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Crollo Economico in Arrivo?

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2011 16:07
05/09/2007 22:00
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Dzal sito del sedicente stigmatizzato Bongiovanni
www.giorgiobongiovanni.it/ita/ultimi_scritti1/index.htm

LA CADUTA DELLA BORSA DI WALL STREET - LA GRANDE TRUFFA ECONOMICA DEGLI USA.

PREPARATEVI PRESTO CROLLERÀ L'ECONOMIA MONDIALE!
UN ALTRO SEGNO DEI TEMPI.
LA COLPA?
DELL'IMPERO AMERICANO, DEI SUOI VASSALLI, VALVASSORI E VALVASSINI, ORMAI IN DECADIMENTO E IN DISFACIMENTO MA SEMPRE PRONTO PER UN'ALTRA GUERRA. LA PROSSIMA CONTRO L'IRAN.
MA ANCHE DELL'ALTRO IMPERO APPENA NATO DALLE CENERI DELL'UNIONE SOVIETICA, RUSSIA-CINA.
L'APOCALISSE È IN CORSO!

GIORGIO BONGIOVANNI STIGMATIZZATO
SANT'ELPIDIO A MARE (ITALIA),
17 AGOSTO 2007
06/09/2007 12:30
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Comunque una cosa ci terrei a capire, se la prossima e forse imminente crisi economica mondiale sia una delle tante crisi cicliche propedeutiche al capitalismo, o sia una crisi che determinerà il crollo del sistema capitalista come nel 1989-91 è crollato il sistema sovietico. dico questo perchè in reasltà già nel 2000/2001 c'è stata un crollo dei mercati, ricordate, le borse persero tantissimo a causa del crollo dei titoli della new economy, spesso si dimentica che già allora un crollo c'è stato, eppure il sistema ha saputo riprendersi.
06/09/2007 13:54
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Re:
Assurbanipal X, 06/09/2007 12.30:

Comunque una cosa ci terrei a capire, se la prossima e forse imminente crisi economica mondiale sia una delle tante crisi cicliche propedeutiche al capitalismo, o sia una crisi che determinerà il crollo del sistema capitalista come nel 1989-91 è crollato il sistema sovietico. dico questo perchè in reasltà già nel 2000/2001 c'è stata un crollo dei mercati, ricordate, le borse persero tantissimo a causa del crollo dei titoli della new economy, spesso si dimentica che già allora un crollo c'è stato, eppure il sistema ha saputo riprendersi.




secondo me ci sfugge una cosa, che la nostra economia è completamente comandata dalle banche, io non so come, ma sono sicuro che è cosi di conseguenza mentre nel 2001 c'era l'intezione di risollevarsi in questo caso potrebbe non esserci.. sono loro che comandano il mondo, e sono il nwo..
[Modificato da -Ocean- 06/09/2007 13:55]
06/09/2007 13:55
Re:
Assurbanipal X, 06/09/2007 12.30:

...eppure il sistema ha saputo riprendersi.



Mmm...tu dici?

A me sembra che da allora siamo sempre in bilico...


06/09/2007 17:16
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06-09-2007 16:45
Usa: insolvenze mutui balzano a nuovo record


(ANSA) - ROMA, 6 SET - Livello record per il numero di cittadini Usa che rischiano il pignoramento della casa a causa dell'insolvenza nel pagare il mutuo. Lo rivela Mortgage Bankers' Association: nel secondo trimestre i pagamenti in ritardo da parte dei titolari di mutui 'subprime' e' balzato a livello di uno ogni sette mutui. La quota dei mutui in pignoramento e' salita allo 0,65% lo scorso trimestre, raggiungendo un massimo di tutti i tempi. I pagamenti in ritardo sono saliti al 14,82% del totale.
06/09/2007 18:09
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e alle tante crisi già in atto, si aggiunge quella relativa alla scarsità di petrolio (di cui pure si va parlando da tempo):New York,

17:12
PETROLIO: SCORTE USA -3,9 MLN, BENZINA A MINIMI DA 2 ANNI
Le scorte di greggio, negli Stati uniti, nella settimana terminata il 31 agosto, sono calate di 3,9 milioni di barili a 329,7 milioni, contro le previsioni di un calo di 5 milioni di barili. Lo comunica il Dipartimento dell'Energia Usa precisando che le giacenze di benzina sono scese ai minimi da due anni, con una flessione di 1,5 milioni, rispetto agli 1,3 attesi, a 191,1 milioni di barili. I distillati sono invece risultati in aumento di 2,3 milioni a 132,2 milioni rispetto alle attese di una crescita di 1 milione di barili.



Dalian (Cina), 17:47
PETROLIO: OPEC, MERCATO BEN FORNITO, NESSUNA CARENZA
Il mercato del greggio e' ben fornito e non c'e' alcuna carenza di forniture. Lo ha assicurato in un'intervista a Reuters il presidente dell'Opec, Mohammed bin Dhen al-Hamli. "Penso che il mercato sia ben bilanciato - ha detto - non c'e' alcuna sorta di carenza di forniture". In vista del vertice dell'11 settembre molti esponenti dell'Organizzazione hanno gia' ribadito che non c'e' necessita' di aumentare le forniture nonostante le richieste dovute all'aumento dei prezzi, che oggi hanno toccato quota 77 dollari. Hamli non ha voluto precisare se un intervento sulla produzione potrebbe essere rinviato al prossimo vertice.

repubblica.it


06/09/2007 20:59
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Che cosa ci nascondono?
Maurizio Blondet
06/09/2007

E’ apparso su Jane’s, la rivista militare più autorevole del mondo.
E’ l’annuncio di una conferenza che si terrà il 10 settembre a Londra all’Hotel Radisson Mayfair: l’annuale «Uk Defence Conference», sul tema «Defence in 2020 and beyond», ossia «La Difesa nel 2020 ed oltre» (1).
Segue un testo anodino fino alla banalità in cui viene fatta cadere - come ha notato il sito Dedefensa - una frase agghiacciante, apocalittica.
Eccolo nelle parti salienti:
«Nel 1990 le minacce militari odierne non erano previste. Accadrà lo stesso della situazione che il mondo affronterà attorno al 2020? I tempi di scelta del materiale sono lunghi, e i processi di acquisizione sono complessi e costosi. Questo forum [...] si concentra sul come evitare di essere presi in contropiede nel 2020. L’apparato militare e l’industria si concentreranno insieme sulle conseguenze operative, di acquisizione di bilancio delle minacce crescenti che emergono dalle tendenze geopolitiche, che saranno illustrate da pensatori strategici provenienti da Paesi importanti».
Seguono i temi che saranno trattati:
«Il futuro della guerra: che cosa si deve prevedere?»
«Proteggere la libertà dei mari, delle coste e degli snodi se la globalizzazione collassa».
«Dopo Iraq e Afghanistan - Affrontare Stati falliti o in via di fallimento».
«Le sfide maggiori: come evitare di essere presi in contropiede nel 2020».

E poi ancora, con il tono più piano che si possa:
«... Questa conferenza annuale guarda ai trend globali che interessano la difesa e la politica estera, alle nuove minacce e a quelle che mutano, alle loro implicazioni strategiche e alle conseguenze per i rifornimenti e per la forza armata. Il Joint Doctrine and Concepts Centre delle forze armate britanniche prevede un collasso generale dell’ordine globale nel prossimo decennio, ed altri pensatori strategici sono ugualmente pessimistici. Le conseguenze per le forze armate dei Paesi NATO, Australia e Giappone saranno particolarmente severe, e le proiezioni sull’equipaggiamento e la forza umana richiederanno revisioni. Le industrie della difesa dei Paesi occidentali avranno reali ampie prospettive di sviluppare nuove capacità e nuovi programmi.
La conferenza esaminerà e valuterà le priorità per i ministeri della Difesa e le opportunità di business per coloro che li riforniscono. Alcune delle priorità esistenti resteranno, altre saranno cambiate e nuove aree emergeranno. Ciò sarà di beneficio per un’industria agile in quanto i Paesi faranno fronte - e si prepareranno finanziariamente - per minacce esistenziali piuttosto che ‘guerre di propria scelta’ (come l’Iraq, ndr.) e dovranno prendere decisioni alla luce del crescente arco di estremismo e, nella misura in cui gli Stati si moltiplicano, come portare la propria difesa a lavorare in un quadro di più integrate relazioni...».

La frase agghiacciante è quella in neretto.
In inglese, The Joint Doctrine and Concepts Centre of the British military predict a breakdown of the global order in the next decade and other strategic thinkers are equally pessimistic.
Buttata là in mezzo al frasario più «normalizzato» (che armi useremo nel 2020, quali blindati converrà comprare...), essa annuncia, come en passant, che entro dieci anni si prevede il crollo del nostro sistema.
E la profezia viene da una autorità indiscussa: il Joint Doctrine and Concepts Centre è l’organo massimo di pianificazione e previsione delle forze armate britanniche.
Un organo carico di sapere imperiale, e il cui compito è appunto quello di elaborare gli scenari possibili delle minacce incombenti, onde preparare i mezzi materiali ed umani per affrontarle.
Stavolta la minaccia è «il collasso - o il disorganizzarsi – dell’ordine globale».
E ciò «nel prossimo decennio».
Ed altri analisti strategici «sono ugualmente pessimistici».
Dopo di che, si continua come niente fosse: ciò apre «vaste opportunità» per «aziende agili» dell’apparato militare-industriale, dato che i Paesi dovranno dedicare parecchio denaro non per fare «guerre di loro scelta» contro avversari disarmati come l’Iraq, bensì per tener testa a «minacce alla propria esistenza».
Come dice il sito belga Dedefensa, è come se dicessero: l’apocalisse è per domani, è ufficiale, parliamo dunque delle armi di cui avremo bisogno dopo il diluvio...
Questi signori invitano altri signori del settore a proseguire le loro attività corrente, a continuare il business loro proprio (militare) come niente fosse, a dare e ricevere informazioni sugli equipaggiamenti e gli armamenti che occorreranno per la fine del mondo.
Ci dicono che quegli armamenti sono necessari (la prova è che quelli che avete oggi, e vi furono raccomandati ieri, non funzionano perchè «nel 1990 le minacce attuali non furono previste»), senza giungere alla conclusione onesta: che anche i nuovi e futuribili non serviranno a niente, perchè cosa serve davvero, nel «collasso del sistema globale» entro dieci anni?

Questi signori sanno qualcosa che non ci dicono.
«Collasso dell’ordine globale» è per noi un’immagine paurosa ma vaga, che evoca prospettive tante volte ripetute ma difficilmente immaginabili: fine del petrolio, riscaldamento globale con siccità e dunque penurie e desertificazione, guerre per l’acqua, rottura del «mercato libero» e delle sue basi finanziare basate sul credito...
Sì, è facile elencare.
Ma provate a immaginare per un momento voi - ciascuno di voi - e la vostra famiglia, i vostri figli, nel «collasso dell’ordine globale».
Senza benzina e con energia scarsa, insufficiente e carissima.
Senza riscaldamento.
Con difficoltà alimentari, tesseramento e razionamento.
Senza lavoro e senza trasporti, e senza telefonini nè TV.
Tutto ciò che le masse danno per garantito e permanente - i consumi enormi, gli sprechi, la tecnologia dell’Occidente - può mancare entro dieci anni.
Noi riceviamo quasi tutto ciò che consumiamo da distanze immense, da trasporti facili ed economici: ci arrivano in container dalla Cina, dallìAsia, in tubature dalla Russia, dallìAlgeria. Non fabbrirhiamo noi la maggior parte delle merci che consumiamo, e non sappiamo più fabbricarle.
L’ordine globale è un sistema di interdipendenza: dipendiamo da altri, da stranieri, da estranei per tutto ciò che costituisce la nostra vita.
Se il sistema si rompe, si apre un’era nuova e antica.
L’era dell’autarchia, dove è meglio fabbricare le proprie merci e coltivare il proprio grano. Sappiamo farlo?

L’era dell’autarchia è l’epoca in cui i desideri superflui non si esaudiscono, anzi in cui nemmeno i bisogni reali e impellenti hanno piena soddisfazione.
Il collasso dell’ordine globale implica il ritorno a guerre di un certo tipo: armarsi per arraffare il petrolio o l’acqua ad altri.
L’Occidente in declino demografico non pare ben piazzato per questo: non ha abbastanza giovani da sacrificare per le nuove guerre di rapina, e i nostri giovani hanno mani lisce e bianche, sono signorini viziati.
Anche noi lo siamo.
Soprattutto, abbiamo perso le risorse interiori necessarie nelle età della penuria: la frugalità, il mutuo aiuto, lo spirito di sacrificio, la capacità di sopportare fame e freddo, la pazienza, la disciplina.
Nulla ci ha educato a quello, anzi abbiamo avuto l’educazione contraria: all’abbondanza senza impegno, alla festa perpetua del consumo e dello shopping, all’arroganza del «prima io».
Nell’era difficile del collasso globale, da noi, non è difficile prevedere quello che accadrà: il disordine, la sopraffazione, la guerra di tutti contro tutti per il tozzo di pane o per il privilegio. Quella che già ci scorre nelle vene, e che viene tenuta a bada dalla relativa abbondanza di cui tutti viviamo.
Per frenare il disordine anarchico si renderà necessaria la coercizione, l’autorità e la paura.
Chi ci comanderà, allora?
Quelli che ci comanderanno saranno degni del comando, o saranno come i nostri governanti di oggi, i primi ad arraffare la fetta migliore della torta, derubando la gente, e lasciando che noi - la maggior parte della società - si tiri fuori dagli stracci da sè, magari scannandosi?

Potete pensare che sto esagerando, come al solito.
Ma rileggetevi quella frase di Jane’s: «The Joint Doctrine and Concepts Centre of the British military predict a breakdown of the global order in the next decade and other strategic thinkers are equally pessimistic».
Sì, quei signori sanno qualcosa.
Qualcosa che non ci dicono.
E questo spiega, forse, parecchie delle cose incomprensibili che stanno facendo in questi anni.
Bush che coinvolge l’America in guerre disastrose, di durata indefinita, aprendo una voragine di debito nelle finanze dello Stato, come se sapesse che quel debito non lo pagherà mai; e intanto fa costruire campi di concentramento, per ora vuoti, e passa leggi di riduzione delle libertà personali, e prepara un «governo d’emergenza» pronto ad assicurare la «continuity of government» da bunker sotterranei.
O i finanzieri che impazzano in speculazioni sempre più dementi e arrischiate, come se mai dovessero renderne conto.
Guardate i potenti d’ogni parte, i politici e i miliardari d’ogni risma: tutti vivono e impazzano nel presente, ora per ora.
Sicuri dell’impunità, o come le orchestrine del Titanic, ci tengono buoni e dormienti con il calcio e la fiction.

Vivono come se non ci fosse un domani.
Cosa sanno, che noi non sappiamo?

Maurizio Blondet

Note
1) www.janes.com/events/conferences/ukdc2007/



Ecco la fonte!



[Modificato da G@rghy 06/09/2007 21:01]
06/09/2007 22:40
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agghiacciante
07/09/2007 09:13
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che dire? x certi versi ricorda un po' la situazione prima della rivoluzione francesi, quando il 95% del popolo si è stufato di stare a morire di fame e il 5%, l'aristocrazia, sprecava e si abbuffava...e si è visto che è successo...
tornando a noi, e ai nostri tempi, in un certo senso queste sono le uniche cose, talmente gravi, che sovvertirebbero l'ordine mondiale fin qui costituito, e permetterebbero un punto di svolta...molto probabilmente i primi tempi saranno durissimi, molta gente morirà...ma si sa che l'Uomo è una creatura molto adattabile e industriosa, il modo lo troveremo sicuramente...il famoso "ritorno alla terra"...mi sa che ci conviene imparare a coltivare la terra e fare a meno sempre più delle "comodità" [SM=g27824]
07/09/2007 11:25
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Che dire.... molte volte Blondet pare fin troppo catastrofista, ma nello specifico ....
se per qualsiasi motivo (o per guerre o cataclismi vari) Noi Italiani (ma direi la maggior parte delle nazioni se non tutte) ci dovessimo trovare senza approvvigionamenti esterni, ci dovessimo trovare a gestire una qualsiasi emergenza, non solo saremo impreparati perchè purtroppo oggi i lavori manuali quasi nessuno più li sta facendo (e chi produce? forse è anche per questo oltre ai vari giochi finanziari la causa della crisi economica), ma mancherebbero improvvisamente molte delle risorse "necessarie" per la Ns. sopravvivenza.
Beh certo torneremo a mangiare pane e cipolle e utilizzeremo il cavallo e la bicicletta con le ruote di legno come mezzi di trasporto...... come facevano i Ns. trisnonni; saremo catapultati immediatamente indietro di 150 anni prima dell'avvento della rivoluzione industriale, la popolazione verrebbe sicuramente dimezzata per le malattie e gli stenti alimentari.....
Quello che non mi convince è che tutto questo debba accadere per forza entro dieci anni. Tali rischi, dal momento in cui l'uomo si è dotato di "strumenti" di distruzione di massa, ci sono sempre stati (pensate al periodo della guerra fredda tra Russia e Stati Uniti).
Tra gli strumenti di distruzione di massa voglio inserire anche le centrali nucleari non tanto per l'annoso problema degli smaltimenti delle scorie radiottive ma quanto per l'effetto distruttivo che provocherebbe la esplosione di una sola centrale nucleare (pensate a ciò che è accaduto Chernobyl nel 1986, è pensate a quello che sarebbe successo se invece di un singolo reattore l'esplosione avesse interessato l'intera centrale). Ed è sempre esistita purtroppo la possibilità che un qualche corpo celeste possa colpire la Ns. amata terra..... o un virus particolarmente endemico e distruttivo sfuggito per sbaglio da un laboratorio, possa decimare la popolazione mondiale......
Per natura non credo molto alle statistiche e per quel che so un qualche evento distruttivo potrebbe verificarsi domani, tra una settimana o tra 50 anni.....
Noi tendiamo spesso a dimenticarci fatti accaduti qualche tempo fà ( e per certi versi questo è un bene) enfatizzando ciò che sta accadendo nel presente.
Vedremo il futuro cosa ci riserverà....magari niente di tutto ciò, ma soltanto un mondo diverso e forse migliore di quello attuale.
Quando i bianchi vennero in Africa, noi avevamo la terra e loro la Bibbia. Loro ci insegnarono a pregare con gli occhi chiusi; quando li aprimmo i bianchi avevano la terra e noi la Bibbia.

(Jomo Keniatta)

07/09/2007 22:17
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Borsa: venerdi' nero, in Europa bruciati 193 mld
MILANO - Pesante chiusura per le piazze finanziarie europee che hanno bruciato in una seduta circa 193 miliardi di capitalizzazione dell'indice Dj Stoxx 600, il paniere che sintetizza i principali titoli del Vecchio Continente. Milano ha lasciato sul terreno il 2,07%, Francoforte il 2,43%, Parigi il 2,63% e Londra l'1,93%. Venerdì nero per Piazza Affari così come per le altre Borse europee, che hanno risentito dell'avvio in retromarcia di Wall Street, su cui aleggia ancora lo spettro dei mutui 'subprime'. Il Mibtel ha lasciato sul terreno il 2,07% a 30.193 punti e lo S&P/Mib il 2,39% a 38.494 punti. Tonfo dei bancari con Capitalia, Unicredit e Intesa SanPaolo. I conti non aiutano Telecom, Seat Pg e Piaggio. T

REMANO LE BANCHE CON UNICREDIT E CAPITALIA. Seduta da scordare per il settore del credito che ha registrato pesanti perdite a livello continentale. A Milano sono piombate in ribasso il tandem UniCredit (-4,2% a 5,76 euro) e Capitalia, (-4,6% a 6,42), zavorrato dalla semestrale deludente dell'istituto romano, e Intesa SanPaolo (-3,07% a 5,21). Non sono state da meno Mediobanca (-2,3% a 15), Banco Popolare (-3,6% a 16,85) e Mps (-0,73% a 4,48). Giù anche Bpm (-4,3% a 9,98) sulle dichiarazioni dell'ad di Unipol (-2,2% a 2,45), Carlo Salvatori, che ha frenato sull'ipotesi nozze sull'asse Bologna-Milano. Tra i minori in calo anche Banca Italease (-3,7% a 15,93), nel giorno della semestrale, tiene Meliorbanca (-0,82% a 3,4 euro) dopo il balzo della giornata precedente sulle voci di un interesse a entrare nel capitale di Matteo Arpe. A intimorire il mercato è stata Dresdner Kleinwort, secondo cui le stime degli analisti sull'utile delle banche sono "troppo alte".

I CONTI NON SALVANO TELECOM E SEAT PG. Tra le società che hanno presentato le semestrali da segnalare Telecom Italia (-1,1% a 2,04) e Seat Pagine Gialle (-1,4% a 0,41). In particolare, quest'ultima ha annunciato di aver ridotto le perdite e di tornare in utile nel 2007. Tra gli industriali in rosso invece Fiat (-2,92% a 19,15), Finmeccanica (-3% a 20,56) e Parmalat (-0,85% a 2,58). Il lieve calo Alitalia (-0,34% a 0,82) sull'attesa di notizie dal cda, diffuse a borsa chiusa.

CHI SALE E CHI SCENDE. Tra i titoli a minore capitalizzazione é volata in controtendenza Snia (+5,8% a 1,1), inseguita da Immobiliare Lombarda (+5,2% a 0,21) e Diasorin (+5,8% a 11,65). D'altro canto le peggiori sono state Mondo Tv (-5,49% a 16,28) e Piaggio (-5,2% a 3,11). Il gruppo di Pontedera ha annunciato un calo dell'utile nel semestre a causa di maggiori imposte.
07/09/2007 22:21
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E il prezzo del petrolio continua a salire...

Petrolio, chiude in rialzo
A New York greggio a 76, 69 dollari al barile (+0, 5%)
(ANSA) - ROMA, 7 SET - Negli ultimi scambi a New York il petrolio viaggia a 76,69 dollari al barile, in rialzo dello 0,5%.
07/09/2007 22:42
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07 set 22:30
Borsa: chiusura in forte calo a Wall Street
NEW YORK - Chiusura negativa per Wall Street con il Dow Jones in calo dell'1,87%, a 13.113,38 punti. Il Nasdaq cede l'1,86% (a quota 2.565,70), mentre lo Standard & Poor's 500 si ferma a 1.453,55 punti (-1,69%). (Agr)
15/09/2007 02:03
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Nel GRANO il potere del futurodi Pierluigi Paoletti www.centrofondi.it – 14 settembre 2007

i prezzi delle materie prime alimentari stanno crescendo rapidamente anche a causa dei consigli dati da Goldman Sachs (una delle banche private più potenti e influenti al mondo) e da altri speculatori, di investire nei beni di origine agricola, zucchero, mais e soprattutto grano.
Anche se siamo in presenza di un tracollo globale (e i mutui subprime statunitensi ne sono l'avvisaglia, la punta dell'iceberg) le persone, potranno fare a meno di rame, ferro, nichel, ecc. ma non potranno mai fare a meno di mangiare! Ecco perché i potenti gruppi mondialisti, i grandi speculatori, che sono dietro alla corsa del controllo alimentare del pianeta, stanno provocando un aumento stratosferico dei relativi prezzi...
Le soluzioni potrebbero essere: produzione locale, decrescita, Gruppo di Acquisto Solidale, ecc...


Uno degli effetti della disgregazione economica (http://www.centrofondi.it/report/report_10_03_06.pdf) attuata da chi veramente controlla attualmente il mondo è proprio l’aumento esorbitante del grano che ha fatto “lievitare”, è proprio il caso di dire, il prezzo di farina, pane, pasta.





Oggi, non bisogna essere dei complottisti per capire che la politica del liberalismo e della globalizzazione degli anni ’90 aveva come obiettivo la completa riduzione in schiavitù dell’intera popolazione mondiale. Attraverso le politiche imposte dal WTO it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_Mondiale_del_Commercio organizzazione sovranazionale al quale obbediscono supinamente 150 stati (praticamente tutto il mondo industrializzato), si è arrivati alla distruzione completa dei mercati interni dei singoli paesi a favore delle importazioni in mano ai grandi gruppi.

La distruzione dei mercati interni, avvenuta in appena 12 anni (dalla nascita del WTO) e con una velocità che ha spiazzato numerosi imprenditori, ha portato i singoli stati ad essere completamente dipendenti dalle importazioni, specialmente in campo alimentare e soprattutto nel settore strategico per un paese, quello del grano.
Fino agli anni ’80 la produzione di grano era simbolo di potere e Stati Uniti e Russia si confrontavano anche dalla quantità di grano prodotta e l’Italia era tra i maggiori produttori mondiali, vista anche la nostra dieta mediterranea. Oggi siamo costretti ad importare oltre il 40%, con la tendenza in aumento, mentre solo pochi anni fa avevamo praticamente l’autosufficienza.

Le ragioni di ciò sono facili da immaginare se pensiamo che solo nel 1985 il costo del grano al quintale era di 50.000 lire mentre solo qualche mese fa era arrivato a 12 euro (24.000 lire), o se pensiamo che la comunità europea elargiva contributi per non coltivare grano. Anche se oggi siamo arrivati a 22 euro al quintale pagato al produttore, siamo ancora lontani dal giusto prezzo che remunera i notevoli aumenti dei costi che gli agricoltori hanno dovuto sopportare dal 1985 ad oggi.

La politica dei biocarburanti poi rischia di far precipitare le cose, come ha già fatto in Messico dove il pane (la tortillas) è già aumentata di oltre il 400% in pochi mesi.
A fronte di un prezzo del grano, pagato al produttore, di 22 euro al quintale (oggi!) abbiamo un prezzo del pane che come media costa 270 euro al quintale (2,7 euro al chilo) ovvero 12,27 volte (!!!) superiore al prezzo percepito dall’imprenditore agricolo, se non è speculazione questa…

Piccolo dato statistico dal 1985 il pane è aumentato del 419% mentre il prezzo ai produttori è costantemente sceso.
Il problema agricolo e in special modo quello relativo al grano oltre ad avere un impatto sulle nostre finanze già allo stremo dai debiti e dalle voracità famelica di uno stato allo sbando, rischia di mettere in serio pericolo l’indipendenza e la nostra libertà (anche se oggi è già fortemente compromessa).

Una via di salvezza ovviamente c’è e adesso sta diventando imperativo metterla in atto. Stiamo parlando del risanamento delle economie locali e in particolar modo del progetto per l’agricoltura Il sapore del cuore www.centrofondi.it/articoli/sapore_cuore_progetto.htm un progetto aziendale che permetterebbe ai produttori di ottenere con l’accorciamento della filiera agroalimentare di poter ottenere un prezzo giusto dalla loro produzione e poter dare al consumatore finale un prodotto di qualità superiore ad un costo inferiore, visti i rincari odierni. Arrivare ad un prezzo del pane di 1,5 euro (150 euro al quintale) è possibile e consentirebbe a tutti la soddisfazione e lo stesso potrebbe accadere con l’ortofrutta, latte, carne ecc.
La ricostruzione della filiera agroalimentare senza inutili e dannosi passaggi è l’unica strada che ci porta a riconquistare la sovranità alimentare che è anche il primo pilastro dell’economia locale e nazionale.

Il prezzo del petrolio oggi ai massimi storici quasi a 80$ e la consapevolezza che il suo picco di produzione è già stato toccato www.centrofondi.it/report/report_03_05_07.pdf ci spingono verso la produzione locale. Le merci di fronte ad un costante aumento dei prezzi dell’energia petrolifera non potranno continuare a fare migliaia di chilometri prima di essere vendute e consumate o i loro prezzi schizzeranno alle stelle (e lo stiamo già vedendo). Rafforzare le economie locali, magari con l’ausilio di una moneta complementare come, Ecoroma, Scec, Tau ecc., ricostruire filiere produttive ormai quasi estinte, ci consentirà di avere economie locali più forti e autonome che potranno scambiarsi merci e servizi tra di loro (ri)costruendo così una economia nazionale.

Risanare il piccolo per guarire il grande sarà il motto dei prossimi giorni, mesi, anni, ovvero

Pensare globalmente e agire localmente
Questa situazione critica ha portato anche ai massimi dell’oro e a infrangere i minimi del dollar index (ma potrebbe essere una trappola), mentre l’euro ha toccato (anche lui) i massimi storici.
Quindi massimi per petrolio, grano, oro e euro e minimi per il dollaro, un mix esplosivo che potrebbe portare a breve ad una crisi valutaria imponente.
Siamo quindi ad un punto cruciale per tutto questo nostro pazzo, pazzo mondo e qualcosa di importante sta per succedere anche se secondo noi ora molto probabilmente ci sarà una reazione del dollaro che spengerà la miccia di questo momento esplosivo, ma come abbiamo detto nell’ultimo report sarà solo per poco…

Comunque sia sarà bene stare con gli occhi bene aperti e molto attenti.
That’s all folks

www.disinformazione.it
15/09/2007 02:09

Una via di salvezza ovviamente c’è e adesso sta diventando imperativo metterla in atto



la via verso gli Ogm si fà sempre più breve...poveri noi
15/09/2007 13:55
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Ci siamo...

Crisi mutui, panico fra i clienti Northern Rock:
inglesi in fila dall'alba per ritirare i risparmi


LONDRA (15 settembre) - Non è bastato l'arrivo di un finanziamento d'urgenza a breve termine da parte della Banca d'Inghilterra per rassicurare i clienti della Northern Rock Bank (un milione e mezzo di risparmiatori). Per il secondo giorno consecutivo migliaia di inglesi si sono messi in fila dall'alba davanti alle filiali dell'istituto di Newcastle per ritirare i propri risparmi per paura di crolli. Nella sola giornata di ieri sono stati prelevate, secondo stime non ufficiali, un miliardo di sterline (il 4-5% dei depositi). I dirigenti della banca continuano a ripetere che l'istituto è forte e che non ci sono problemi, ma ormai il panico si è impossessato dei clienti della Northern, uno dei maggiori erogatori di mutui inglesi.

L'annuncio e il panico. La Northern Rock aveva lanciato un profit warning sui conti 2007, prevedendo un utile ante imposte tra 500 e 540 milioni di sterline rispetto ad attese degli analisti di 647 milioni e i 588 milioni precedenti, per via delle turbolenze estive sul mercato finanziario, legate alla crisi dei mutui. E, dopo la notizia della richiesta di un finanziamento da parte della Banca d'Inghilterra per evitare una «seria restrizione di liquidità», il titolo aveva perso il 32%, causando anche una flessione dello 0,8% dell'indice Ftse. «Potrebbe trattarsi di un vaso di Pandora - confessava al Wall Street Journal un trader - la domanda che tutti ci facevamo in questi giorni era solo: chi sarebbe caduto per primo?».

il messaggero
15/09/2007 14:21
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Gb, panico nelle strade per crisi banca

I correntisti hanno ritirato ieri un miliardo di sterline dalle filiali della «Northern Rock», ottavo istituto di credito del Paese

LONDRA - «Panico nelle strade» della Gran Bretagna per la crisi della banca Northern Rock, l'ottavo istituto di credito britannico e quinto maggiore erogatore di mutui del Paese. I principali giornali britannici dedicano oggi i titoli di apertura alla crisi dell’istituto di credito, le cui azioni hanno perso ieri oltre il 30 per cento del proprio valore. L’istituto con sede a Newcastle è stato soccorso dalla Banca centrale della Gran Bretagna, che gli ha concesso un finanziamento di emergenza per fronteggiare una crisi di liquidità. La Northern Rock ha infatti comunicato che la crisi dei mutui subprime negli Usa sottrarrà dai suoi utili tra i 500 e i 540 milioni di sterline, un dato superiore alle attese.

«COSI' NEANCHE NEL 1929» - La notizia dell’intervento della Banca centrale ha però gettato nel panico i correntisti della Northern, che si sono affrettati a ritirare i propri risparmi. Solo ieri è stato prelevato dai depositi dell’istituto circa un miliardo di sterline, riferisce oggi il Financial Times, che cita una fonte che segue da vicino questa vicenda. Per Hamish McRae, giornalista economico del quotidiano The Independent, scene come quelle di ieri, con le code di clienti fuori delle varie filiali della banca, non si videro neanche negli Stati Uniti dopo la grande crisi del 1929. «Per la Northern Rock questa è una catastrofe», scrive McRae. «Per tutti noi è la fine dell’era dei soldi facili».
corriere della sera
15/09/2007 14:44
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«Sui mutui il peggio è passato? Aspettiamo»

Il governatore di Bankitalia: «Bisogna attendere i risultati trimestrali della banche»

ROMA - Prudenza. Prima di dire che il peggio è passato dopo la crisi dei mutui subprime, bisogna attendere «i risultati trimestrali della banche». Lo afferma il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, a margine dell'Ecofin ad Oporto: «Solo dopo aver conosciuto questi dati ne sapremo un po' di più. Dire che questa è la fine della storia non sarebbe corretto».

corriere.it
15/09/2007 15:07
la conoscete voi la superstizione finanziaria che ha a che ffare con gli anni che finiscono con il "7" ?

c'èra un articolo nel giornale proprio un po di tempo fà che parlava di come i traders ed i finanzieri abbiano paura degli anni che finiscono con il n. 7 visto che nel passato è stato proprio in questi anni che ci sono state egregi crolli finanziari, anche il mio consulente bancario mi ha accennato alla superstizione, una superstizione talmente radicata che lui stesso mi ha affermato che è una delle cause che sta alla base del nervosismo degli ultimi tempi..
15/09/2007 16:02
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Se il panico scatta di sabato, a mercati chiusi, immagino cosa accadrà lunedì se queste file di genti intente a ritirare i risparmi dovessero permanere...il mercato di Londra aprirebbe in forte calo, e a ruota crollerebbero anche i mercati europei. Lunedì da monitorare...
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