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Crollo Economico in Arrivo?

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2011 16:07
02/01/2008 20:24
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Peotrolio a 100 Dollari
BORSA, EUROPA BRUCIA 106 MLD IN PRIMA SEDUTA 2008
L'Europa ha bruciato 106,5 miliardi di euro nella prima seduta di Borsa del 2008.
Il dato è stato calcolato in base all'andamento dell'indice paneuropeo Stoxx 600 nel corso della seduta odierna.
02/01/2008 20:26
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www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/01/petrolio-oro.shtml?uuid=41bea204-b93f-11dc-a88f-00000e25108c&DocRulesView=Libero&area=...
Mercati in fibrillazione: record del petrolio
a 100$. Ai massimi anche l'oro, 855$ l'oncia
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2 GENNAIO 2008

INFOGRAFICA
Il prezzo del petrolio: serie storica
Il prezzo dell'oro: serie storica
SONDAGGIO
Ottimisti o pessimisti nel 2008?


A New York il prezzo del petrolio sale di 4 dollari e tocca per la prima volta nella storia la mitica soglia dei 100 dollari al barile. Lo scorso 21 novembre il greggio Usa aveva toccato il nuovo record storico a 99,29 dollari. A Londra il Brent sale al nuovo record storico di 97,07 dollari.
Il prezzo del greggio ha risentito di numerose turbolenze di carattere internazionale, tra cui l'uccisione di una dozzina di persone a Port Harcourt, il centro petrolifero del Sud della Nigeria. A causa dell'instabilità politica e del crescendo di violenza dell'ultimo anno, la Nigeria, quinto paese fornitore di petrolio agli Stati Uniti, ha perso un quarto della produzione stimata tra il 2006 e il 2007. Intanto desta preoccupazione anche la situazione del Pakistan, Paese che non è tra i grandi produttori di petrolio, ma che è situato in un'area strategica. Dopo l'assassinio di Benazir Bhutto, la situazione politica è estremamente fluida, mentre continuano le rappresaglie. A sospingere in alto il prezzo del Wti è, inoltre, anche la voce secondo la quale le riserve Usa di greggio sarebbero calate a 3,15 milioni di barili la scorsa settimana. Per verificare la vericidità del "rumor" occorrerà attendere fino a domani pomeriggio, quando il Dipartimento dell'Energia svelerà l'entità degli stock americani.

Nuovo balzo anche del prezzo dell'oro che è salito a livello record sopra 855 dollari l'oncia sul mercato di Londra, sulla scia del dollaro debole e della crisi in Pakistan. Nuovo massimo anche per il platino, a 1.544 dollari. Sono in forte rialzo argento (15,28) e palladio (373), che viaggiano sui massimi degli ultimi due mesi.



[SM=g8432] e domani è il 3...
03/01/2008 14:54
Glorie...e declini
Noi Italiani, purtroppo non abbiamo vie di mezzo.

O siamo visti come "geni", o siamo "ammirati" all'unisono da tutto il mondo... oppure veniamo visti "inesorabilmente in declino".

Anche in questo caso non vedo ALCUN CROLLO ECONOMICO IN ARRIVO.

La partita è aperta, anzi apertissima!

Chi "vede" catastrofi, crolli economici, guerre e declini in maniera goffa e cretina dovrà scontrarsi con l'altrettanto cretinismo (il mio [SM=g8435] ) di chi vede un clima in deciso miglioramento, boom economici in arrivo e pace duratura per millenni!

Perdonatemi, non voglio offendere nessuno ma quando qualcuno in maniera ostinata, testarda e quasi compiaciuta "evocherà" la distruzione, il crollo economico, la guerra... ci sarà qualcun altro che in maniera altrettanto testarda parlerà di pace, benessere, prosperità economica in arrivo...

In un altro mio post ho scritto che se anche interi continenti spariranno... risorgeranno più splendidi di prima! [SM=g8435]

Chi è più imbecille?
Chi si ostina a prevedere declini o chi è testardo nel prevedere prosperità e benessere?

Perdonatemi ancora i termini forti, ma io sono ottimista e nessun pessimista mi farà cambiare idea... SOPRATTUTTO QUANDO SI PARLA DI DECLINO DELL'ITALIA!

E SUUUUUUU!!!! ANDIAMOOOOOO!!!!! [SM=g8435]


03/01/2008 15:06
a parte tutte le pettogelezze, voci che girano sulle crisi, crolli, catastrofi varie ecc. cmq devo dire che intuisco qualcosa di brutto, non riesco a capire bene cosa sia, ma ho una sensazione che sta GIA accadendo qualcosa di brutto, orribile...
03/01/2008 15:43
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Cerco d'analizzare i fati con assoluto distacco...e purtroppo non vedo uno che sia un solo segnale capace d'allontanare un certo pessimismo o un sentimento di preoccupazione.

Ho la sensazione che tutto il sistema stia scricchiolando...sembra la fase traballante che precede lo schianto.

Spero di sbagliare...ma amo essere obiettivo...e non vedo un solo motivo che possa giustificare una qualche parvenza d'ottimismo...
03/01/2008 18:34
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Re:
Assurbanipal X, 03/01/2008 15.43:

Cerco d'analizzare i fati con assoluto distacco...e purtroppo non vedo uno che sia un solo segnale capace d'allontanare un certo pessimismo o un sentimento di preoccupazione.

Ho la sensazione che tutto il sistema stia scricchiolando...sembra la fase traballante che precede lo schianto.
Spero di sbagliare...ma amo essere obiettivo...e non vedo un solo motivo che possa giustificare una qualche parvenza d'ottimismo...




Probabile...comunque i personaggi come Larouche, sono quanto di peggiore possa esistere...con le loro esternazioni possono provocare quello che intenderebbero evitare.

mio dio che numero di post!!!!
[SM=g7071]


[Modificato da orione65 03/01/2008 18:34]
03/01/2008 19:58
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Re: Re:
orione65, 03/01/2008 18.34:




Probabile...comunque i personaggi come Larouche, sono quanto di peggiore possa esistere...con le loro esternazioni possono provocare quello che intenderebbero evitare.

mio dio che numero di post!!!!
[SM=g7071]





Larouche non è il solo che da tempo mette in guardia dal rischio del tracollo finanziario...inoltre, oltre ad essere un politico, è anche un'economista...probabilmente sa come stanno le cose.

E penso che ormai gli eventi seguano una dinamica che non è più possibile fermare...a prescindere dalle parole o dalle azioni del singolo (che si tratti di politico o economista)...la situazione è "troppo avanti"...la crisi non potrà che manifestarsi, può essere allontanata, si può provare a mitigarla...ma sarà difficile evitarla (anche adottando quelli che Larouche ritiene essere dei rimedi per fronteggiarla).



04/01/2008 21:19
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Re:
godfire777, 03/01/2008 15.06:

a parte tutte le pettogelezze, voci che girano sulle crisi, crolli, catastrofi varie ecc. cmq devo dire che intuisco qualcosa di brutto, non riesco a capire bene cosa sia, ma ho una sensazione che sta GIA accadendo qualcosa di brutto, orribile...





anche io, non so dire cosa di preciso, ma qualcosa a livello globale che interesserà l'intera umanità e l'intero pianeta, qualcosa di forte e improvviso

non voglio fare l'uccello del malaugurio, è una sensazione a pelle, mi sembra di vivere in una pace apparente, nell'attesa di qualcosa che sta per accadere

non faccio riferimento a profezie varie, perchè quelle vanno prese col beneficio d'inventario

chi vede tutto roseo attorno al proprio orticello vuole forse negare a se stesso che da un giorno all'altro si possano perdere in un attimo e sgretolare tutte le certezze accumulate in una vita, e che il peggio capiti sempre altrove
05/01/2008 11:47
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Re: Re:
lesti, 04/01/2008 21.19:





anche io, non so dire cosa di preciso, ma qualcosa a livello globale che interesserà l'intera umanità e l'intero pianeta, qualcosa di forte e improvviso

non voglio fare l'uccello del malaugurio, è una sensazione a pelle, mi sembra di vivere in una pace apparente, nell'attesa di qualcosa che sta per accadere

non faccio riferimento a profezie varie, perchè quelle vanno prese col beneficio d'inventario

chi vede tutto roseo attorno al proprio orticello vuole forse negare a se stesso che da un giorno all'altro si possano perdere in un attimo e sgretolare tutte le certezze accumulate in una vita, e che il peggio capiti sempre altrove




Altrove non esiste piu' dagli anni 80.....ora e' tutto un minestrone, fortemente voluto.....cosi' finalmente abbiamo avuto l' equilibrio cercato con le altre zone del pianeta......verso il basso pero'
05/01/2008 12:48
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Re: Glorie...e declini
nicola2868, 03/01/2008 14.54:

Noi Italiani, purtroppo non abbiamo vie di mezzo.

O siamo visti come "geni", o siamo "ammirati" all'unisono da tutto il mondo... oppure veniamo visti "inesorabilmente in declino".

Anche in questo caso non vedo ALCUN CROLLO ECONOMICO IN ARRIVO.

La partita è aperta, anzi apertissima!

Chi "vede" catastrofi, crolli economici, guerre e declini in maniera goffa e cretina dovrà scontrarsi con l'altrettanto cretinismo (il mio [SM=g8435] ) di chi vede un clima in deciso miglioramento, boom economici in arrivo e pace duratura per millenni!

Perdonatemi, non voglio offendere nessuno ma quando qualcuno in maniera ostinata, testarda e quasi compiaciuta "evocherà" la distruzione, il crollo economico, la guerra... ci sarà qualcun altro che in maniera altrettanto testarda parlerà di pace, benessere, prosperità economica in arrivo...

In un altro mio post ho scritto che se anche interi continenti spariranno... risorgeranno più splendidi di prima! [SM=g8435]

Chi è più imbecille?
Chi si ostina a prevedere declini o chi è testardo nel prevedere prosperità e benessere?

Perdonatemi ancora i termini forti, ma io sono ottimista e nessun pessimista mi farà cambiare idea... SOPRATTUTTO QUANDO SI PARLA DI DECLINO DELL'ITALIA!

E SUUUUUUU!!!! ANDIAMOOOOOO!!!!! [SM=g8435]





Si ma Nicola se spariscono tutti i continenti prima c'è la distruzione poi la rinascita, è cosi che funziona nel mondo, distruzione prima, rinascita poi, ora distruzione, anche nell'economia, dopo tutto questo, sono più ottimista di te. [SM=g8431]
07/01/2008 15:22
speriamo x bene [SM=g7071]
08/01/2008 15:43
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Mutui: Merrill Lynch, recessione Usa e' gia' iniziata

(ANSA) - ROMA, 8 GEN - La recessione degli Stati Uniti, la prima degli ultimi 16 anni, non e' piu' un'ipotesi ma e' gia' iniziata. A dirlo, gelando gli operatori finanziari, e' addirittura Merrill Lynch. Il capo-economista per il Nord America, David Rosenberg, e' convinto che il peggioramento del mercato del lavoro, oltre al calo delle vendite al dettaglio, segnalano che il motore economico Usa, da sempre basato sui consumi, sia appena entrato nel suo 1/o mese di recessione. 'In base alle nostre analisi, questa recessione non e' nemmeno piu' una previsione ma una realta'', dice Rosenberg, un economista ben noto a Wall Street, il cui quadro per le prospettive economiche statunitensi e' peggiore rispetto a quanto ipotizzato da altri istituti e dalla Casa Bianca. Il presidente George Bush, la scorsa settimana, ha tuttavia detto che 'non possiamo dare per scontata la crescita', facendo ipotizzare che una recessione - tecnicamente due trimestri di fila con contrazione del prodotto interno lordo - sia nelle cose. A sostegno della sua analisi Rosenberg cita un bel po' di dati negativi, fra cui i principali indicatori usati dal National Bureau of Economic Research (Nebr) come termometro per lo stato di salute dell'economia: e cioe' la disoccupazione (in particolare la gelata sul mercato del lavoro della scorsa settimana con il tasso dei senza lavoro balzato al 5%), i redditi personali reali, la produzione industriale e le vendite al dettaglio'. (ANSA)

ANSA
08/01/2008 16:06
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Il caos globale

7 gennaio 2008 – Nell'intervista mandata in onda il 27 dicembre dalla National Public Radio, l'ex presidente della Federal Reserve USA sir Alan Greenspan ha ammesso candidamente che il sistema finanziario e monetario mondiale è spacciato. “La previsione che debbo fare”, ha affermato il primo regista delle bolle finanziarie degli ultimi vent'anni, “è che ad un certo punto si verificherà l'imprevisto, che ci metterà a tappeto ... Le probabilità di questo sviluppo stanno aumentando, mi pare, perché siamo entrati in zone vulnerabili”. Egli ha detto inoltre: “Siamo giunti ad una svolta e i miglioramenti straordinari verificatisi nell'economia mondiale negli ultimi quindici anni sono transitori, e stanno per cambiare ... Dunque, ritengo che si vada verso un ribaltamento di tutto questo processo”.
In effetti, le parole di Greenspan non descrivono le dimensioni del crac finanziario in corso, per il quale non esistono soluzioni di ordine “monetario”, come Lyndon LaRouche spiegò già in una webcast a Washington il 25 luglio scorso. Ai vertici dell'oligarchia finanziaria della City di Londra ci si rende conto che il crac irreversibile sta accelerando. Negli ultimi mesi sono andati in fumo attivi bancari per circa 1500 mila miliardi di dollari e un volume analogo è andato in fumo nei mercati borsistici. La crisi che colpisce nel primo trimestre del 2008, e che coinvolge il settore assicurativo e quello dei titoli derivati, sarà di dimensioni ben più drammatiche della crisi dei mutui USA del 2007, che al confronto sembrerà poca cosa.
Soltanto in questo contesto possono essere inquadrate e comprese l'ondata di assassinii politici, l'esplosione di scontri etnici e religiosi e la diffusione globale del caos (vedi oltre). Nessuno di questi fenomeni può essere considerato un avvenimento locale o regionale. Sono tutti parte di un'unica strategia mirante ad un unico obiettivo globale: distruggere gli stati nazionali, lanciare la guerra asimmetrica mondiale, protratta per più generazioni, e consolidare il controllo sui giacimenti delle materie prime del pianeta nelle mani dei cartelli privati anglo-olandesi.
Jacques Attali, ex consigliere del presidente Mitterrand, ha recentemente riconosciuto il nesso tra la realtà finanziaria e l'esplosione del caos in un commento apparso il 3 gennaio sul settimanale finanziario francese L'Express: “Che l'assassinio di un leader dell'opposizione in un paese del Sud [Pakistan - ndr] scombussoli così gravemente i mercati finanziari asiatici, e con essi quelli del mondo intero, rivela la fragilità estrema del pianeta ... Il mondo intero sembra correre verso il precipizio. Come se si preparasse una collisione tra due treni a piena velocità”.
La paternità del caos globale non è da attribuirsi agli “anglo-americani” ma piuttosto ad un Impero Britannico “invisibile” ed all'estesa oligarchia anglo-olandese che esso serve. Qualche lettore potrà dubitare che Londra sia ancora il centro dell'impero, capace di scatenare il caos, ma da un punto di vista storico, i contorni di un impero britannico “invisibile” non sfuggono tanto facilmente.
Primo, praticamente tutti i centri finanziari offshore che dominano il sistema finanziario deregolamentato e globalizzato si trovano nelle colonie britanniche o olandesi. Secondo, da decenni gli inglesi dominano l'industria privata dei mercenari, imprese che operano in coordinazione con i grandi cartelli britannici delle materie prime che già posseggono gran parte dei diritti minerari in Africa, Australia e America Latina. Terzo, il Commonwealth delle Nazioni, presieduto dalla regina Elisabetta II, è composto da 53 paesi che rappresentano un quinto delle terre emerse ed una notevole percentuale delle risorse strategiche e della popolazione del globo.
Questo apparato è stato messo in moto per fomentare il caos e provocare i conflitti. Poiché il sistema finanziario globale non può essere “riformato” ed è certo che Londra non si sottometterà mai volontariamente ad una riorganizzazione fallimentare che consenta alle nazioni di ripristinare il proprio controllo sovrano sul credito e sulla moneta, essa non potrà che giocare l'unica carta che le resta, il caos globale.

La mano dell'impero dietro il caos globale

Le tessere principali che compongono il quadro del caos globale britannico:
* Pakistan: l'assassinio di Benazir Bhutto ha fatto precipitare il paese e l'intera regione nel caos. Mentre l'amministrazione Bush ha esibito in Pakistan la stessa incompetenza e cretineria sfoggiata nell'invasione e occupazione dell'Iraq, l'Inghilterra è riuscita a pervenire passo dopo passo al suo obiettivo strategico: frammentazione del Pakistan e creazione di un'entità separatista, “terra di nessuno”, sul confine con l'Afghanistan, che serve come fonte di instabilità a lungo termine, di guerra asimmetrica e di operazioni economiche di mercato nero, in particolare per i traffici di oppio della “Mezzaluna d'oro”.
Inoltre è assodato che parlamentari britannici hanno finanziato i separatisti fondamentalisti Beluci in Pakistan, che dall'Afghanistan sono stati espulsi agenti dell'MI6 britannico che guidavano e finanziavano i Talibani e che la polizia britannica in Iraq ha preparato l'invasione e poi le condizioni per frammentare l'Irak in tre parti: meridionale, centrale e regione curda.
* Thailandia: in un articolo del 19 dicembre, il settimanale finanziario britannico The Economist aveva messo in guardia l'ex primo ministro Thaksin Shinawatra, attualmente in esilio, che egli sarà il “Benazir Bhutto della Thailandia” se si azzarda a rimettere piede nel suo paese dopo le elezioni del 23 dicembre. Dopo l'assassinio della Bhutto, Thaksin ha dichiarato di temere per la propria incolumità. Inoltre la monarchia thailandese rischia una crisi di successione visto il peggiorare delle condizioni di salute del vecchio re. Il caos potrebbe facilmente diffondersi dalla Thailandia in tutta l'Asia Sudorientale.
* Malesia: Un gruppo minoritario della destra (Gruppo di azione dei diritti Hindu) si è andato affermando nel paese, che a Nord confina con la Thailandia. Ora l'arresto del suo leader, P. Uthayakumar, potrebbe sfociare in una destabilizzazione del paese. L'organizzazione vanterebbe collegamenti con i terroristi Tigri Tamil, il movimento separatista del Sri Lanka responsabile di un recente attentato dinamitardo nel paese costato la vita a diverse persone.
* Kenya: lo scoppio di violenze nel paese africano a seguito di elezioni contestate ha provocato la morte di 300 persone e lo spostamento di 250 mila rifugiati. La mano britannica in questa destabilizzazione, che minaccia di trasformarsi in un genocidio, è palese. In effetti, né il presidente Mwai Kibaki, né il leader dell'opposizione Raila Odinga possono in alcun modo sperare di mettere la situazione sotto controllo perché sono ambedue manipolati dalla Camera dei Lord. Il principale burattinaio è Lord Steel of Aikwood, esponente del partito liberal-democratico che è in contatto con Kibaki da 25 anni, ma che ha anche aiutato Odinga a creare il Partito Liberal-democratico del Kenya diventandone il presidente. Steel è stato socio di affari di Tony Buckingham, il fondatore di una delle più note imprese private di mercenari, la Executive Outcome. Egli figura inoltre nel consiglio di amministrazione della Royal Africa Society, organismo personalmente patrocinato da Elisabetta II e finanziato dalle grandi imprese minerarie come Anglo America, Rio Tinto e DeBeers. La società è presieduta da lord Holme of Cheltenham, collega di Steel, che siede nel board della Rio Tinto ed è membro del Privy Council, il consiglio della corona.

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14/01/2008 00:21
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Rapidità spaventosa della crisi
Maurizio Blondet
13/01/2008
Vetrina di Marks and Spencer in Weymouth High Street, UK

I grandi magazzini Mark & Spencer rendono noto che le vendite natalizie sono andate male, e immediatamente le azioni Mark & Spencer cadono del 20%.
E così tutti i titoli del settore britannico vendite al dettaglio: in otto mesi, meno 45% (1).
Il settore degli immobili commerciali è precipitato del 44% dall’inizio del 2007.
Le azioni dei due giganti inglesi del settore, British Land e Hammerson, si scambiano oggi con uno «sconto» del 35%, che evidentemente corrisponde ad un pari «sconto» dei lavori immobiliari che hanno in portafoglio.

C’è stata una crisi peggiore nell’immobiliare commerciale inglese, che è veramente «libero» e dove gli immobili si comprano come le zucchine, su un vero «mercato» (contrariamente a quello italiano, ingessatissimo), ma anche molto indebitato: fu ai tempi della crisi di Canary Warf, quando un eccesso di offerta di immobili da uffici restò invenduta.
Allora, i valori immobiliari scesero anche del 65%.
Ma per arrivare a quel fondo, ci misero tre anni, dal 1989 al 1992.

Stavolta, quel che spaventa è non solo la dimensione, ma la rapidità del precipizio: immobili che perdono metà del loro valore in meno di un anno, grandi magazzini prestigiosi come griffes che in otto mesi valgono la metà.
Le azioni del settore della costruzione e dei materiali da costruzione sono calate anche più fulmineamente: meno 27% in quattro mesi.
Poiché questo settore ha rigettato ancora solo una parte dei rialzi incassati dal 2003, ai tempi del boom immobiliare e dei prezzi alle stelle, si teme che la caduta non sia finita per niente.
E solo in parte questa catastrofica discesa sembra dovuta ad aggressive speculazioni al ribasso (short) di alcuni hedge fund su quelle azioni, considerate vulnerabili.
Il fatto è che le azioni di quei settori sono vulnerabili perché l’economia reale sta rallentando molto più di quel che si sperava.

La controprova: con cali così rilevanti, diventa un buonissimo affare - per chi ha liquidità - comprare le azioni.
Mark & Spencer si acquista on uno sconto del 40%, ed oggi le sue azioni hanno un rapporto prezzo/dividendo (price earning) di 10, dieci volte il dividendo.
Molto appetibile, visto che pochi mesi fa andavano a ruba azioni con price-earning 17 o 24 o più (per compensare l’acquisto, bisognava incassare 24 anni di dividendi).
Ma, invece, nessuno ha fretta di comprare nemmeno a prezzi di liquidazione.

Il «sentiment» è fragile, dicono.
La gente tornerà a fare shopping abbastanza presto?
«Per altri tre-quattro mesi non sarà chiaro a quanto arriverà il rallentamento», dicono gli analisti di Shore Capital.
Lo chiamano rallentamento.
Pudico eufemismo.
Il processo che quegli analisti descrivono - prezzi bassi ma nessuno compra, aspettando che abbassino ancora - si chiama «deflazione» ed è il segno che la recessione sta per diventare «depressione».

Qualcosa del genere sta avvenendo anche in Italia nel settore immobiliare.
Nei modi rallentati propri di un mercato ingessato, come il nostro, da vincoli di locazione, tasse e spese notarili.
Ma il segnale che il boom della case sta cedendo viene da un breve articolo apparso su 24 Ore e segnalatoci da un lettore: «Arrivano i saldi immobiliari. La sede italiana del gruppo americano Remax ha presentato a Milano una maxi operazione di sconti che riguarda 500 tra i 10mila immobili detenuti in portafoglio e pubblicati online. Il motivo è il riconoscimento che il mercato immobiliare sta rallentando: il numero di compravendite nel 2008 è previsto in calo del 7% (fonte: Scenari immobiliari), il tempo medio di attesa è salito a 5 mesi (fonte: Nomisma)».
La Remax è un’agenzia immobiliare, tipo una grossa Tecnocasa.

Ecco come ha fatto: «Lo scorso 15 ottobre Remax Italia ha stampato i prezzi di tutti gli immobili presenti sul proprio sito; ha consegnato l’elenco al notaio; ha chiamato tutti i proprietari chiedendo loro se volevano partecipare all’iniziativa e ha registrato la percentuale di sconto che i proprietari interessati erano disposti a fare».
La manovra è ragionevole.
In Italia, i proprietari che hanno messo in vendita la casa tengono duro chiedendo prezzi da boom, ormai irrealisti, anche perché questi proprietari-venditori di solito non hanno un mutuo da pagare su quella casa, e dunque possono aspettare.
Ma i compratori non si fanno avanti, anche perché loro il mutuo devono accenderlo, se non vedono prezzi più bassi.
Il mercato è dunque immobile, cinque mesi per vendere un appartamento, calo delle compravendite del 7%.

La Remax tenta giustamente di rimettere in moto il mercato (se no lei non vede le grasse commissioni) chiedendo ai venditori di aderire volontariamente a ribassi, più realistici.
Ed ecco il risultato secondo 24 Ore: «Ha aderito all'iniziativa il 5% dei proprietari che in media ha scontato il prezzo dell’immobile dell’8,8% (Milano 8%, a Roma 12%, a Novara 25%). Meno dell’11,3% di sconto medio previsto da Nomisma per quest’anno, ma pur sempre una base di partenza della trattativa a un prezzo più basso».
«Si tratta di immobili di 220 località diverse proveniente per il 55% da Lombardia e Piemonte. Il valore medio dell’immobile scontato è di 268mila, superiore alla media di 250mila del valore degli immobili compravenduti riscontrata da Nomisma nel secondo semestre 2007 (per gli immobili acquistati con mutuo). Il picco massimo degli sconti (-47%) è stato raggiunto a Torino con un immobile che da una richiesta di 38mila euro è sceso a 20mila euro. Il valore degli immobili, che saranno online lunedì (i ‘saldi’ andranno avanti fino al 29 febbraio), va da 40mila a 4 milioni di euro».

Dunque: saldi di case in regioni «ricche» e assetate di tetto, Piemonte e Lombardia.
Tipici buoni appartamenti da 3-4 locali.
Lasciando perdere la super-offerta dell’immobile di Torino offerto col 47% di sconto (sarà un garage umido…), sembra conveniente.
Si può pensare che parecchi corrano a comprare con lo sconto di fine stagione.
Invece no.

Lo consiglia anche 24 Ore: «Lasciarsi ingolosire dall’offerta conviene davvero? Se si acquista con uno sconto del 10% oggi, in effetti, si corre il rischio che a fine anno il calo del mercato risulti analogo. Il rendimento dell’investimento da rivalutazione dell’immobile, in questo caso, sarebbe di fatto nullo. Insomma, chi può rimandare l’acquisto farebbe bene ad aspettare da qualche mese a fine anno per capire dove va davvero il mercato».

Dunque anche il giornale della Confindustria consiglia: aspettate a comprare casa, fra qualche mese i prezzi saranno ancora più bassi.
E’ il meccanismo psicologico che porta alla deflazione.
E presto coinvolgerà tutti gli acquisti che possono essere rimandati, con le conseguenze storiche della deflazione.
Presto offriranno sconti su auto, computer, elettrodomestici, iPod, telefonici ed altre carabattole elettroniche, poi scarpe e vestiario.

Non dite: bello, finalmente i prezzi calano!
Se potessimo mangiare computer e iPod sarebbe bello, ma mangiamo grano e carne e latte, che rincarano su scala mondiale, e vengono trasportati dal petrolio, che rincara e rincarerà per la domanda crescente dei nuovi consumatori-giganti, Cina e India.
Per le imprese, non sarà bello per niente.
Perché le imprese sono indebitate, e se non vendono non servono il debito con le banche.
Dapprima offriranno sconti; poiché la gente aspetta altri ribassi, i loro magazzini e piazzali si affolleranno di invenduto, e costeranno di più.
Arriva il punto in cui i profitti, limati, non bastano a pagare le rate dei fidi.
Cominceranno a fallire, con perdita di esportazioni, produzione, lavoro, profitti, disoccupazione crescente.

Per l’Italia, il processo sarà aggravato non primariamente - come in Gran Bretagna e in USA - dalle follie della finanza speculativa e dai consumatori stra-indebitati, ma dalla tassazione spoliatrice di Visco, peggiorata dalla truffa dell’IVA.
Lo Stato non paga i crediti IVA alle imprese, è noto.
Visco ha abolita la norma che consentiva di defalcare i crediti IVA compensandoli con altri contributi dovuti (altre tasse, contributi INPS, eccetera).
I piccoli imprenditori devono pagare l’IVA che non devono (e che non si sa se rivedranno mai restituita), e pagare anche le tasse e i balzelli più esosi d’Europa, mentre vendono meno e con profitti minori.
Aggrediti da tutti i lati, dallo Stato e dal mercato, soccomberanno presto.
La restituzione dell’IVA diventa cruciale per le piccole imprese, per quelle marginali: è il denaro liquido che serve loro per continuare ad operare.
Siccome Visco se lo trattiene, le imprese devono procurarsi denaro in banca, ad interessi che non scenderanno certo.
Visco dà il colpo di grazia ad un’economia reale che già arranca, sfiancata e meno produttiva delle altre europee.

Dunque ecco il futuro: avremo deflazione (prezzi calanti) per auto e iPod, di cui possiamo fare a meno, ma inflazione dei beni necessari ogni giorno, cibo, carburante, riscaldamento.
Naturalmente Visco dovrebbe accelerare almeno i rimborsi IVA.
Pensate lo farà?
Nemmeno per sogno.
Lui e l’altro complice Padoa Schioppa hanno appena ricevuto le lodi di Almunia, l’eurocretino: bravi, avete ridotto il debito pubblico all’1,3% del PIL.

Trichet, il governatore della Banca Centrale Europea, ha aggiunto: state solo attenti all’inflazione e ai prezzi.
Trichet si preoccupa dell’inflazione, mentre ci sono segni di delazione (in certi prezzi).
Anche la Federal Reserve di Chicago, nel 1929, si preoccupava dell’inflazione, mentre la deflazione era in pieno corso (2).
La FED rialzò i tassi d’interesse per due volte nel 1931.
Trichet sta facendo lo stesso.
Incompetenti, contabili e non economisti.

Ad Almunia non importa un fico che il «risanamento» sia stato ottenuto non con la riduzione della spesa pubblica corrente (anzi, aumentata quasi del 4%), né con la riduzione degli interessi sul debito (aumentati del 12,2%), bensì esclusivamente con l’ipertassazione: più 13% dalle imposte dirette (chi di voi ha guadagnato il 13% in più, l’anno scorso?), aggravio delle imposte indirette (più 4%), dei contributi sociali (più 5,8%, con pari aumento del costo del lavoro) e addirittura un aggravio del 40,6% delle imposte in conto capitale (praticamente raddoppiate: e sono imposte che intaccano non il reddito dei contribuenti ma il loro patrimonio o capitale, quindi la capacità di azione imprenditoriale).
Ad Almunia non interessa il trucco del mancato pagamento dell’IVA, vera truffa di Stato a danno dei cittadini.
E nemmeno l’altro trucco nei conti di Padoa Schioppa: le minori uscite sono dovute in grande parte al blocco degli «investimenti pubblici».
Lo Stato smette di spendere in infrastrutture pubbliche che servono all’economia, ma non smette di spendere per i suoi stipendi, auto blu ed aerei.

Anzi la spesa corrente sta per aumentare di nuovo perché pende il contratto del pubblico impiego: gli statali vogliono i loro 4-5 miliardi di euro di aumento complessivo, più il recupero dell’inflazione.
Lo vogliono da noi contribuenti che non abbiamo aumenti, e men che meno il recupero dell’inflazione.
Il «risanamento» lodato di Padoa Schioppa è dunque insostenibile nel tempo.
Quando gli statali avranno i loro aumenti, già non ci sarà più.
E i contribuenti dovranno pagare forse un 10 miliardi aggiuntivi.
Ce la faremo?

Alla fine, calerà anche l’introito tributario, per forza: i falliti non pagano tante tasse, e nemmeno i disoccupati.
E nemmeno i proprietari di case invendute pagano più le super-imposte sugli immobili, imposte in conto capitale, quelle che sono raddoppiate.
Come dice Tremonti: «E’ l’economia che determina i conti pubblici, non il contrario».
Visco e Padoa Schioppa credono giusto l’opposto, che i conti pubblici siano una variabile indipendente dall’economia, e che si possa «risanare» il debito pubblico a forza di tasse spoliatrici mentre i produttori smettono di produrre per la depressione mondiale.
Vedremo chi ha ragione.

Maurizio Blondet

Note
1) Tom Stevenson, «Hard and fast consequences of meltdown», Telegraph, 13 gennaio 2008.
2) Lo ricorda Anna Schwartz sul Telegraph. Si tratta della coautrice con Milton Friedman di «A monetary History of the United States», una delle bibbie del monetarismo estremo. La tesi: la crisi del ‘29 non fu colpa della speculazione, ma della burocrazia che esitò a iniettare liquidità. L’intervento pubblico in economia non serve. Il mercato si raddrizza da sé. Per la Schwarz, oggi la liquidità abbondantemente iniettata dalle Banche Centrali non serve a nulla, perché non è una crisi di liquidità ma di insolvenza (il timore adesso sono i fallimenti a catena). Trichet, nella prima conferenza-stampa dell’anno il 10 gennaio, ha dichiarato che la Banca Centrale Europea «non ha il compito di risolvere i problemi d’insolvenza», ammettendo così che la BCE non è - e non agirà da - prestatore di ultima istanza come sembra suggerire la Schwarz. Lui ha intimato più volte agli Stati membri di continuare i tagli di bilancio e la riduzione del deficit (come il bravo Padoa Schioppa), mentre in depressione si deve accrescere il deficit pubblico per sostenere il lavoro con opere pubbliche. Ed ha minacciato «passi preventivi» contro questa tentazione, ossia un aumento dei tassi d’interesse, già assurdamente alti. Perché, ha ripetuto, ci sono rischi d’inflazione, «state attenti».
E’ vero che ci sono. Ma l’inflazione dipende da petrolio e grani, due merci il cui rincaro l’Europa non ha alcuna possibilità di contenere. C’è poco da stare attenti, da quel lato. Dunque, la sola voce su cui si può intervenire è la riduzione dei salari. Nessun aumento salariale, ha intimato Trichet: la ricetta che aggravò la crisi del ‘29 in depressione decennale (Fonte: LarouchePac, 10 gennaio 2008). Nel 1931, la flotta atlantica britannica subì una decurtazione delle paghe del 10%, e si ammutinò. Conseguenza: la sterlina dovette uscire dal Gold standard, e si svalutò. Fu una relativa fortuna: la depressione inglese fu meno dura di quella americana, dove fallirono 4 mila banche (un quinto). E’ la strada che sta perseguendo Trichet?


Fonte EFFEDIEFFE

14/01/2008 09:49
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Re:
G@rghy, 14/01/2008 0.21:

Rapidità spaventosa della crisi
Maurizio Blondet
13/01/2008
Vetrina di Marks and Spencer in Weymouth High Street, UK

I grandi magazzini Mark & Spencer rendono noto che le vendite natalizie sono andate male, e immediatamente le azioni Mark & Spencer cadono del 20%.
E così tutti i titoli del settore britannico vendite al dettaglio: in otto mesi, meno 45% (1).
Il settore degli immobili commerciali è precipitato del 44% dall’inizio del 2007.
Le azioni dei due giganti inglesi del settore, British Land e Hammerson, si scambiano oggi con uno «sconto» del 35%, che evidentemente corrisponde ad un pari «sconto» dei lavori immobiliari che hanno in portafoglio.

C’è stata una crisi peggiore nell’immobiliare commerciale inglese, che è veramente «libero» e dove gli immobili si comprano come le zucchine, su un vero «mercato» (contrariamente a quello italiano, ingessatissimo), ma anche molto indebitato: fu ai tempi della crisi di Canary Warf, quando un eccesso di offerta di immobili da uffici restò invenduta.
Allora, i valori immobiliari scesero anche del 65%.
Ma per arrivare a quel fondo, ci misero tre anni, dal 1989 al 1992.

Stavolta, quel che spaventa è non solo la dimensione, ma la rapidità del precipizio: immobili che perdono metà del loro valore in meno di un anno, grandi magazzini prestigiosi come griffes che in otto mesi valgono la metà.
Le azioni del settore della costruzione e dei materiali da costruzione sono calate anche più fulmineamente: meno 27% in quattro mesi.
Poiché questo settore ha rigettato ancora solo una parte dei rialzi incassati dal 2003, ai tempi del boom immobiliare e dei prezzi alle stelle, si teme che la caduta non sia finita per niente.
E solo in parte questa catastrofica discesa sembra dovuta ad aggressive speculazioni al ribasso (short) di alcuni hedge fund su quelle azioni, considerate vulnerabili.
Il fatto è che le azioni di quei settori sono vulnerabili perché l’economia reale sta rallentando molto più di quel che si sperava.

La controprova: con cali così rilevanti, diventa un buonissimo affare - per chi ha liquidità - comprare le azioni.
Mark & Spencer si acquista on uno sconto del 40%, ed oggi le sue azioni hanno un rapporto prezzo/dividendo (price earning) di 10, dieci volte il dividendo.
Molto appetibile, visto che pochi mesi fa andavano a ruba azioni con price-earning 17 o 24 o più (per compensare l’acquisto, bisognava incassare 24 anni di dividendi).
Ma, invece, nessuno ha fretta di comprare nemmeno a prezzi di liquidazione.

Il «sentiment» è fragile, dicono.
La gente tornerà a fare shopping abbastanza presto?
«Per altri tre-quattro mesi non sarà chiaro a quanto arriverà il rallentamento», dicono gli analisti di Shore Capital.
Lo chiamano rallentamento.
Pudico eufemismo.
Il processo che quegli analisti descrivono - prezzi bassi ma nessuno compra, aspettando che abbassino ancora - si chiama «deflazione» ed è il segno che la recessione sta per diventare «depressione».

Qualcosa del genere sta avvenendo anche in Italia nel settore immobiliare.
Nei modi rallentati propri di un mercato ingessato, come il nostro, da vincoli di locazione, tasse e spese notarili.
Ma il segnale che il boom della case sta cedendo viene da un breve articolo apparso su 24 Ore e segnalatoci da un lettore: «Arrivano i saldi immobiliari. La sede italiana del gruppo americano Remax ha presentato a Milano una maxi operazione di sconti che riguarda 500 tra i 10mila immobili detenuti in portafoglio e pubblicati online. Il motivo è il riconoscimento che il mercato immobiliare sta rallentando: il numero di compravendite nel 2008 è previsto in calo del 7% (fonte: Scenari immobiliari), il tempo medio di attesa è salito a 5 mesi (fonte: Nomisma)».
La Remax è un’agenzia immobiliare, tipo una grossa Tecnocasa.

Ecco come ha fatto: «Lo scorso 15 ottobre Remax Italia ha stampato i prezzi di tutti gli immobili presenti sul proprio sito; ha consegnato l’elenco al notaio; ha chiamato tutti i proprietari chiedendo loro se volevano partecipare all’iniziativa e ha registrato la percentuale di sconto che i proprietari interessati erano disposti a fare».
La manovra è ragionevole.
In Italia, i proprietari che hanno messo in vendita la casa tengono duro chiedendo prezzi da boom, ormai irrealisti, anche perché questi proprietari-venditori di solito non hanno un mutuo da pagare su quella casa, e dunque possono aspettare.
Ma i compratori non si fanno avanti, anche perché loro il mutuo devono accenderlo, se non vedono prezzi più bassi.
Il mercato è dunque immobile, cinque mesi per vendere un appartamento, calo delle compravendite del 7%.

La Remax tenta giustamente di rimettere in moto il mercato (se no lei non vede le grasse commissioni) chiedendo ai venditori di aderire volontariamente a ribassi, più realistici.
Ed ecco il risultato secondo 24 Ore: «Ha aderito all'iniziativa il 5% dei proprietari che in media ha scontato il prezzo dell’immobile dell’8,8% (Milano 8%, a Roma 12%, a Novara 25%). Meno dell’11,3% di sconto medio previsto da Nomisma per quest’anno, ma pur sempre una base di partenza della trattativa a un prezzo più basso».
«Si tratta di immobili di 220 località diverse proveniente per il 55% da Lombardia e Piemonte. Il valore medio dell’immobile scontato è di 268mila, superiore alla media di 250mila del valore degli immobili compravenduti riscontrata da Nomisma nel secondo semestre 2007 (per gli immobili acquistati con mutuo). Il picco massimo degli sconti (-47%) è stato raggiunto a Torino con un immobile che da una richiesta di 38mila euro è sceso a 20mila euro. Il valore degli immobili, che saranno online lunedì (i ‘saldi’ andranno avanti fino al 29 febbraio), va da 40mila a 4 milioni di euro».

Dunque: saldi di case in regioni «ricche» e assetate di tetto, Piemonte e Lombardia.
Tipici buoni appartamenti da 3-4 locali.
Lasciando perdere la super-offerta dell’immobile di Torino offerto col 47% di sconto (sarà un garage umido…), sembra conveniente.
Si può pensare che parecchi corrano a comprare con lo sconto di fine stagione.
Invece no.

Lo consiglia anche 24 Ore: «Lasciarsi ingolosire dall’offerta conviene davvero? Se si acquista con uno sconto del 10% oggi, in effetti, si corre il rischio che a fine anno il calo del mercato risulti analogo. Il rendimento dell’investimento da rivalutazione dell’immobile, in questo caso, sarebbe di fatto nullo. Insomma, chi può rimandare l’acquisto farebbe bene ad aspettare da qualche mese a fine anno per capire dove va davvero il mercato».

Dunque anche il giornale della Confindustria consiglia: aspettate a comprare casa, fra qualche mese i prezzi saranno ancora più bassi.
E’ il meccanismo psicologico che porta alla deflazione.
E presto coinvolgerà tutti gli acquisti che possono essere rimandati, con le conseguenze storiche della deflazione.
Presto offriranno sconti su auto, computer, elettrodomestici, iPod, telefonici ed altre carabattole elettroniche, poi scarpe e vestiario.

Non dite: bello, finalmente i prezzi calano!
Se potessimo mangiare computer e iPod sarebbe bello, ma mangiamo grano e carne e latte, che rincarano su scala mondiale, e vengono trasportati dal petrolio, che rincara e rincarerà per la domanda crescente dei nuovi consumatori-giganti, Cina e India.
Per le imprese, non sarà bello per niente.
Perché le imprese sono indebitate, e se non vendono non servono il debito con le banche.
Dapprima offriranno sconti; poiché la gente aspetta altri ribassi, i loro magazzini e piazzali si affolleranno di invenduto, e costeranno di più.
Arriva il punto in cui i profitti, limati, non bastano a pagare le rate dei fidi.
Cominceranno a fallire, con perdita di esportazioni, produzione, lavoro, profitti, disoccupazione crescente.

Per l’Italia, il processo sarà aggravato non primariamente - come in Gran Bretagna e in USA - dalle follie della finanza speculativa e dai consumatori stra-indebitati, ma dalla tassazione spoliatrice di Visco, peggiorata dalla truffa dell’IVA.
Lo Stato non paga i crediti IVA alle imprese, è noto.
Visco ha abolita la norma che consentiva di defalcare i crediti IVA compensandoli con altri contributi dovuti (altre tasse, contributi INPS, eccetera).
I piccoli imprenditori devono pagare l’IVA che non devono (e che non si sa se rivedranno mai restituita), e pagare anche le tasse e i balzelli più esosi d’Europa, mentre vendono meno e con profitti minori.
Aggrediti da tutti i lati, dallo Stato e dal mercato, soccomberanno presto.
La restituzione dell’IVA diventa cruciale per le piccole imprese, per quelle marginali: è il denaro liquido che serve loro per continuare ad operare.
Siccome Visco se lo trattiene, le imprese devono procurarsi denaro in banca, ad interessi che non scenderanno certo.
Visco dà il colpo di grazia ad un’economia reale che già arranca, sfiancata e meno produttiva delle altre europee.

Dunque ecco il futuro: avremo deflazione (prezzi calanti) per auto e iPod, di cui possiamo fare a meno, ma inflazione dei beni necessari ogni giorno, cibo, carburante, riscaldamento.
Naturalmente Visco dovrebbe accelerare almeno i rimborsi IVA.
Pensate lo farà?
Nemmeno per sogno.
Lui e l’altro complice Padoa Schioppa hanno appena ricevuto le lodi di Almunia, l’eurocretino: bravi, avete ridotto il debito pubblico all’1,3% del PIL.

Trichet, il governatore della Banca Centrale Europea, ha aggiunto: state solo attenti all’inflazione e ai prezzi.
Trichet si preoccupa dell’inflazione, mentre ci sono segni di delazione (in certi prezzi).
Anche la Federal Reserve di Chicago, nel 1929, si preoccupava dell’inflazione, mentre la deflazione era in pieno corso (2).
La FED rialzò i tassi d’interesse per due volte nel 1931.
Trichet sta facendo lo stesso.
Incompetenti, contabili e non economisti.

Ad Almunia non importa un fico che il «risanamento» sia stato ottenuto non con la riduzione della spesa pubblica corrente (anzi, aumentata quasi del 4%), né con la riduzione degli interessi sul debito (aumentati del 12,2%), bensì esclusivamente con l’ipertassazione: più 13% dalle imposte dirette (chi di voi ha guadagnato il 13% in più, l’anno scorso?), aggravio delle imposte indirette (più 4%), dei contributi sociali (più 5,8%, con pari aumento del costo del lavoro) e addirittura un aggravio del 40,6% delle imposte in conto capitale (praticamente raddoppiate: e sono imposte che intaccano non il reddito dei contribuenti ma il loro patrimonio o capitale, quindi la capacità di azione imprenditoriale).
Ad Almunia non interessa il trucco del mancato pagamento dell’IVA, vera truffa di Stato a danno dei cittadini.
E nemmeno l’altro trucco nei conti di Padoa Schioppa: le minori uscite sono dovute in grande parte al blocco degli «investimenti pubblici».
Lo Stato smette di spendere in infrastrutture pubbliche che servono all’economia, ma non smette di spendere per i suoi stipendi, auto blu ed aerei.

Anzi la spesa corrente sta per aumentare di nuovo perché pende il contratto del pubblico impiego: gli statali vogliono i loro 4-5 miliardi di euro di aumento complessivo, più il recupero dell’inflazione.
Lo vogliono da noi contribuenti che non abbiamo aumenti, e men che meno il recupero dell’inflazione.
Il «risanamento» lodato di Padoa Schioppa è dunque insostenibile nel tempo.
Quando gli statali avranno i loro aumenti, già non ci sarà più.
E i contribuenti dovranno pagare forse un 10 miliardi aggiuntivi.
Ce la faremo?

Alla fine, calerà anche l’introito tributario, per forza: i falliti non pagano tante tasse, e nemmeno i disoccupati.
E nemmeno i proprietari di case invendute pagano più le super-imposte sugli immobili, imposte in conto capitale, quelle che sono raddoppiate.
Come dice Tremonti: «E’ l’economia che determina i conti pubblici, non il contrario».
Visco e Padoa Schioppa credono giusto l’opposto, che i conti pubblici siano una variabile indipendente dall’economia, e che si possa «risanare» il debito pubblico a forza di tasse spoliatrici mentre i produttori smettono di produrre per la depressione mondiale.
Vedremo chi ha ragione.

Maurizio Blondet

Note
1) Tom Stevenson, «Hard and fast consequences of meltdown», Telegraph, 13 gennaio 2008.
2) Lo ricorda Anna Schwartz sul Telegraph. Si tratta della coautrice con Milton Friedman di «A monetary History of the United States», una delle bibbie del monetarismo estremo. La tesi: la crisi del ‘29 non fu colpa della speculazione, ma della burocrazia che esitò a iniettare liquidità. L’intervento pubblico in economia non serve. Il mercato si raddrizza da sé. Per la Schwarz, oggi la liquidità abbondantemente iniettata dalle Banche Centrali non serve a nulla, perché non è una crisi di liquidità ma di insolvenza (il timore adesso sono i fallimenti a catena). Trichet, nella prima conferenza-stampa dell’anno il 10 gennaio, ha dichiarato che la Banca Centrale Europea «non ha il compito di risolvere i problemi d’insolvenza», ammettendo così che la BCE non è - e non agirà da - prestatore di ultima istanza come sembra suggerire la Schwarz. Lui ha intimato più volte agli Stati membri di continuare i tagli di bilancio e la riduzione del deficit (come il bravo Padoa Schioppa), mentre in depressione si deve accrescere il deficit pubblico per sostenere il lavoro con opere pubbliche. Ed ha minacciato «passi preventivi» contro questa tentazione, ossia un aumento dei tassi d’interesse, già assurdamente alti. Perché, ha ripetuto, ci sono rischi d’inflazione, «state attenti».
E’ vero che ci sono. Ma l’inflazione dipende da petrolio e grani, due merci il cui rincaro l’Europa non ha alcuna possibilità di contenere. C’è poco da stare attenti, da quel lato. Dunque, la sola voce su cui si può intervenire è la riduzione dei salari. Nessun aumento salariale, ha intimato Trichet: la ricetta che aggravò la crisi del ‘29 in depressione decennale (Fonte: LarouchePac, 10 gennaio 2008). Nel 1931, la flotta atlantica britannica subì una decurtazione delle paghe del 10%, e si ammutinò. Conseguenza: la sterlina dovette uscire dal Gold standard, e si svalutò. Fu una relativa fortuna: la depressione inglese fu meno dura di quella americana, dove fallirono 4 mila banche (un quinto). E’ la strada che sta perseguendo Trichet?


Fonte EFFEDIEFFE




Blondet e' proprio un campione....di non so che che cosa pero'.

Gia' quando parla di politica internazionale e' il miglior scrittore di fantascienza che conosca..... adesso che parla di statali in toto, diventa lesivo della dignita'di lavoratori, alcuni dei quali non arrivano neanche a 1000 euro al mese........

Complimenti!


[Modificato da orione65 14/01/2008 09:50]
21/01/2008 10:32
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www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_12400...

PAURA RECESSIONE USA, TONFO DELLE BORSE ASIATICHE
MILANO - Paura della recessione americana e timori di un riacutizzarsi della crisi dei mutui subprime si stringono a tenaglia sulle Borse mondiali. Dopo la chiusura disastrosa dei listini asiatici tocca ora alle Borse europee essere bersagliate da un'ondata violenta di vendite. Gli indici paneuropei Dj Stoxx 50 e Dj Stoxx 600 perdono entrambi l'1,86%. A poco più di mezz'ora dall'avvio tutte le piazze del Vecchio Continente perdono tra i due e i tre punti percentuali: Londra perde il 2,7%, Parigi il 2,9%, Francoforte il 2,6%. Solo segni rossi anche per gli indici Dj Stoxx dei comparti industriali: le auto perdono il 2,22%, le banche il 2,91%, le materie prime il 4,93%, gli assicurativi il 3,31%, i tecnologici il 2,40%. I listini sono contagiati da fenomeni da panic selling che non risparmiano nessuno: da Renault (-3,58%) a Societe Generale (-4,87% dopo il tonfo di oltre otto punti percentuali di venerdì), da Bhp Billiton (-6,75%) a Rio Tinto (-6,68%). Tra i bancari, mentre in Asia si è riacceso l'allarme subprime sulla bank of China, scivolano pesantemente anche Commerzbank (-4,93%), Credit Suisse (-4,16%), Ubs (-4,12%). Bufera anche sugli assicurativi con Swiss Re (-5,24%), Ing (-4,35%), Allianz (-3,97%) e Axa (-3,74%) in pesante calo. Di seguito l'andamento degli indici dei titoli guida delle principali Borse europee: Londra -2,72% Parigi -2,91% Francoforte -2,66% Milano -1,89% Madrid -2,78% Amsterdam -2,72% Stoccolma -2,22% Zurigo -2,24%
______________________________________________________________
Ci sono 10 tipi di persone al mondo
- quelle che conoscono i numeri binari
- e quelle che non li conoscono
21/01/2008 13:05
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Forse ci siamo, è l'ora X della crisi:

BORSE EUROPEE SPROFONDANO, TONFO PARIGI E FRANCOFORTE

MILANO - Assume dimensioni sempre più drammatiche la seduta borsistica in Europa con Parigi (-4,8%) e Francoforte (-5,3%) a guidare i cali. Londra cede più del tre per cento (-3,5%). Gli indici Dj Stoxx 50 e 600, che sintetizzano l'andamento delle principali Borse del Vecchio Continente, scivolano entrambi del 3,3%. Ad affossare i listini sono la paura che la cura da 150 miliardi di dollari messa a punto dall'amministrazione americana sia insufficiente per evitare la recessione Usa con effetti destinati a propagarsi sull'economia mondiale. Ma anche il riacutizzarsi dei timori legati ai mutui subprime e le difficoltà delle società assicuratrici di bond Usa, Mbia e Ambac (il cui rating è stato tagliato venerdì da Fitch ad 'AA'). Il comparto assicurativo perde il 5,6% con Swiss Re (-10,4%), Allianz (-9,3%), Ing Group (-8,1%) e Axa (-5,3%). Tra i bancari (-4,5% lo Stoxx di settore), Bnp Paribas affonda del 7,3%, Societé Generale del 7,2%, Dexia del 6,7%, Commerzbank del 6,3%, Deutsche Bank del 6,2%, Santander del 6%. Nella seduta disastrosa dei listini europei Milano (-2,6%) è la piazza che contiene di più le perdite.

PANIC SELLING
Veri e propri fenomeni da 'panic selling' (vendite da panico) si stanno scatenando sui listini europei, tutti in pesante ribasso e con perdite comprese tra i due e i tre punti percentuali. La paura di una recessione Usa e i timori legati ai mutui subprime e a nuove difficoltà nel comparto finanziario a causa delle perdite che stanno emergendo da parte delle società assicuratrici di bond (come Mbia e Amac) stanno affossando i listini.

ALLE STELLE RISCHIO DEFAULT SOCIETARIO
Sono saliti oggi ad un nuovo record i cosiddetti 'credit-default swaps', cioé gli strumenti derivati che proteggono da un' eventuale situazione di dissesto le società europee, in un contesto caratterizzato dal crollo delle Borse di tutto il mondo e dal declassamento delle società specializzate nell' assicurare le emissioni obbligazionarie. Il rialzo dei 'credit-default swaps' è stato di 7,25 punti base, a 79,5 punti, secondo quanto riferito da Bloomberg, che cita le indicazioni fornite da JPMorgan Chase sull' andamento di quest' indicatore che fa riferimento a 125 società in possesso di 'investment grade', cioé dei requisiti di rating fissati dalle maggiori agenzie di valutazione. L' andamento al rialzo dell' indice è da mettere fra l' altro in relazione con la decisione presa nei giorni scorsi da Fitch di togliere la valutazione di tripla A ad Ambac Financial, uno dei maggiori 'bond insurer' statunitensi. La banca tedesca WestLB ha reso noto sempre oggi perdite per circa un miliardo di euro imputabili alla sua esposizione sul versante del subprime. In questo caso il rischio-default è salito di 30 punti base, a 160,0.


ASIA IN PROFONDO ROSSO, CROLLANO SHANGHAI E HONG KONG
Chiusure in profondo rosso per le principali Borse asiatiche affossate dai timori di una recessione Usa e dalla paura di un riacutizzarsi della crisi dei mutui subprime. Hong Kong ha perso il 5,5%, Shanghai il 5,1%, Tokyo il 3,8% e Seul il 2,9%. Di seguito le chiusure degli indici delle principali Borse dell'area dell'Asia-Pacifico:
- Tokyo -3,86%
- Hong Kong -5,49%
- Shanghai -5,14%
- Shenzhen -4,62%
- Taiwan -0,91%
- Seul -2,95%
- Sydney -2,90%
- Mumbai -7,13%
- Singapore -6,03%
- Kuala Lumpur -2,15%
- Bangkok -2,94%
- Giakarta -4,80%

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se continua cosi' per un mese... non so cosa accadra'... (so xo' che non sara' nulla di bello)...


a volte penso.. che tutto questo sia "gestito e voluto da qualcuno"
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(ANSA) - ROMA, 21 GEN - La crisi finanziaria in atto e' la piu' grave dalla II guerra mondiale. A sostenerlo e' George Soros in un'intervista. Soros afferma che gli Usa sono minacciati dalla recessione e che anche l'Europa rischia di finire in una fase di contrazione del ciclo economico. Soros ha aggiunto di non attendersi risultati significativi dal piano di stimolo da 150 miliardi di dollari annunciato dall'amministrazione Bush.

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scusate ma xke' in TV ste cose non le fanno vedere? ma nemmeno su Euronews ecc ecc... (e' anche vero che non guardo mai la TV :P)
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