alla maturità nella miseria e nella caduta di speranze e prospettive. Il peggio è il sospetto che tutto questo, il crack, il caos e la rovina di milioni di vite, sia voluto, progettato.

[...]


Era il 1994, e David Rockefeller parlava allo United Nations Business Council. Disse: «We are on the verge of global transformation. All we need is a major crisis, and the nations will accept the New World Order» (4). «Siamo sulla soglia di una mutazione globale. Ci manca soltanto una cosa: una crisi rilevante, e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale».

Stranamente, ha ripetuto in questi giorni la stessa cosa George Bush senior, l’ex-presidente ed ex capo della CIA, il padre dell’alcolista subnormale alla Casa Bianca: «Da questi tempi di sconvolgimento può emergere il nostro obbiettivo, un Nuovo Ordine Mondiale».


Hanno previsto tutto? Si preparano ad imporci l’ordine totale?


articolo intero su:
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17/07/2008 10:04
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Il trucco fu di chiamare Fannie (come poi Freddie) «imprese private» sì, ma «sponsorizzate dal governo»: sottintendendo che magari, in caso di guai, il governo sarebbe intervenuto a salvare le due agenzie. Forse sì forse no. La cosa fu lasciata volutamente nel vago. Del resto non c’è stato mai bisogno di mettere alla prova quella mezza promessa. Fino ad oggi.

[...]

Ma le due istituzioni sono troppo grosse - ahimè - anche per essere salvate. Insieme, Fannie e Freddie possiedono o garantiscono la metà dei mutui in essere negli USA, ossia 6 trilioni (6 mila miliardi) di dollari. Tanto per capire cosa significa questa cifra William Engdahl ricorda (3): 12 trilioni è il prodotto interno lordo dell’intera Unione Europea. Dunque Fannie e Freddie «pesano» quanto la metà del pil di 27 Paesi ricchi del primo mondo, tre volte il PIL della Germania.


[...]

E’ qui l’insolubile enigma che la Sfinge del liberismo terminale pone a Bernanke. Se continua a fornire liquidità illimitata al sistema per tentare di prevenire il collasso generale delle banche, fa fuggire gli investitori esteri dai Buoni del Tesoro USA, e dunque decreta la fine del dollaro. Se invece alza i tassi d’interesse per attrarre i capitali esteri e frenare l’inflazione, decreta altri milioni di fallimenti dei suoi debitori con mutuo sub-prime, e la fine delle banche in rovina, incapaci di pagare interessi più alti. Qualunque cosa faccia, sbaglia.

[...]


I responsabili americani non se ne allarmano troppo: la Cina è legata a filo doppio all’economia USA, il suo maggior mercato, e non può permettere il collasso di Fannie e Freddie, e dunque del dollaro; sarebbe suicida. E la Russia? Mosca detiene 530 miliardi di dollari in riserve, BOT e obbligazioni USA. Non ha ragione di essere amichevole verso l’America, che le ha piazzato contro i famosi missili-antimissile in Polonia, e che sostiene l’entrata di Ucraina e Georgia nella NATO.

Per convincere Putin a non dare il colpo finale agli USA, liquidando i suoi dollari (ecco la vera bomba atomica), bisognerà andare ad un patto extra-economico, altamente politico: abbandonare l’espansione della NATO, per esempio, in cambio di assicurazioni che Mosca non darà il colpo di grazia al sistema finanziario americano. Questo sarà il compito del prossimo presidente. Ma il suo insediamento è ancora lontano. Troppo lontano, per una crisi che si avvolge in una spirale catastrofica a velocità tremenda.

[...]

Viene al pettine anche l’equivoco di Fannie e Freddie, aziende «private», ma «sponsorizzate dallo Stato». Al dunque, questo equivoco si è ridotto al solito vecchio trucco capitalista: privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite. Finchè Fannie e Freddie prosperavano, a goderne i benefici sono stati gli azionisti privati; ora che vanno male, a coprire le perdite è lo Stato, ossia i contribuenti. Si statalizza senza dirlo: il che è criminoso, perchè nasconde l’intenzione di ritornare al privato libero e senza freni, appena le cose andranno meglio.
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19/09/2008 02:02
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spero di sbagliarmi ma la prossima settimana credo che sarà una delle più decisive per l'imminente crollo dell'economia mondiale, basta che fallisce un'altra banca come la Lehman Brothers e prepariamoci ad iniziare a zappare l'orto per chi c'è l'ha. [SM=g8434]
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