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Crollo Economico in Arrivo?

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2011 16:07
26/04/2008 13:23
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non vedo l'ora che finisca il petrolio...si che ci sarà da ridere,forse solo allora si incomicieranno a vedere le prime tecnologie alternative...
26/04/2008 15:34
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Alex, perchè il tutto si risolve sempre a dare la colpa alal povera gente?? (noi)



scusa chi dovrebbe tornare a casa e vomitare??? non di certo io....




ma i politici e i banchieri di mmmmmmmmmmmm
26/04/2008 16:28
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...e da chi dipendono i banchieri?ki paga e sceglie i politici?chi usufruisce della macchina consumistica occidentale che sfutta i paesi poveri in "via perenne di sviluppo" per mantenersi?Cominciamo a prenderci le nostre responsabilità e a fare qualcosa di concreto NOI e non dare sempre la colpa ad altri..."Lavandoci Le Mani"...e poi riusciremo anche a cambiare i vertici come politici e banchieri...
26/04/2008 22:24
Re: Re:
imsiddi, 26/04/2008 9.11:


sembra quasi che ci stai dicendo: dato che tra poco tocca a voi, state cominciando a preoccuparvi.

cmq grazie a questi accorgimenti che uno si prepara ad una situazione possibile anche se pessimista.

;) ciao a presto!


Eh!! E' proprio quello che volevo dire (non sono mai stato bravo a spiegarmi). Mi sa tanto che anche qui da noi presto saremo al caffè.
E poi ognuno pensi alla propria pelle come meglio può. [SM=g8377]


27/04/2008 14:03
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Gli esperti rilanciano la soluzione Ogm

La guerra dei cereali Ora il mondo ha fame
Il raddoppio dei prezzi di mais, grano e riso ha scatenato rivolte in decine di Paesi


Le piante tecnologiche non sono più tabù
Draghi: «A rischio la lotta alla povertà»

NEW YORK — In Egitto 12 mila persone sono state arrestate perché vendevano farina al mercato nero. Nelle Filippine, in preda a una crisi alimentare gravissima, il governo minaccia di condannare all'ergastolo chi si accaparra il riso per rivenderlo, poi, a prezzi maggiorati. Ovunque — dall'Africa al Pakistan, dalla Thailandia al Messico — i cereali, nuovo oro dei campi, vengono protetti come un bene prezioso: nell'imminenza del raccolto, i terreni sono sorvegliati da guardie armate. Fino a ieri nel nostro ricco Occidente ci siamo occupati quasi solo degli alti prezzi petroliferi, allarmati dal rincaro del pieno di benzina. Certo, continuavano ad aumentare anche pane e pasta, ma il cibo incide solo per il 15-18 per cento sul bilancio di una famiglia europea (10-14% per quelle Usa). Ora, all'improvviso, scopriamo che il raddoppio dei prezzi di grano, mais, riso e soia sta sconvolgendo il mondo: Stati che credevano di aver sconfitto la fame ripiombano nella situazione di qualche decennio fa.

RISCHIO GUERRA CIVILE - La Fao, l'organizzazione alimentare dell'Onu, denuncia che in Africa, Asia e America Latina, 36 Paesi rischiano la guerra civile. Sono nazioni poverissime nelle quali la gente
(Afp)
spende più della metà del suo reddito (spesso i due terzi) per alimentarsi. In molti casi — da Haiti al Kenia — sono già scoppiate gravi rivolte sanguinose. I governi reagiscono con misure di polizia e con blocchi dell'export che stanno sconvolgendo il commercio internazionale in un periodo già reso tumultuoso dalla crisi del credito e dalle tempeste valutarie: Cina e Vietnam, grandi produttori di riso, hanno deciso di limitare le vendite all'estero. La Russia ha bloccato per 60 giorni l'export di grano. L'Argentina tassa sempre più pesantemente le esportazioni dei suoi agricoltori nel tentativo di bloccare la crescita dei prezzi sul mercato interno. Credevamo di aver avviato a soluzione — se non quello della povertà — almeno il problema della fame: certo, nel mondo ci sono ancora un miliardo di persone malnutrite, ma nei 15 anni che vanno dal 1990 alla metà di questo decennio il loro numero è calato di ben 278 milioni. Un trend positivo che sembrava destinato a durare. La fame era ormai considerata la conseguenza non della scarsità di cibo ma dell'incapacità di distribuirlo correttamente e di aiutare i poveri in modo efficace: i depositi, infatti, erano pieni, tanto che l'economista e premio Nobel Amartya Sen poteva sostenere che, mettendoli uno vicino all'altro, i sacchi di grano e riso della riserva strategica statale indiana avrebbero coperto la distanza fra la Terra e la Luna e ritorno. Oggi, invece, quelle riserve sono decimate e l'India, nuova potenza dell' industria e dei servizi informatici, osserva il cielo col fiato sospeso: tra qualche settimana, col monsone, arriverà il raccolto che deve sfamare un miliardo e cento milioni di persone.

MUTAMENTI CLIMATICI - Ma i mutamenti climatici stanno rendendo irregolare questo ciclo. Se il monsone arriverà in forma attenuata, come nel 2002, il raccolto potrebbe ridursi del 20 per cento: 30 milioni di tonnellate di grano in meno. Sarebbe un disastro. Come detto, infatti, le scorte sono all'osso e i mercati in questo momento sono disertati dai grandi produttori. Le autorità indiane tremano e si pentono della loro scarsa lungimiranza. Non sono le sole: dopo la «rivoluzione verde» degli anni '70 che raddoppiò il rendimento dei campi in tutto il Terzo mondo, la produzione è rimasta stazionaria. Colpa dei governi ma anche delle agenzie internazionali che hanno smesso di promuovere gli investimenti nello sviluppo dell'agricoltura. Quando i consumi hanno cominciato a salire per il maggior ricorso a biocarburanti a base di mais e per l'aumento della domanda da parte di Paesi emergenti come Cina e India, non è rimasta altra soluzione che ricorrere a queste riserve. I governi che, scossi dalla crisi, reagiscono tutti con misure repressive all'interno e bloccando l'export, danno una risposta miope che elude il problema centrale: la necessità di aumentare la produzione. Per di più, la loro azione impedisce al commercio internazionale di funzionare da fattore di riequilibrio almeno parziale tra domanda e offerta. Risposta miope ma comprensibile: per i governi che rischiano di saltare per il malcontento delle popolazioni, quello della scarsità delle derrate è soprattutto un problema politico. Più che di interventi strutturali, oggi hanno bisogno di segnali visibili e di efficacia immediata. E' il caso dell'Egitto: pressato da tempo dagli integralisti islamici, il reg ime di Mubarak ha usato il pugno di ferro contro le speculazioni sulla farina e ha bloccato l'export di riso. Nulla che serva a risolvere il problema nel lungo periodo, ma intanto sul mercato domestico il prezzo del riso, che era passato da 200 a 430 dollari la tonnel-lata, è sceso di 100 dollari. L'effetto-calmiere di simili misure sarà, però, solo momentaneo, così come momentaneo sarà l'effetto del versamento straordinario di 500 milioni di dollari a favore del World Food Program che l'Onu ha richiesto ai Paesi donatori: la Banca Mondiale avverte, infatti, che il fenomeno dell'impennata dei prezzi ci accompagnerà per anni. Le quotazioni continueranno a salire almeno fino al 2009 e poi si stabilizzeranno. L'eventuale contrazione non arriverà prima del 2015.

ADDIO PREZZI BASSI - Ma possiamo dimenticarci i bassi prezzi degli ultimi trent'anni. Nell'immediato, paradossalmente, si spera nella recessione Usa: rallentando la crescita dell'intera economia mondiale, potrebbe alla fine frenare anche il «boom» della domanda alimentare dell'Asia. Dove, però, per ora, la rapida crescita di Cina e India sta spingendo i ceti benestanti di quei popoli ad inseguire anche a tavola i modelli di consumo dei Paesi ricchi. C'è, poi, la spinta ad assorbire volumi crescenti di mais per la produzione di biocarburanti: un fenomeno che non si arresterà, anche se gli americani si stanno rendendo conto che l'etanolo riduce sì la dipendenza energetica degli Usa, ma ha un impatto negativo sull'ambiente, soprattutto per il grande assorbimento di risorse idriche. Alla fine si torna sempre alla necessità di aumentare la produzione cerealicola. Ma in giro per il mondo di terreni coltivabili ce ne sono rimasti ben pochi. Per questo il presidente della World Bank, Robert Zoellick, chiede ai Paesi più colpiti di avviare una nuova «green revolution», capace di incrementare in misura significativa le rese per ettaro coltivato. Musica per i sostenitori degli Ogm: fin qui il mondo si è diviso in due, con l'Europa fermamente contraria alla loro diffusione. Ma con la fame che si riaffaccia e l'industria chimica che prepara molecole di seconda generazione, capaci di far crescere i cereali anche in condizioni di siccità, tutto cambia.

www.corriere.it/economia/08_aprile_14/focus_cereali_e04346d4-09e7-11dd-bdc8-00144f486b...
27/04/2008 14:17
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Re:
sev7n, 27/04/2008 14.03:

Gli esperti rilanciano la soluzione Ogm

La guerra dei cereali Ora il mondo ha fame
Il raddoppio dei prezzi di mais, grano e riso ha scatenato rivolte in decine di Paesi


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NEW YORK — In Egitto 12 mila persone sono state arrestate perché vendevano farina al mercato nero. Nelle Filippine, in preda a una crisi alimentare gravissima, il governo minaccia di condannare all'ergastolo chi si accaparra il riso per rivenderlo, poi, a prezzi maggiorati. Ovunque — dall'Africa al Pakistan, dalla Thailandia al Messico — i cereali, nuovo oro dei campi, vengono protetti come un bene prezioso: nell'imminenza del raccolto, i terreni sono sorvegliati da guardie armate. Fino a ieri nel nostro ricco Occidente ci siamo occupati quasi solo degli alti prezzi petroliferi, allarmati dal rincaro del pieno di benzina. Certo, continuavano ad aumentare anche pane e pasta, ma il cibo incide solo per il 15-18 per cento sul bilancio di una famiglia europea (10-14% per quelle Usa). Ora, all'improvviso, scopriamo che il raddoppio dei prezzi di grano, mais, riso e soia sta sconvolgendo il mondo: Stati che credevano di aver sconfitto la fame ripiombano nella situazione di qualche decennio fa.

RISCHIO GUERRA CIVILE - La Fao, l'organizzazione alimentare dell'Onu, denuncia che in Africa, Asia e America Latina, 36 Paesi rischiano la guerra civile. Sono nazioni poverissime nelle quali la gente
(Afp)
spende più della metà del suo reddito (spesso i due terzi) per alimentarsi. In molti casi — da Haiti al Kenia — sono già scoppiate gravi rivolte sanguinose. I governi reagiscono con misure di polizia e con blocchi dell'export che stanno sconvolgendo il commercio internazionale in un periodo già reso tumultuoso dalla crisi del credito e dalle tempeste valutarie: Cina e Vietnam, grandi produttori di riso, hanno deciso di limitare le vendite all'estero. La Russia ha bloccato per 60 giorni l'export di grano. L'Argentina tassa sempre più pesantemente le esportazioni dei suoi agricoltori nel tentativo di bloccare la crescita dei prezzi sul mercato interno. Credevamo di aver avviato a soluzione — se non quello della povertà — almeno il problema della fame: certo, nel mondo ci sono ancora un miliardo di persone malnutrite, ma nei 15 anni che vanno dal 1990 alla metà di questo decennio il loro numero è calato di ben 278 milioni. Un trend positivo che sembrava destinato a durare. La fame era ormai considerata la conseguenza non della scarsità di cibo ma dell'incapacità di distribuirlo correttamente e di aiutare i poveri in modo efficace: i depositi, infatti, erano pieni, tanto che l'economista e premio Nobel Amartya Sen poteva sostenere che, mettendoli uno vicino all'altro, i sacchi di grano e riso della riserva strategica statale indiana avrebbero coperto la distanza fra la Terra e la Luna e ritorno. Oggi, invece, quelle riserve sono decimate e l'India, nuova potenza dell' industria e dei servizi informatici, osserva il cielo col fiato sospeso: tra qualche settimana, col monsone, arriverà il raccolto che deve sfamare un miliardo e cento milioni di persone.

MUTAMENTI CLIMATICI - Ma i mutamenti climatici stanno rendendo irregolare questo ciclo. Se il monsone arriverà in forma attenuata, come nel 2002, il raccolto potrebbe ridursi del 20 per cento: 30 milioni di tonnellate di grano in meno. Sarebbe un disastro. Come detto, infatti, le scorte sono all'osso e i mercati in questo momento sono disertati dai grandi produttori. Le autorità indiane tremano e si pentono della loro scarsa lungimiranza. Non sono le sole: dopo la «rivoluzione verde» degli anni '70 che raddoppiò il rendimento dei campi in tutto il Terzo mondo, la produzione è rimasta stazionaria. Colpa dei governi ma anche delle agenzie internazionali che hanno smesso di promuovere gli investimenti nello sviluppo dell'agricoltura. Quando i consumi hanno cominciato a salire per il maggior ricorso a biocarburanti a base di mais e per l'aumento della domanda da parte di Paesi emergenti come Cina e India, non è rimasta altra soluzione che ricorrere a queste riserve. I governi che, scossi dalla crisi, reagiscono tutti con misure repressive all'interno e bloccando l'export, danno una risposta miope che elude il problema centrale: la necessità di aumentare la produzione. Per di più, la loro azione impedisce al commercio internazionale di funzionare da fattore di riequilibrio almeno parziale tra domanda e offerta. Risposta miope ma comprensibile: per i governi che rischiano di saltare per il malcontento delle popolazioni, quello della scarsità delle derrate è soprattutto un problema politico. Più che di interventi strutturali, oggi hanno bisogno di segnali visibili e di efficacia immediata. E' il caso dell'Egitto: pressato da tempo dagli integralisti islamici, il reg ime di Mubarak ha usato il pugno di ferro contro le speculazioni sulla farina e ha bloccato l'export di riso. Nulla che serva a risolvere il problema nel lungo periodo, ma intanto sul mercato domestico il prezzo del riso, che era passato da 200 a 430 dollari la tonnel-lata, è sceso di 100 dollari. L'effetto-calmiere di simili misure sarà, però, solo momentaneo, così come momentaneo sarà l'effetto del versamento straordinario di 500 milioni di dollari a favore del World Food Program che l'Onu ha richiesto ai Paesi donatori: la Banca Mondiale avverte, infatti, che il fenomeno dell'impennata dei prezzi ci accompagnerà per anni. Le quotazioni continueranno a salire almeno fino al 2009 e poi si stabilizzeranno. L'eventuale contrazione non arriverà prima del 2015.

ADDIO PREZZI BASSI - Ma possiamo dimenticarci i bassi prezzi degli ultimi trent'anni. Nell'immediato, paradossalmente, si spera nella recessione Usa: rallentando la crescita dell'intera economia mondiale, potrebbe alla fine frenare anche il «boom» della domanda alimentare dell'Asia. Dove, però, per ora, la rapida crescita di Cina e India sta spingendo i ceti benestanti di quei popoli ad inseguire anche a tavola i modelli di consumo dei Paesi ricchi. C'è, poi, la spinta ad assorbire volumi crescenti di mais per la produzione di biocarburanti: un fenomeno che non si arresterà, anche se gli americani si stanno rendendo conto che l'etanolo riduce sì la dipendenza energetica degli Usa, ma ha un impatto negativo sull'ambiente, soprattutto per il grande assorbimento di risorse idriche. Alla fine si torna sempre alla necessità di aumentare la produzione cerealicola. Ma in giro per il mondo di terreni coltivabili ce ne sono rimasti ben pochi. Per questo il presidente della World Bank, Robert Zoellick, chiede ai Paesi più colpiti di avviare una nuova «green revolution», capace di incrementare in misura significativa le rese per ettaro coltivato. Musica per i sostenitori degli Ogm: fin qui il mondo si è diviso in due, con l'Europa fermamente contraria alla loro diffusione. Ma con la fame che si riaffaccia e l'industria chimica che prepara molecole di seconda generazione, capaci di far crescere i cereali anche in condizioni di siccità, tutto cambia.
www.corriere.it/economia/08_aprile_14/focus_cereali_e04346d4-09e7-11dd-bdc8-00144f486b...



Esattamente quelo che volevano le multinazionali chimico -farmaceutiche

28/04/2008 20:14
[SM=g7074] Opec lancia allarme petrolio potrebbe arrivare a 200$ al barile.Non ricordo il link. L'ho visto sul cell (vodafone live) oggi a pranzo, Republica mi sembra. Appena la trovo la posto. [SM=g7069]
Trovata:
www.repubblica.it/2008/04/sezioni/economia/petrolio-prezzo-1/petrolio-119/petrolio-119.html?re...


Prezzo del petrolio sempre più su
L'Opec: "Può arrivare a 200 dollari"


ROMA - Torna a correre il prezzo del petrolio. Dopo la riduzione operativa del maggior oleodotto britannico a causa di uno sciopero e nuovi timori sugli approvvigionamenti, il prezzo del greggio, in Asia, ha raggiunto quota 119,93 dollari, avvicinandosi di nuovo ai 120 dollari al barile. Ma dall'Opec arrivano brutte notizie. Secondo il presidente dell'organizzazione dei paesi produttori Chakib Khelil non è escluso che il greggio possa raggiungere una quotazione di 200 dollari al barile. Nonostante vi sia un adeguato approvvigionamento del mercato, il barile è spinto verso l'alto dalla debolezza del dollaro, ha spiegato Khelil al quotidiano El Moudjahid. "Richiesto circa un possibile aumento fino a 200 dollari, il ministro - riferisce il giornale - non ha escluso questa possibilità, spiegando che è agganciata, d'ora in avanti, al rialzo o al calo del dollaro". "Ogni volta che il dollaro perde l'un per cento - sono parole di Khelil - il prezzo del barile sale di quattro dollari. E, ovviamente, viceversa".
(28 aprile 2008)

[Modificato da evolution_70 28/04/2008 20:24]
28/04/2008 23:06
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Re:
evolution_70, 28/04/2008 20.14:

[SM=g7074]
è agganciata, d'ora in avanti, al rialzo o al calo del dollaro". "Ogni volta che il dollaro perde l'un per cento - sono parole di Khelil - il prezzo del barile sale di quattro dollari. E, ovviamente, viceversa".
(28 aprile 2008)



in poche parole, e' un ricatto!
se il dollaro crolla (quindi se gli USA vanno nella palta, ci vogliono portare pure gli altri, a meno che ci uniamo ad aiutare il dollaro, cosi' da non avere il petrolio ad alti costi.




______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
28/04/2008 23:53
Sono gli USA che trascinano l'economia mondiale (per quanto non sò).
Dobbiamo solo abituarci, rinunciare all'auto è una bella idea, io l'ho fatto 12 anni fa, e vivo benissimo.
Se ci sono riuscito io potete farlo tranquillamente anche voi, ammetto che il primo mese sembra che ti manchi tutto, ma poi passa ve lo assicuro. [SM=g7066]
Sarete daccordo con mè che l'auto è un debito, indifferentemente dal prezzo della benzina, e che non è indispenssabile ma ci è stata imposta da questo sistema (assolutamente sbagliato) basato sul consumismo senza fine......prendi consuma prendi consuma etc. etc. [SM=g7061]
29/04/2008 08:04
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Re:
evolution_70, 28/04/2008 23.53:

Sono gli USA che trascinano l'economia mondiale (per quanto non sò).
Dobbiamo solo abituarci, rinunciare all'auto è una bella idea, io l'ho fatto 12 anni fa, e vivo benissimo.
Se ci sono riuscito io potete farlo tranquillamente anche voi, ammetto che il primo mese sembra che ti manchi tutto, ma poi passa ve lo assicuro. [SM=g7066]
Sarete daccordo con mè che l'auto è un debito, indifferentemente dal prezzo della benzina, e che non è indispenssabile ma ci è stata imposta da questo sistema (assolutamente sbagliato) basato sul consumismo senza fine......prendi consuma prendi consuma etc. etc. [SM=g7061]




Be' a gradoni.....intanto se ne dimezza l'uso

Comunque il prezzo lo fanno i paesi produttori principali, non certo gli Stati Uniti....


29/04/2008 09:17
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Re: Re:
orione65, 29/04/2008 8.04:




Be' a gradoni.....intanto se ne dimezza l'uso

Comunque il prezzo lo fanno i paesi produttori principali, non certo gli Stati Uniti....





infatti.. il ricatto e' rivolto a questi paesi produttori.

beh invece di stare senza auto, ke x alcuni e' proprio necessaria per le condizioni di lavoro, stanno nascendo alternative, come la Toyota Prius, o altri ibridi del genere. presto spero arrivino auto totalmente indipendenti dalla benzina.


[Modificato da imsiddi 29/04/2008 09:17]
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29/04/2008 09:23
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in poche parole, e' un ricatto!
se il dollaro crolla (quindi se gli USA vanno nella palta, ci vogliono portare pure gli altri, a meno che ci uniamo ad aiutare il dollaro, cosi' da non avere il petrolio ad alti costi.



Questo lo si può evitare "sganciandoci dal dollaro" valutando il petrolio in euro....
29/04/2008 09:29
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Re:
illuca23, 29/04/2008 9.23:


in poche parole, e' un ricatto!
se il dollaro crolla (quindi se gli USA vanno nella palta, ci vogliono portare pure gli altri, a meno che ci uniamo ad aiutare il dollaro, cosi' da non avere il petrolio ad alti costi.



Questo lo si può evitare "sganciandoci dal dollaro" valutando il petrolio in euro....



e' quello che aveva fatto SADDAM HUSSEYN, e che ora lo sta facendo l'Iran (utilizzando altre monete di scambio). (forse questa mossa fa incazzare a morte gli USA?)

anzi se non sbaglio anche una parte del sudamerica, acquista in Euro. il giappone acquista in YEN dall'Iran.
[Modificato da imsiddi 29/04/2008 09:30]
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29/04/2008 09:43
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Questo dimostra che il mondo può fare a meno degli USA ma che gli USA non possono fare a meno del mondo...cosa che fino a 15anni fà non era nemmeno pensabile!!e questo si che fa arrabbiare Bush che attacca pian piano tutti i produttori di petrolio...
29/04/2008 10:22
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Re:
illuca23, 29/04/2008 9.43:

Questo dimostra che il mondo può fare a meno degli USA ma che gli USA non possono fare a meno del mondo...cosa che fino a 15anni fà non era nemmeno pensabile!!e questo si che fa arrabbiare Bush che attacca pian piano tutti i produttori di petrolio...



Bush e' troppo ritardato per capire ke sta andando nella fossa, c'e' qualcun altro + in alto.. dietro Bush, che e' veramente incazzato!


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29/04/2008 10:24
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Potrebbero essere i suoi "sponsor"....ricordiamo che lui è legato alle compagnie petrolifere texane, le più potenti in america e non....
29/04/2008 10:42
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La toyota prius, saranno almeno 5 anni che e' in circolazione..... secondo me non siamo a nessuna svolta.

L'unico cambiamento puo' avvenire nel caso che i pannelli solari diminuiscano molto di prezzo e aumentino il rendimento....
29/04/2008 12:42
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Io sono sinceramente preoccupato..tra petrolio alle stelle e generi alimentari pure.. non c'è di che stare allegri!
e passi qua da noi che tutto sommato si tira avanti ancora discretamente, ma che dire dei paesi in via di sviluppo dove milioni di persone rischiano di morir di fame??
e tutto a causa della speculazione e del biocarburante, per non parlare poi delle stupide leggi dimercato..

www.effedieffe.com/content/view/3022/179/
interessante articolo di Blondet..

secondo voi sarà la crisi finanziaria o quella interconnessa alimentare a far fare patatrak al mondo?
29/04/2008 13:01
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Re:
skyligth80, 29/04/2008 12.42:

Io sono sinceramente preoccupato..tra petrolio alle stelle e generi alimentari pure.. non c'è di che stare allegri!
e passi qua da noi che tutto sommato si tira avanti ancora discretamente, ma che dire dei paesi in via di sviluppo dove milioni di persone rischiano di morir di fame??
e tutto a causa della speculazione e del biocarburante, per non parlare poi delle stupide leggi dimercato..

www.effedieffe.com/content/view/3022/179/
interessante articolo di Blondet..

secondo voi sarà la crisi finanziaria o quella interconnessa alimentare a far fare patatrak al mondo?




Io so solo che a Natale avremo il petrolio a 180-200 dollari al barile e che per fare la spesa , ci serviranno molti euro, il doppio di quelli che usiamo oggi...
29/04/2008 13:10
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A mio avviso sarà la crisi alimentare a mandarci al tappeto...su questo problema non abbiamo soluzioni se non gli ogm ma solo in parte....sarà molto più difficile risolverla!!non che il problema finanziario sia da sottovalutare...
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